San Gimignano è un magnifico borgo medievale che si trova in provincia di Siena, la cui caratteristica è rappresentata dalle torri erette dalle famiglie più illustri durante il basso medioevo. Delle 72 iniziali oggi ne rimangono 14, ma la cittadina viene ancora conosciuta da tutti come “la città dalle belle torri” tanto che nel 1990 l’UNESCO l’ha inserita nella lista dei Patrimoni dell’Umanità.
Le Torri di San Gimignano furono commissionate dalle più ricche famiglie della città delle quali rappresentavano la potenza e la grandezza. Tra il Duecento e il Trecento, infatti, si scatenò in città una vera e propria corsa all’edificazioni delle torri, che rivaleggiavano tra loro per altezza e ricchezza. Ancora oggi le torri del borgo sono il simbolo dell’architettura toscana e il borgo medievale che le preserva continua ad essere una delle più ambite mete turistiche della nostra penisola.
Le torri di Piazza Duomo: Torre Grossa e Torre Rognosa
Torre Rognosa, chiamata anche “Torre dell’orologio” del 1200 si colloca sulla piazza del Duomo, ha una base quadrata e la sua proprietà fu prima della famiglia Gregori e poi di quella degli Oti.
Nel 1255 venne emanato un regolamento che impediva alle famiglie di innalzare torri che superassero in altezza quella più alta dell’epoca, la Torre Rognosa alta 52 metri, ma non sempre questa regola venne rispettata, infatti, la più alta delle torri di San Gimignano è Torre Grossa con i suoi 54 metri.
La sua costruzione terminò nel 1311 ed ancora oggi si tratta di una delle torri meglio conservate, tanto che è possibile salire sopra e ammirare la piazza del Duomo sulla quale è posta. Dalla sommità dell’edificio è possibile apprezzare uno dei più bei panorami del luogo con la vista sulle colline circostanti e sul borgo.
Le Torri guelfe e ghibelline: le Torri degli Ardinghelli e le Torri dei Salvucci
Quella degli Ardinghelli era la famiglia ghibellina più potente di San Gimignano, le Torri degli Ardinghelli che prendono da loro il nome si trovano in piazza della Cisterna e furono innalzate nel XIII secolo. All’origine erano poco più basse della Torre Rognosa, ma i continui contrasti con la rivale famiglia di stampo guelfo dei Salvucci ha determinato nel tempo una riduzione della loro altezza, esse vennero scapitozzate e oggi risultano alte appena la metà di come dovevano essere all’origine.
Il gioco di potere tra le due famiglie si svolse sul piano dell’ostentazione di potenza, poiché anche le torri gemelle dei Salvucci sfioravano i 52 metri di altezza. Hanno base quadrata e al piano terra si trovano stretti portoni, caratterizzati da architravi. Anch’esse per volontà delle autorità del borgo furono dimezzate analogamente a quanto accadde per quelle della famiglia rivale.
La Torre del Diavolo: la torre di Assassin’s Creed
Una delle torri più famose del borgo è la Torre del Diavolo. Fa parte del Palazzo dei Cortesi e si trova sul lato nord della piazza della Cisterna. La leggenda racconta che il proprietario, dopo essere rientrato da un lungo viaggio, trovò la torre più alta di quanto non fosse prima che lui partisse e da quel momento venne considerata come un’opera del Diavolo, assumendo questo nome caratteristico.
La stessa architettura che si distingue dagli edifici attigui per l’utilizzo di bianca pietra calcarea le conferisce un aspetto sinistro. Al piano superiore persistono una serie di buche pontaie con mensole che fanno supporre l’esistenza di un antico balcone in legno, altre piccole aperture rappresentano feritoie e finestrelle che illuminavano l’interno in modo tipico per l’epoca medievale.
Sull’ultimo piano sono presenti mensole sporgenti che evidenziano come un tempo doveva esistere una piattaforma attorno a un belvedere in laterizio ancora esistente, le mensole conferiscono l’aspetto originale a questa torre e la sensazione che qualcosa di esoterico aleggi intorno ad essa. Proprio questo l’ha resa una delle più celebri e quella scelta dal videogioco Assassin’s Creed per una delle scenografie di maggiore effetto.
La torre poi è dotata di un portale a doppia altezza probabilmente perché ai suoi piedi si trovava il Vicolo dell’oro, dove si aprivano le botteghe dei battiloro, coloro i quali battevano le monete d’oro sino a ridurli in foglia d’oro che veniva utilizzata come base delle tavole dipinte.
Torre Becci e Torre Chigi
A dominare piazza della Cisterna e via San Giovanni c’è la duecentesca Torre Becci con la sua base quadrata e le bozze di forma regolare a ridosso dell’Arco Becci.
Sulla stessa piazza insiste anche Torre Chigi, voluta dalla famiglia Useppi nel 1280 è certamente una delle più belle grazie anche al magnifico portone d’accesso che si colloca sul primo piano. Pare che a causa delle lotte tra le famiglie della città, l’entrata sia stata posta al primo piano per tenere fuori gli indesiderati e vi si accedeva solamente attraverso una scala che veniva ritirata durante le ore notturne.
Mentre i primi tre piano sono ricoperti da pietre a vista, la parte superiore era ricoperta da laterizi e in essa si aprono due monofore; si suppone che i piani fossero dotati di ballatoi lignei che un tempo dovevano costituire una base di aumento della superficie disponibile.
Le altre torri di San Gimignano: Torre Cugnanesi, Torre di Palazzo Pellari
Proseguendo su via San Giovanni, nei pressi dell’Arco dei Becci, si trova poi la Torre dei Cugnanesi che sorge nei pressi dell’omonimo palazzo. Fu costruita durante il XIII secolo e insieme al palazzo era parte del sistema di difesa della città ed è una delle più alte del borgo.
In piazza Pecori, invece, si trova la Torre di Palazzo Pellari, questa ha forma di parallelepipedo e una copertura piramidale, non è dotata di aperture sulla piazza ed è coperta dal filaretto a vista.
Un esempio della nuova architettura che si sviluppò a San Gimignano tra il XII e il XIII secolo è quello della Torre Campatelli che appartenne alla famiglia Coppi, questa viene comunemente chiamata “casatorre” poiché aveva una funzione abitativa come evidenziano le finestre a sesto acuto che illuminavano gli interni ed erano poco consone ad assolvere a una funzione difensiva.
La torre è costituita da un unico corpo di fabbrica e fu realizzata in pietra e mattoni, la parte bassa assolveva a una funzione commerciale, i livelli superiori erano adibiti ad abitazione, mentre la parte sommitale manteneva la tradizionale funzione di osservazione e difesa.
A seguito di un restauro la famiglia fece scolpire sulla facciata l’immagine di una coppa che rappresentava l’emblema del casato.