Tumore della cervice uterina: pembrolizumab associato a chemioterapia riduce il rischio di morte del 33%

Il tumore della cervice ha origine dalle cellule che rivestono la cervice, la parte inferiore dell’utero
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Supera i due anni la sopravvivenza globale delle pazienti con tumore della cervice persistente, ricorrente o metastatico trattate con l’immunoterapia con pembrolizumab in combinazione con la chemioterapia (con o senza bevacizumab) e il rischio di morte è ridotto di un terzo. Lo dimostrano i dati dello studio registrativo di Fase 3 KEYNOTE-826 che ha valutato l’efficacia di pembrolizumab, terapia anti-PD-1 di MSD, in combinazione con chemioterapia con o senza bevacizumab, per il trattamento di prima linea del tumore della cervice persistente, ricorrente o metastatico. I dati, presentati al Congresso 2021 della Società Europea di Oncologia Medica (European Society for Medical Oncology, ESMO) (Abstract #LBA2), sono stati pubblicati contemporaneamente sul New England Journal of Medicine. È il primo regime combinato con una terapia anti-PD-1/PD-L1 che migliora la sopravvivenza globale (OS), la sopravvivenza libera da progressione (PFS) e il tasso di risposta obiettiva (ORR) rispetto a chemioterapia con o senza bevacizumab, nel trattamento di prima linea del tumore della cervice persistente, ricorrente o metastatico.

Pembrolizumab associato a chemioterapia (paclitaxel più cisplatino o carboplatino) con o senza bevacizumab (pembrolizumab più chemoterapia ± bev) ha ridotto il rischio di morte del 33% (HR=0,67 [95% CI, 0,54-0,84]; p<0,001), rispetto alla chemioterapia con o senza bevacizumab (chemio ± bev). La sopravvivenza globale mediana per pembrolizumab più chemio ± bev era pari a 24,4 mesi rispetto a 16,5 mesi per chemio ± bev. Per il duplice endpoint primario di sopravvivenza libera da progressione, la PFS mediana era di 10,4 mesi (95% CI, 9,1-12,1) nelle pazienti trattate con pembrolizumab più chemio ± bev e 8,2 mesi (95% CI, 6,4-8,4) in quelle trattate con chemio ± bev (HR=0,65 [95% CI, 0,53-0,79]; p<0,001). Nello studio, pembrolizumab più chemio ± bev ha mostrato un tasso di risposta obiettiva del 65,9% (95% CI, 60,3-71,2) mentre la sola chemioterapia ± bev ha mostrato un tasso di risposta obiettiva del 50,8% (95% CI, 45,1-56,5). La durata media della risposta (DOR) era 18 mesi (intervallo da 1,3 a 24,2) nel braccio con pembrolizumab più chemio ± bev e 10,4 mesi (intervallo da 1,5 a 22) nel braccio chemio ± bev.

Il beneficio è stato osservato indipendentemente dalla aggiunta di bevacizumab al regime chemioterapico.

In Italia il carcinoma della cervice uterina rappresenta il quinto tumore per frequenza nelle donne sotto i 50 anni (4% dei casi) e, nel 2020, sono state stimate 2.400 nuove diagnosi. “Il tumore della cervice continua ad essere la seconda principale causa di morte per cancro nelle giovani donne tra i 15 e i 44 anni e storicamente presenta prognosi sfavorevole se diagnosticato in fase avanzata” – afferma Nicoletta Colombo, Professore associato Università Milano-Bicocca e Direttore del Programma di Ginecologia Oncologica dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano. “Questi importanti risultati di sopravvivenza supportano pembrolizumab in combinazione con chemioterapia con o senza bevacizumab come potenziale nuova opzione di trattamento di prima linea delle pazienti con tumore della cervice persistente, ricorrente o metastatico.

Gli eventi avversi di grado ≥3 derivati dal trattamento (TRAEs) si sono verificati nel 68,4% delle pazienti nel braccio con pembrolizumab associato a chemio ± bev e nel 64,1% delle pazienti nel braccio con chemio ± bev. Nelle pazienti nel braccio con pembrolizumab più chemio ± bev la durata del trattamento era maggiore rispetto a quella nel braccio con chemio ± bev. Nel braccio con pembrolizumab più chemio ± bev, gli eventi avversi dovuti al trattamento hanno portato all’interruzione della terapia nel 31,3% delle pazienti e di tutti i trattamenti nel 3,3% delle pazienti. Nel braccio chemio ± bev, gli eventi avversi dovuti al trattamento hanno causato l’interruzione della terapia nel 22,3% delle pazienti e di tutti i trattamenti nell’1,9% delle pazienti.

Pembrolizumab in combinazione con chemioterapia con o senza bevacizumab è il primo regime basato sull’azione anti-PD-1/PD-L1 a dimostrare un miglioramento statisticamente significativo della sopravvivenza globale nel trattamento di prima linea delle pazienti con tumore della cervice persistente, ricorrente o metastatico,” dichiara Roy Baynes, Senior Vice President and head of global clinical development, Chief Medical Officer, Merck Research Laboratories. “Questi risultati evidenziano il ruolo fondamentale di pembrolizumab nel miglioramento dell’outcome delle donne con tumore della cervice persistente, ricorrente o metastatico. Continuiamo a dare priorità alla ricerca di terapie che possano prolungare la vita dei pazienti che devono affrontare tumori mortali, come quello della cervice, attraverso approcci combinati innovativi.

MSD si dedica al progresso della ricerca nei tumori femminili. L’azienda sta rapidamente portando avanti un ampio programma di sviluppo clinico di pembrolizumab e di numerosi altri farmaci approvati o in corso di sperimentazione nel settore dei tumori ginecologici, compreso lo studio di pembrolizumab per il trattamento del tumore della cervice localmente avanzato.

Lo studio KEYNOTE-826

KEYNOTE-826 è uno studio randomizzato di Fase 3 in doppio cieco (ClinicalTrials.gov, NCT03635567) per la valutazione di pembrolizumab in combinazione con chemioterapia a base di platino (paclitaxel più cisplatino o carboplatino) con o senza bevacizumab, confrontato con placebo in combinazione con gli stessi regimi di chemioterapia a base di platino con o senza bevacizumab, per il trattamento di prima linea di pazienti adulte con tumore della cervice persistente, ricorrente o metastatico, non trattate in precedenza con chemioterapia, tranne quando usata contemporaneamente come agente radiosensibilizzante. Gli endpoint primari sono la sopravvivenza globale (OS) e la sopravvivenza libera da progressione (PFS). Gli endpoint secondari comprendono il tasso di risposta obiettiva (ORR), la durata della risposta (DOR) e la sicurezza.

Lo studio ha arruolato 617 pazienti. Le caratteristiche della popolazione dello studio erano: età media 51 anni di cui il 16% con 65 anni o più; 58% bianche e 42% di altre etnie; 56% e 43% con ECOG performance status di 0 o 1, rispettivamente; 89% con positività a PD-L1 (CPS ≥1); 63% trattate con bevacizumab come terapia dello studio; 23% con adenocarcinoma e 5% con istologia adenosquamosa; tra le pazienti con malattia persistente o ricorrente con o senza metastasi a distanza, il 39% aveva ricevuto solo chemio-radioterapia in precedenza e il 17% era stato trattato precedentemente con chemio-radioterapia e chirurgia.

Le pazienti nel braccio con pembrolizumab hanno ricevuto pembrolizumab al dosaggio di 200 mg per via endovenosa ogni tre settimane (Q3W) fino a 35 cicli più paclitaxel e cisplatino o paclitaxel e carboplatino, a scelta dell’investigatore, ogni tre settimane (Q3W) fino a 6 cicli con o senza bevacizumab Q3W. Le pazienti nel braccio con placebo sono state trattate con placebo più paclitaxel e cisplatino o paclitaxel e carboplatino, a scelta dell’investigatore, ogni tre settimane (Q3W) fino a 6 cicli con o senza bevacizumab Q3W.

Gli eventi avversi immunomediati e le reazioni all’infusione di ogni grado si sono verificati nel 33,9% delle pazienti nel braccio con pembrolizumab più chemio ± bev e nel 15,2% delle pazienti nel braccio con chemio ± bev. I decessi correlati al trattamento sono avvenuti in due pazienti nel braccio con pembrolizumab più chemio ± bev (encefalite autoimmune e perforazione intestinale), e in quattro pazienti nel braccio con chemio ± bev (embolia, fistola del tratto genitale femminile, perforazione dell’intestino crasso e sepsi polmonare).

Il tumore della cervice uterina

Il tumore della cervice ha origine dalle cellule che rivestono la cervice, la parte inferiore dell’utero. Anche se gli screening e la prevenzione hanno contribuito a ridurre i tassi di questo tumore, la malattia continua a colpire numerose persone in tutto il mondo. Il tumore della cervice è la quarta neoplasia femminile diagnosticata più comunemente e la quarta causa principale di morte per cancro tra le donne.

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