Alcuni Paesi hanno già iniziato a somministrare (o hanno in programma di farlo) la terza dose dei vaccini anti-Covid, visto che l’esperienza di Paesi come Regno Unito e Israele ci sta dimostrando un calo dell’efficacia già dopo 5 mesi. Ma la terza dose servirà a migliorare la protezione dei vaccini?
Secondo la Dott.ssa Rochelle Walensky, direttrice del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) statunitense, non ci sono ancora dati per dare una risposta a questa domanda, ma solo “speranza”. Alla domanda di Savannah Guthrie su Today circa la necessità di una terza dose, Walensky ha parlato delle evidenze del calo nell’efficacia dei vaccini contro le infezioni negli USA, spiegando che l’efficacia resiste ancora relativamente bene tra i casi gravi e i ricoveri “ma abbiamo visto che in realtà abbiamo bisogno di maggiore protezione contro la variante Delta”.
Alla domanda se una terza dose di vaccino sarà in grado di impedire la trasmissione del virus, Walensky ha risposto: “in realtà abbiamo speranza, non abbiamo ancora dati. Sappiamo che i maggiori livelli di protezione, sicuramente nella variante Alfa (identificata per la prima volta nel Regno Unito), hanno comportato una trasmissione minore. Speriamo che la terza dose non solo ci proteggerà, ma darà un livello di protezione più alto, non solo contro la variante Delta ma anche contro un’ampia gamma di varianti. Potrebbe anche ridurre il livello del virus e renderlo meno trasmissibile, nel caso di infezioni breakthrough”, ossia le infezioni che si verificano anche nelle persone vaccinate.
Quindi, non ci sono ancora dati che dimostrino che una terza dose dei vaccini aumenterà la protezione contro l’infezione ma Walensky e colleghi hanno la “speranza” che una terza dose ridurrà la trasmissione e quindi le infezioni.
Alla domanda se anche l’efficacia di una terza dose svanirà, come successo per le prime due, visto che si tratta dello stesso vaccino, e se sono quindi previsti richiami regolari, Walenski ha risposto: “non lo sappiamo ora. Ci sono numerosi vaccini in cui abbiamo due primi di una serie e poi un richiamo successivo e non abbiamo bisogno di un richiamo dopo. Il vaccino contro l’epatite B sarebbe un esempio. Ovviamente dobbiamo continuare a seguire la scienza. Dobbiamo vedere cosa succede con ulteriori varianti. Ora stiamo facendo un passo alla volta. Sappiamo che abbiamo bisogno di un richiamo ora e continueremo a seguire la scienza, ma non credo sia un dato di fatto che lo faremo continuamente”.