Stamattina l’Etna si è resa protagonista con la 52ª eruzione degli ultimi mesi: si è trattato di uno dei parossismi più intensi per rilascio di energia, con un’enorme fontana di lava – accompagnata da violenti boati – dal cratere di Sud/Est, sempre più in alto come nuova vetta del vulcano per altitudine proprio grazie al materiale eruttato in questi ultimi parossismi. Un’altissima nube eruttiva, carica di cenere, pietre vulcaniche e lapilli, si è indirizzata verso la parte meridionale dello Stretto di Messina e ha raggiunto la Calabria meridionale spinta dai venti sud/occidentali (vedi immagini satellitari in coda all’articolo). Tra le principali località sottovento ci sono Taormina e Letojanni (vedi foto nella gallery scorrevole a corredo dell’articolo). I tanti turisti presenti a Taormina sono stati colti alla sprovvista e per proteggersi dalla cenere vulcanica – che è molto pericolosa per gli occhi – hanno dovuto acquistare ed aprire gli ombrelli come se stesse piovendo.
La Coldiretti evidenzia la gravità della situazione: “bisogna avviare un nuovo sistema di interventi che salvaguardi anche gli imprenditori agricoli con norme celeri e ad hoc. Si tratta di una emergenza continua, una vera e propria calamità quotidiana. Per pulire le strutture e le coltivazioni – conclude la Coldiretti – serve tempo, acqua e quindi l’impiego massiccio di manodopera con costi insostenibili“.
Se, infatti, la pioggia nera può essere un episodio suggestivo che i turisti potranno raccontare una volta tornati a casa, al contrario si tratta di una vera e propria calamità per gli abitanti etnei con pesanti conseguenze e disagi non solo per la pulizia, ma anche per la viabilità e la salute.