Sono passati 24 giorni da quando il vulcano di La Palma ha iniziamo ad emettere lava, e il continuo flusso continua a complicare la situazione sull’isola delle Canarie.
La riattivazione di una delle colate laviche del vulcano Cumbre Vieja ha portato il flusso di magma ad avvicinarsi a soli 300 metri dal mare, quindi, se dovesse raggiungere l’oceano, potrebbe creare un nuovo delta lavico.
Un’altra delle colate laviche del vulcano ha raggiunto la costa in 9 giorni e ha formato un delta che secondo gli ultimi calcoli ha già una superficie di oltre 34 ettari, secondo El País.
La portavoce scientifica del Piano di Emergenza Vulcanica delle Isole Canarie (Pevolca), l’organismo che monitora l’eruzione del vulcano, María José Blanco, ha affermato ieri che secondo le stime ottenute via satellite, fino a ieri il vulcano aveva già emesso un volume di lava di circa 75 milioni di metri cubi.
Il terreno guadagnato in mare dalla lava ha dimensioni simili alla Città del Vaticano, e la superficie creata dalla colata sarà visibile sulle nuove mappe, ma al momento è più urgente modificare le carte nautiche per evitare incidenti marittimi.
La lava che è defluita nell’oceano ha modificato la costa dell’isola di La Palma creando un delta lavico di circa 40 ettari, un territorio che si adatterebbe alla piramide egizia di Cheope o allo stadio brasiliano di Maracanà.
La colata ha anche inghiottito ogni costruzione e infrastruttura realizzata lungo gli oltre 430 ettari in cui scorre: in quest’area devastata la Città Proibita di Pechino potrebbe essere costruita quattro volte e Central Park a New York City potrebbe starci comodamente.
“La cartografia de La Palma, ricoperta di lava, dovrà essere aggiornata, ovviamente dove il paesaggio è cambiato, dove le costruzioni, le vie di comunicazione e le infrastrutture sono scomparse,” ha spiegato Marcos Pavo López, capo dell’area del Centro Registro di Cartografia dell’Istituto Geografico Nazionale (IGN). “Quell’area“, ha proseguito “dovrà essere rappresentata su una mappa dell’uso del suolo come un’area vulcanica“.
Quello che oggi è un territorio devastato dalla lava, in futuro potrebbe essere qualcosa di molto diverso. Il Parco Nazionale di Timanfaya, a Lanzarote, è, ad esempio, il risultato di varie eruzioni vulcaniche, una delle quali, nel 1730, è durata sei anni.
I piani avranno bisogno di ulteriori modifiche perché la superficie guadagnata dalla lava in mare è abbastanza grande da essere percepibile su mappe con una certa definizione. Secondo Pavo López, “la dimensione della nuova area che è stata creata in questo momento sarebbe abbastanza impercettibile su piccola scala, ma su una scala di 1: 25.000 (un centimetro sulla mappa rappresenta 25.000 centimetri) o in 1: 50.000, che sono le scale fino a cui funziona IGN, si noterebbe“.