A quanto pare il nodo più difficile da sciogliere per i leader del G20 riuniti a Roma da Mario Draghi resta ancora irrisolto. Le trattative sulla lotta al riscaldamento globale sono tutte in salita, tanto che in base alle prime bozze circolate dal documento finale sarebbe stata addirittura cancellata la scadenza del 2050 per un mondo a emissioni zero.
Il capitolo più corposo del G20 di Roma, dunque, è ancora al centro di un lunghissimo negoziato. Le bozze circolate nella prima giornata di vertice, pur confermando l’intenzione di limitare il global warming a 1,5 gradi, glissavano sugli step necessari per arrivarci, senza segnalare impegni stringenti. Via anche gli obiettivi comuni, racchiusi in un più generico “azioni significative ed efficaci” dei Paesi. E la scadenza del 2050 è stata sostituita da un più vago “entro la metà del secolo” che, naturalmente, farebbe assestare Cina e India, tra i maggiori inquinatori del mondo, sulla data del 2060. Del resto Xi nel suo intervento non ha arretrato di un centimetro e ha esortato oggi i Paesi sviluppati a osare l’esempio in materia di riduzione delle emissioni. Secondo quanto affermato da Xi nel corso del suo intervento in collegamento video, i Paesi sviluppati dovrebbero far fronte pienamente alle speciali difficoltà dei Paesi in via di sviluppo, rispettare i propri impegni di finanziamento per il clima e fornire a queste ultime tecnologie, sviluppo delle capacità e altri mezzi di supporto. “Questo è di importanza per il successo della prossima Cop26“, ha affermato il leader, facendo riferimento alla 26esima sessione della Conferenza delle Parti (Cop26) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si aprirà proprio domani a Glasgow, in Scozia.
Xi ha detto che il G20 deve supportare il principio delle responsabilità comuni ma differenziarsi, sollecitare la piena attuazione dell’accordo di Parigi sul cambiamento climatico e supportare il successo della Cop26 e della Cop15 della Convenzione sulla diversità biologica. Negli ultimi dieci anni la Cina ha gradualmente eliminato 120 milioni di kilowatt di capacità installati per quanto concerne la produzione di energia a carbone mentre, ha affermato Xi, vi è stato il lancio, in maniera disciplinata, della costruzione del primo gruppo di centrali eoliche e fotovoltaiche per una capacità totale installata di circa 100 milioni di kilowatt. Xi ha ribadito che la Cina si impegnerà a raggiungere il picco delle emissioni di Co2 prima del 2030 e la neutralità carbonica prima del 2060. “Terremo fede alla nostra parola attraverso le azioni e lavoreremo con tutti i paesi per un percorso di sviluppo verde, a basse emissioni di carbonio e sostenibile”, ha aggiunto il presidente cinese.
Per quanto riguarda invece gli Usa, ciò che sperano di ottenere sul clima è un “impegno del G20 a non finanziare più il carbone all’estero“. “Vorremmo vedere un linguaggio positivo sulla decarbonizzazione del settore energetico“, spiega una fonte della Casa Bianca. Gli Usa vorrebbero vedere anche “più Paesi firmare l’impegno globale sul metano“. Secondo la fonte, alcuni elementi sul clima nel comunicato finale “sono ancora oggetto di negoziati”. “Domani si tratta di contribuire a dare lo slancio” prima della Cop26 a Glasgow.