Il vulcano sorto nel complesso del Cumbre Vieja, nel sud dell’isola di La Palma alle Canarie, sta eruttando ormai da un mese.
Con oltre 80 milioni di metri cubi di lava, dallo scorso 19 settembre ha distrutto circa 2mila edifici (1.956 per l’esattezza), e coperto 763 ettari di terreno (dati Copernicus), ma fortunatamente non ha causato vittime.
Il vulcano è entrato in un periodo di “stabilità e lentezza“, secondo il portavoce del Comitato tecnico del Piano di emergenza vulcanica delle Isole Canarie, Miguel Ángel Morcuende
Il flusso di lava che fino ad ora era il più attivo, e che dista circa 160 metri dal mare, ha rallentato la sua avanzata, viaggiando a soli 2 metri all’ora.
Il presidente del Cabildo de La Palma, Mariano Zapata, ha spiegato che la colata lavica sta attraversando il quartiere di La Laguna e potrebbe raggiungere il mare oggi.
Il direttore generale della Guardia Civil, María Gámez, si recherà oggi a La Palma per valutare la situazione. Il ministro degli Interni, Fernando Grande-Marlaska, ha annunciato che lunedì saranno trasferiti al governo delle Canarie 10,5 milioni di euro per cofinanziare il trasferimento delle persone colpite dal vulcano La Palma.
Il 19 settembre l’eruzione, 30 giorni dopo La Palma ancora in balìa del vulcano
L’eruzione a La Palma, la prima registrata sulla superficie terrestre della Spagna in mezzo secolo, ha inghiottito terreno e case ma rimane una buona notizia in questi 30 giorni: l’assenza di morti. I suoi oltre 80 milioni di metri cubi di lava hanno già spazzato via i progetti di vita di migliaia di persone e lasciato un’ingombrante scia di perdite materiali, ricordi inghiottiti e centinaia di aziende e posti di lavoro sepolti. In 4 settimane e 2 giorni è cambiato per sempre il volto della bellissima isola.
La storia del vulcano era rimasta sepolta per anni sotto la crosta terrestre, iniziando a riemergere l’11 settembre, quando è iniziato uno sciame di terremoti che si sono fatti strada in superficie e hanno annunciato, come accaduto 10 anni fa nella vicina isola di El Hierro, che le Isole Canarie stavano per scrivere un altro capitolo della loro storia vulcanica. In quei giorni i vulcanologi avevano escluso un’eruzione a breve termine, ma i terremoti sono diventati particolarmente intensi durante la soleggiata mattinata del 19 settembre, tra l’angoscia e lo sconcerto della popolazione.
Alle 15:10 il vulcano ha eruttato a Montaña Rajada, nell’area forestale di Cabeza de Vaca, comune di El Paso. Il Piano di Emergenza Vulcanico delle Isole Canarie, organismo creato nel 2018 e composto da amministrazioni pubbliche, enti scientifici, forze di sicurezza ed enti di protezione civile e di emergenza, ha decretato l’evacuazione di circa 5mila persone. Alle 17, il livello di emergenza è passato da giallo a rosso, interessando i comuni di Tazacorte, El Paso, Fuencaliente, Mazo e Los Llanos de Aridane, dove vivono circa 35mila persone.
Gli scienziati hanno descritto l’eruzione come stromboliana, con fasi che si alternano e combinano episodi esplosivi con altri più effusivi (con maggiore produzione di lava).
La ferocia della lava che sgorgava dal sottosuolo non ha tardato a devastare i primi centri abitati. Le autorità hanno ordinato altre evacuazioni e la cifra alla fine della prima giornata ammontava a 5.600. Attualmente, gli evacuati sono oltre 7mila.
Com’è cambiata l’attività del vulcano un mese dopo? Per ora, nulla suggerisce che stia mostrando segni di indebolimento. Rimangono elevati i valori di emissione di anidride solforosa, così come la sismicità, il che indica che la lava continua a muoversi nel sottosuolo.
L’isola è ancora in balìa dei capricci della natura. “Il vulcano tende a fare ciò che ritiene opportuno,” hanno dichiarato con rassegnazione i portavoce scientifici, come riporta El País.