Nel cuore di Praga a dominare la Moldava e collegare la città vecchia con Malà Strana si trova il Ponte Carlo di Praga, intorno a cui sono nei secoli sorte mille leggende: da quelle relative alla sua costruzione, a quelle legate ai personaggi rappresentati dalle 30 statue che nei secoli si sono moltiplicate, sino ai temibili folletti del fiume, i Vodnik che imprigionano nelle loro pentole gli incauti che si avventurano sull’acqua.
La leggenda sulla costruzione del Ponte Carlo
L’architetto celebre perché autore di altri due famosi monumenti di Praga come il Castello di Praga e la Cattedrale di San Vito, realizzò un ponte lungo 516,76 metri e largo 9,5 metri che poggia su 16 arcate e termina con due torri alle estremità, una sul lato di Staré Město e l’altro su quello di Malà Strana. Su di esse è possibile salire e godere di una spettacolare vista del ponte dall’alto.
La prima delle leggende che sorsero nei secoli intorno al Ponte Carlo narra che Carlo IV volle che la prima pietra fosse posata il 9 luglio del 1357 precisamente alle 5 e 31, in modo che la data d’inizio dei lavori consentisse la sequenza 1-3-5-7-9-7-5-3-1, un palindromo che si poteva leggere in entrambi i sensi senza vederne alterata la sequenza, sembra che un numero bifronte fosse considerato fortunato.
Un’altra leggenda racconta che al fine di realizzare un ponte solido e in grado di resistere alle violente piene della Moldava le pietre siano state saldate unendo migliaia di tuorli d’uovo fatti giungere nella capitale da ogni parte del regno. Si racconta che gli abitanti di Velvary, per timore che i gusci si rompessero durante il viaggio, decisero di inviare uova sode!
Sembra proprio che si nasconda una verità in questo dettaglio delle uova, poiché recenti indagini scientifiche hanno confermato proprio la presenza di uovo insieme ad altri elementi organici nelle malte del ponte.
Nonostante gli sforzi e gli stratagemmi utilizzati per ultimarne la costruzione, a lungo il ponte vide crollare di notte tutto ciò che di giorno era stato innalzato. Così l’architetto decise di fare un patto con il diavolo: se questo lo avesse aiutato a finire il ponte avrebbe potuto rubare l’anima al primo che lo avesse attraversato durante la notte.
Terminata l’opera l’architetto credette di ingannare il diavolo liberando un gallo sul ponte all’imbrunire, ma Satana si accorse del tentativo fraudolento e rubò l’anima della moglie dell’architetto dopo averla attirata sul ponte facendole credere che il marito ferito avesse bisogno di lei.
Le leggende delle statue del Ponte Carlo
A partire dalla fine del XVII secolo e sino ai primi decenni del XX secolo, il ponte fu arricchito con statue e gruppi scultorei collocati su entrambi i lati, arrivando al numero di 30 opere. Quelle che oggi è possibile ammirare, tuttavia, sono nella maggior parte dei casi delle copie, poiché le sculture originali sono custodite al Lapidarium del Museo Nazionale a Vyšehrad.
La statua più famosa è anche quella più antica, si tratta della statua del martire ceco San Giovanni Nepomuceno, che si colloca verso la metà del ponte.
Pare che Giovanni fu fatto uccidere e poi gettato nel fiume proprio dal punto in cui è posizionata la sua statua, che nel corso dei secoli è diventata oggetto di devozione popolare. Nel punto in cui cadde il suo corpo pare che cinque stelle nell’acqua iniziarono a brillare. Quelle stesse cinque stelle che oggi sono il simbolo del Santo. Chiunque si trovi nei suoi pressi la tocca perché pare che assicuri fortuna e il ritorno a Praga.
Il martire non aveva voluto rivelare a Re Venceslao cosa la moglie gli avesse confidato, tenendo fede al segreto della confessione. Secoli dopo la lingua di San Giovanni fu ritrovata ancora rossa di sangue nel fiume, consegnando alla devozione religiosa la sua figura.
“Santo, santo, santo è il Dio delle folle”: così recita la targa in bronzo sotto la statua della Crocifissione che fu fatta realizzare con i soldi di un ebreo che aveva insultato la statua (una targhetta posta sul luogo nel 2000 smentisce tuttavia la leggenda).
Legata alla storia reale della città è invece la statua del Cavaliere di Bruncvik, che simboleggia il privilegio della classe borghese di Staré Město di pretendere la tassa per l’attraversamento del ponte. Secondo quanto tramandato dalla leggenda il cavaliere di Bruncvik, un giorno curò un leone ferito che da quel giorno non lo lasciò più accompagnandolo in tutte le sue battaglie, come raffigurato dal gruppo scultoreo.
Verso la fine del ponte, la penultima statua raffigura i Santi Ivo, Giovanni de Matha e Felice di Valois, tutti rinchiusi in una cella controllata da un turco con l’ausilio di un cane ringhioso. Questo gruppo scultoreo, realizzato dall’artista Brokoff, fu ordinato per onorare i santi fondatori dell’ordine di Trinitari, quello che aveva il compito di liberare dai musulmani i fedeli.
Tra le statue degne di nota vi sono: le tre che raffigurano San Venceslao, il santo patrono della Boemia; la Visione di Santa Lutgarda, che rappresenta Cristo che appare alla santa e le concede di baciargli le ferite; la statua di San Giuda Taddeo, il protettore delle cause perse e quella dei Santi Cirillo e Metodio, considerata forse la migliore tra tutte quelle del Ponte.
I folletti del Ponte Carlo
Non proprio buoni spiriti, i folletti si narra che trascinino le persone cadute nel fiume sino nel fondo per conservarle nelle loro grandi pentole.
Una leggenda racconta che un Vodnik, infuriato con il proprietario di un carretto, colpevole di aver sporcato le acque del fiume, attese l’uomo in prossimità proprio del Ponte Carlo e mentre i cavalli di questo si abbeveravano, il folletto trascinò l’uomo nella Moldava per imprigionare per sempre nella sua pentola quell’anima incauta.