Rilevato un bolide nella notte dell’1 ottobre: possibile caduta di un meteorite in Toscana

Gli esperti della rete Prisma, coordinata dall’Istituto Nazionale di Astrofisica, ritengono che una meteorite possa essere caduta in provincia di Pistoia, nella zona a nord del comune di Quarrata
MeteoWeb

La notte del 1° ottobre, pochi minuti dopo le tre del mattino, otto camere della rete Prisma situate in Toscana e nel centro Italia (San Marcello Pistoiese, Navacchio, Scandiano, Cecima, Camerino, Chianti, Piombino, Perugia) hanno rilevato il passaggio di un bolide, cioè una meteora particolarmente luminosa che potrebbe aver provocato la caduta a terra di un piccolo meteorite.

Subito gli esperti della rete Prisma si sono attivati per cercare di risalire alle caratteristiche principali del corpo celeste. L’analisi preliminare, eseguita da Albino Carbognani (InafOsservatorio di Astrofisica e Scienza dello Spazio di Bologna) e Dario Barghini (InafOsservatorio Astrofisico di Torino e Università di Torino), evidenzia che il bolide è entrato in atmosfera alla velocità di 16,6 km/s e ha iniziato a essere visibile a circa 77 km di quota percorrendo una traiettoria da sud-ovest verso nord-est. I modelli teorici utilizzati stimano in circa un chilo e mezzo la massa iniziale del piccolo corpo celeste e una finale dell’ordine di un etto (il che corrisponde a una roccia di pochi cm di diametro), quindi un oggetto veramente molto piccolo. Il meteoroide originario percorreva un’orbita tipicamente asteroidale, a bassa inclinazione sul piano dell’orbita terrestre. È probabile che il vento abbia spostato notevolmente il punto ipotetico di caduta rispetto alla zona in cui il bolide ha cessato di essere luminoso, anche a causa della bassa inclinazione della traiettoria. Tutto considerato, se qualcosa è arrivato a terra, i calcoli preliminari indicano un’area compresa tra le località di Lucciano (Pistoia) e Oste (Prato).

La zona della Toscana di possibile caduta di una piccola meteorite

Da un lato, la possibilità di ritrovare la meteorite è sicuramente condizionata dalla probabile piccola dimensione, ma occorre considerare che la zona dello strewn field (cioè il territorio dove è possibile ritrovare il corpo celeste) non è sul picco di una montagna ma in una zona relativamente accessibile. Non è quindi ingiustificato sperare in un nuovo ritrovamento al suolo, che bisserebbe quello ormai storico della meteorite Cavezzo, avvenuto il 4 gennaio 2020 (http://www.prisma.inaf.it/index.php/2020/01/04/trovata-la-meteorite-di-capodanno/). Le ricerche di un altro possibile meteorite, probabilmente caduto in Molise la primavera di quest’anno, a oggi non hanno dato esito positivo anche se le ricerche continuano (http://www.prisma.inaf.it/index.php/2021/03/29/lo-stato-delle-ricerche-in-molise/).

Seguiranno aggiornamenti sull’evoluzione delle analisi dei dati e sulle eventuali spedizioni di ricerca al suolo che potrebbero essere organizzate nei prossimi giorni. Chi dovesse ritrovare un sasso sospetto nella zona indicata è pregato, prima di raccoglierlo, di seguire le istruzioni contenute nell’immagine seguente:

È importante che eventuali reperti dubbi vengano esaminati da un esperto, capace di riconoscere se la roccia sospetta può provenire dal cielo o se si può già escludere da un esame preliminare, anche attraverso un’immagine fotografica, la sua origine meteorica. In ultimo, specifichiamo che non esiste nessun pericolo per la salute o altro derivante dal ritrovamento della presunta meteorite, che in sostanza è un pezzo di roccia inerte. In caso di potenziali ritrovamenti si prega inviare immagini e segnalazioni al Project Office del progetto PRISMA all’indirizzo: prisma_po@inaf.it o ai riferimenti indicati in calce. Vi preghiamo pertanto di diffondere la notizia presso il pubblico, invitando i cittadini dell’area compresa nella zona di massima probabilità di caduta a segnalare all’indirizzo indicato in calce eventuali rocce o frammenti che trovassero sui loro terreni di proprietà o altrove e che sembrino ai loro occhi strane o anomale perché potrebbe trattarsi di pezzi o di frammenti del meteorite. In particolare, se qualche abitante della zona si imbattesse in un sasso ricoperto da una patina scura e con gli angoli smussati lo segnali a PRISMA inviando una foto a prisma_po@inaf.it oppure al MUSEO DI SCIENZE PLANETARIE di Prato chiamando il numero 335 8486580 e lasciando i vostri dati o inviando una mail con le fotografie a info@museoscienzeplanetarie.eu.

Per la richiesta di informazioni o per la partecipazione alle ricerche il MUSEO DI SCIENZE PLANETARIE si è reso disponibile a fare da referente locale.

La rete PRISMA

Il progetto PRISMA (Prima Rete Italiana per la Sorveglianza sistematica di Meteore e Atmosfera), promosso dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), si articola attraverso una rete di videocamere all-sky, installate in diverse località del territorio italiano, da dedicare all’osservazione di meteore brillanti – i cosiddetti “bolidi” – con il fine di determinare le orbite degli oggetti che le provocano e delimitare con un buon grado di approssimazione le aree dell’eventuale caduta di meteoriti, che può essere associata a questi eventi. L’obiettivo finale del progetto è quello di creare una rete di stazioni osservative, con maglie che non superino i 100 km di ampiezza, che si estenda su tutta l’Italia e che coinvolga soggetti pubblici e privati impegnati nella ricerca scientifica, nella divulgazione della scienza, nell’insegnamento. La rete, seppure ancora in fase di ulteriore sviluppo (v. paragrafo successivo), già si interconnette con un analogo programma internazionale già in funzione in Francia (rete FRIPON), Spagna e centro Europa.

Situazione a ottobre 2021: oltre 60 stazioni in quattro anni

Attualmente sono installate e in funzione oltre quaranta videocamere su tutto il territorio nazionale, acquistate da diversi enti (alcune camere grazie all’impegno della Fondazione CRT che sostiene il progetto nel suo complesso), tutte con le stesse caratteristiche in modo da rendere scientificamente confrontabili i dati da esse acquisiti. La cosiddetta “prima luce”, cioè il debutto operativo del progetto, è avvenuto all’inizio del mese di marzo 2017. La mappa delle stazioni attualmente operative (punti rossi) è rappresentata graficamente nella cartina seguente, insieme a quelle già acquistate e in corso di installazione (punti arancioni), quelle in fase di acquisto (punti gialli) e quelle in manutenzione (punti viola). In quattro anni, quindi, la rete PRISMA ha saputo diffondersi sul territorio nazionale fino a includere sessanta installazioni, coinvolgendo una quarantina di enti diversi e ha ottime possibilità di estendersi ulteriormente su tutto il territorio nazionale nel giro di pochi anni.

Aspetti culturali innovativi

Oltre al valore scientifico, presente in tutti gli aspetti del progetto, l’aspetto interessante e veramente innovativo, almeno per la realtà italiana, è che la rete PRISMA vede coinvolto, oltre a personale scientifico dell’INAF e di alcune Università, anche gruppi di astrofili e studenti delle scuole secondarie (sulla base del progetto di “alternanza scuola lavoro”), seguendo la filosofia dei citizen science networks. Questo aspetto del progetto si situa nell’ambito di PRISMA-Edu, che viene sviluppato grazie anche al sostegno finanziario delle fondazioni bancarie come la fondazione CRT. Il potenziale del progetto in termini di ricerca, divulgazione e coinvolgimento dei mass media e del pubblico è molto grande, come ha dimostrato l’eco avuto sui media avuto in occasione degli avvistamenti più importanti, fra i quali spicca certamente quello che ha portato, all’inizio del 2020, al ritrovamento sul territorio di una meteorite, nel Comune di Cavezzo in provincia di Modena. Il tema della caduta di materiale extraterrestre e la possibilità di osservare il fenomeno, comprenderne l’origine e studiarne la composizione, ha un impatto molto grande presso il pubblico, con una forte ricaduta educativa. Inoltre, nel momento in cui viene individuato un evento che può potenzialmente dare luogo alla caduta di una meteorite, i partecipanti al progetto vengono coinvolti insieme alle autorità locali anche nella fase di ricerca al suolo, con evidenti connessioni con la geografia, la cartografia, l’orientamento sul terreno.

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