Dal 28 settembre 2021 la rete sismica nazionale ha registrato una sequenza di eventi sismici localizzati a Nord del comune di Valdobbiadene (Treviso). Al 2 ottobre 2021, sono stati localizzati 10 eventi, 3 dei quali con magnitudo superiore a 3.
Data e Ora (Italia) | Mag. | Zona | Profondità |
2021-09-28 02:45:54 | Mw 3.4 | 5 km NE Valdobbiadene (TV) | 11 |
2021-09-28 02:46:44 | ML 3.6 | 4 km NE Valdobbiadene (TV) | 10 |
2021-09-28 02:49:28 | ML 2.0 | 7 km NE Segusino (TV) | 5 |
2021-09-28 03:15:27 | ML 1.1 | 3 km W Miane (TV) | 10 |
2021-09-28 03:32:21 | ML 2.7 | 4 km NE Valdobbiadene (TV) | 10 |
2021-09-28 03:42:22 | ML 2.0 | 5 km N Valdobbiadene (TV) | 10 |
2021-09-28 06:26:42 | ML 2.5 | 4 km NE Valdobbiadene (TV) | 10 |
2021-09-29 16:20:38 | Mw 3.3 | 5 km NE Valdobbiadene (TV) | 11 |
2021-09-29 18:14:57 | ML 1.7 | 4 km N Valdobbiadene (TV) | 10 |
2021-09-29 20:51:09 | ML 1.4 | 4 km N Valdobbiadene (TV) | 10 |
PERICOLOSITA’ SISMICA
La sequenza, si legge in un approfondimento a cura degli esperti INGV pubblicato sul blog INGVterremoti, “si colloca in una regione ad alta pericolosità sismica, come si osserva dalla mappa di pericolosità sismica. Inoltre, anche il rischio sismico dell’area risulta elevato non solo per l’alta pericolosità sismica, ma anche per l’elevata esposizione, dovuta sia alla densità abitativa sia alla presenza di uno dei maggiori distretti industriali del Nordest“.
SISMICITA’ STORICA
L’epicentro “ricade all’interno della zona interessata dal terremoto Mw 6.4 del 25 febbraio 1695 (CPTI15 v3)“.
Benché all’epoca “l’area fosse scarsamente popolata, si stima che il terremoto del 1695 abbia causato circa 150 vittime ed il danneggiamento abbia raggiunto intensità macrosismiche fino al X grado della scala MCS“. “La sorgente sismogenetica di questo importante terremoto è ancora incerta. Le incertezze nella localizzazione, nella geometria e nel potenziale sismico delle faglie attive nelle Alpi meridionali venete persistono a causa del complesso quadro strutturale della regione, ereditato dalla evoluzione geodinamica. I bassi tassi di deformazione, la presenza di faglie sepolte e la scarsa sismicità strumentale, che fa apparire alcune aree in cui si sono verificati forti terremoti storici attualmente quasi asismiche, rendono questo settore delle prealpi venete particolarmente difficile da studiare dal punto di vista sismotettonico“.
INQUADRAMENTO SISMOTETTONICO
L’area coinvolta dalla sequenza di questi giorni “è interessata dalla convergenza tra le placche continentali europea e adriatica. Le misure geodetiche indicano che i tassi di deformazione più elevati sono localizzati lungo il fronte montuoso delle Alpi sud orientali che rappresentano la retrocatena delle Alpi. Nella regione interessata dalla sequenza di questi ultimi giorni i tassi di convergenza tra queste due placche sono stimati tra 1.5 e 2 mm/anno. La retrocatena è costituita da un ventaglio di sovrascorrimenti embriciati vergenti a SSE, i più recenti dei quali corrono sotto il fronte prealpino veneto-friulano. Il sovrascorrimento di Bassano-Valdobbiadene-Vittorio Veneto, o quello più esterno e più profondo del Montello potrebbero essere i responsabili degli eventi di questa sequenza“.
“Per il settore che va dalla linea Schio – Vicenza (SV) all’altopiano del Cansiglio (CA), la sismicità storica indica un tasso di rilascio di momento sismico inferiore al settore friulano. Questa differenza è stata interpretata come dovuta ad una possibile componente di deformazione asismica delle faglie attive in questo settore del fronte sudalpino (in particolare per la faglia del Montello), come descritto in Cheloni et al. e in Serpelloni et al. (2016). Quest’area è inoltre interessata da deformazioni di natura non-tettonica, accuratamente misurate dalle stazioni GPS, dovute al ciclo idrologico nelle aree carsiche e alle precipitazioni, che rendono più difficile la stima dei tassi di deformazione tettonica a lungo termine. Questi fenomeni idrogeologici carsici sono all’origine per esempio dei “boati” che hanno interessato, a partire da dicembre 2010 e per alcuni mesi del 2011, la zona compresa tra la Val Lapisina e Sella Fadalto, al confine tra i comuni di Vittorio Veneto (TV) e Farra d’Alpago (BL) e sembrerebbero avere anche un ruolo nel modulare parte della sismicità di fondo (Pintori et al., 2021),” ricordano gli esperti INGV.
Per comprendere meglio la cinematica di questo settore del fronte sudalpino e misurare con precisione i tassi di deformazione, l’INGV ha installato a partire dal 2009 nelle alpi veneziane una densa rete di GPS ed eseguito esperimenti sismologici temporanei (Chiaraluce et al., 2009; Danesi et al., 2015).
Il database delle faglie sismogenetiche (DISS, http://diss.rm.ingv.it/diss) “identifica come le faglie responsabili dei grandi terremoti dell’area due sorgenti sismiche indicate nella figura successiva con l’acronimo BVT (Bassano–Valdobbiadene thrust) e MT (Montello thrust). Dall’analisi dei segnali GPS, unitamente alle informazioni geologiche e sismologiche, si è potuto verificare che entrambe le faglie stiano accumulando deformazione elastica. I dati sono compatibili con la capacità di generare un terremoto di Mw 6.5 in circa un millennio, apparentemente più alta per la faglia di Bassano-Valdobbiadene rispetto alla faglia del Montello (Anderlini et al., 2020)“.
Le informazioni attuali “sul meccanismo dei terremoti della sequenza che sta interessando la regione e la profondità degli ipocentri (tra i 10 ed i 15 km) possono far supporre che gli eventi si collochino lungo la parte sub-orizzontale della faglia del Montello (figura successiva). Vista la magnitudo inferiore a 4 degli eventi di questa sequenza sappiamo che in ogni caso si tratta di porzioni di faglia molto piccole (inferiori al km quadrato)“.
“Sulle numerose sequenze sismiche di questo tipo che ogni anno interessano le regioni italiane abbiamo pubblicato un articolo del blog nel novembre 2019 in occasione di una sequenza sismica a Sora-Balsorano. In quel post abbiamo cercato di dare alcune risposte, con le conoscenze attuali, a quelle che sono le domande che spesso si susseguono durante questo tipo di fenomeni. In particolare non sappiamo se gli eventi sismici di questa sequenza siano foreshocks, cioè precedano un evento più forte. Secondo alcuni modelli statistici c’è un aumento di probabilità di un forte terremoto quando avviene un evento anche piccolo come quelli che sono stati registrati, ma le probabilità calcolate restano comunque basse. È assodato che la stragrande maggioranza di queste sequenze (tra il 95% e il 99%) finisce dopo alcuni giorni o settimane senza un forte terremoto,” concludono gli esperti INGV.