Simulazioni basate su modelli atmosferici in 3D simili a quelli usati per studiare il cambiamento climatico sulla Terra indicano che Venere non ha mai avuto oceani e il responsabile di questo, sono le sue temperature, troppo elevate per avere acqua allo stato liquido sulla sua superficie. Sono arrivati a questa conclusione gli astrofisici dell’Universita’ di Ginevra che, in collaborazione con il Centro nazionale per la ricerca scientifica (Cnrs) in Francia, hanno pubblicato uno studio su Nature.
“Abbiamo simulato il clima della Terra e di Venere all’inizio della loro evoluzione, oltre quattro miliardi di anni fa, quando la superficie dei pianeti era ancora allo stato fuso. Le elevate temperature associate significano che l’acqua poteva essere presente sotto forma di vapore, come in una gigantesca pentola a pressione“, spiega Martin Turbet dell’Universita’ di Ginevra. Simulando l’evoluzione dell’atmosfera, “abbiamo dimostrato che le condizioni climatiche non avrebbero permesso al vapore di condensarsi nell’atmosfera di Venere”, continua Turbet.
“Uno dei motivi principali e’ rappresentato dalle nuvole, che si formano preferenzialmente sul lato notturno del pianeta“. Oltre a non schermare i raggi solari, queste nubi “causano un potente effetto serra che avrebbe impedito a Venere di raffreddarsi tanto velocemente quanto ipotizzato in precedenza”.
Anche la Terra avrebbe potuto conoscere un destino simile se fosse stata piu’ vicina al Sole o se la nostra stella avesse brillato anche in passato tanto quanto oggi. Questa considerazione ribalta il cosiddetto ‘paradosso del Sole giovane e debole’, secondo cui la radiazione solare piu’ debole di quella attuale avrebbe trasformato la Terra in una palla di ghiaccio inospitale per la vita. “I nostri risultati si basano su modelli teorici e sono un elemento importante per rispondere alla domanda sulla storia di Venere, ma non saremo in grado di pronunciarci sulla questione in modo definitivo basandoci sui nostri computer“, afferma il coautore David Ehrenreich dell’Universita’ di Ginevra.
Le missioni esplorative che NASA e Agenzia spaziale europea (ESA) stanno programmando per il prossimo decennio daranno un grosso contributo per verificare queste previsioni.