Il numero di persone (da 68 milioni stimati oggi) destinate a essere colpite in modo “potenzialmente fatale” dagli effetti del caldo e dell’umidità rischia di salire a un miliardo, se il surriscaldamento terrestre dovesse raggiungere e superare i 2°C in più rispetto alle temperature medie dell’era pre-industriale: è quanto ha stabilito una ricerca degli scienziati del Met Office, l’agenzia meteorologica britannica.
Lo studio è stato presentato alla COP26 di Glasgow, la conferenza ONU sul clima.
I rischi riguarderebbero in particolare chi lavora all’aperto, bambini piccoli, anziani e malati di cuore o ai polmoni.
Il Met Office ha valutato la temperatura di bulbo umido, che combina calore e umidità. Una volta che questa misura raggiunge i 35°C, il corpo umano non può raffreddarsi sudando e anche le persone sane sedute all’ombra potrebbero andare incontro alla morte entro 6 ore, secondo lo studio. L’analisi ha utilizzato un limite di temperatura di bulbo umido di 32°C, con il quale i lavoratori hanno bisogno di riposare regolarmente per evitare l’esaurimento da calore, per almeno 10 giorni all’anno. Se gli sforzi per porre fine all’emergenza climatica falliranno e le temperature aumenteranno, metà della popolazione mondiale soffrirà di questo estremo stress da calore.
Il calore è l’impatto più evidente del riscaldamento globale e le temperature estreme nelle città di tutto il mondo sono triplicate negli ultimi decenni. Secondo l’OMS, almeno 166mila persone sono morte a causa delle ondate di caldo in tutto il mondo nei due decenni fino al 2017.
L’obiettivo principale della COP26 è mantenere viva la possibilità di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, ma secondo i delegati vi è molto lavoro da fare per raggiungere questo obiettivo nell’ultima settimana del vertice.