La Terra assediata per 20 ore da forti tempeste geomagnetiche G3: la CME “cannibale” ha generato aurore persino in California

Il nostro pianeta sta uscendo dalla scia di una espulsione di massa coronale "cannibale" che ha generato quasi 20 ore di forti tempeste geomagnetiche
MeteoWeb

Il campo magnetico terrestre sta tornando in una fase di quiete, mentre il nostro pianeta esce dalla scia di una espulsione di massa coronale (CME) “cannibale”, che ha generato disturbi tra 3 e 4 Novembre: quasi 20 ore di forti tempeste geomagnetiche sono seguite all’impatto della CME. Durante l’apice dell’evento, di categoria G3, le aurore sono state avvistate a sud fino California, New Mexico e Colorado.

Credit NOAA Space Weather Prediction Center

 

Il 4 Novembre, il bagliore della forte tempesta geomagnetica G3 si è diffuso quasi fino a Los Angeles. Il cacciatore di aurore Hongming Zheng ha scattato questa foto appena fuori Lincoln, California, alla latitudine +39N:

Questo è stato il mio avvistamento di aurore più meridionale,” ha affermato Zheng. “Un bagliore rosso e pilastri erano visibili ad occhio nudo. Sono rimasto piacevolmente sorpreso da questa tempesta geomagnetica inaspettatamente forte“.

La CME che ha dato il via allo spettacolo è stata eccezionale, “cannibale“, cioè un miscuglio di più nubi di particelle cariche che hanno colpito la Terra tutte insieme. Le CME cannibali contengono campi magnetici aggrovigliati e plasmi compressi che innescano aurore.

Ad Abisko, in Svezia, le aurore erano così luminose che si potevano vedere all’alba:

Credit Oliver Wright (Abisko, Svezia)

Mi sono svegliato poco dopo le 5 del mattino e ho potuto vedere le aurore attraverso la finestra della mia camera da letto. Caffè veloce e mi sono diretto verso il ponte sul canyon di Abisko. Ho visto le aurore viola che venivano spazzate via dall’alba,” ha affermato il fotografo Oliver Wright.

La tempesta geomagnetica del 4 Novembre

Lo Space Weather Prediction Center della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), ha reso noto che il Sole ha rilasciato 2 espulsioni di massa coronale il 1° e il 2 Novembre. Quando la nube di particelle cariche così emessa ha raggiunto la Terra, ha interagito con il campo magnetico del pianeta, creando lo spettacolo etereo noto come aurora.
L’aurora, nota anche come aurora boreale o australe, di solito si trova ad alte latitudini, vicino ai poli, ma una forte tempesta solare può rendere visibile il fenomeno più a sud.
Le CME viaggiano a velocità diverse e la prima esplosione magnetica del Sole è arrivata alle 19:42 ora italiana del 3 Novembre, secondo la NOAA.

Quando prevedono l’aurora, gli scienziati usano il c.d. Planetary K-index, che misura le tempeste geomagnetiche su una scala di 9 punti. Il valore uguale o superiore a 5 indica una tempesta geomagnetica: a partire dal 4 Novembre, l’indice K oscillava tra il 6 e il 7.

Per approfondire:

La CME “cannibale” ha colpito la Terra: ha scatenato una forte tempesta geomagnetica G3

Cos’è un brillamento solare (o flare)

I brillamenti solari sono le più violente esplosioni del Sistema solare, e si possono osservare anche su molte altre stelle: sono improvvisi aumenti di luminosità ben visibili nella bande dei raggi X, ma ci può essere emissione un po’ in tutte le bande, dal radio ai gamma. Nella banda X emette radiazione la corona solare, la parte più esterna dell’atmosfera del Sole, caratterizzata da tenue plasma a milioni di gradi. Durante i brillamenti, il plasma raggiunge temperature ben al di sopra dei 10 milioni di gradi e una luminosità che può superare quella dell’intera corona.
In ordine crescente di potenza, le classi sono A, B, C, M e X. Ogni classe è dieci volte più potente di quella precedente.
I flare hanno un andamento caratteristico della luminosità: un aumento repentino, seguito da una diminuzione molto più graduale. Non durano molto, da qualche minuto a qualche ora al massimo, e sono localizzati in piccole regioni sulla superficie del Sole.
Essendo canali magnetici chiusi che trattengono il plasma solare, queste regioni sono per lo più a forma di arco. A volte la forza del brillamento è tale da generare eruzioni solari, con nubi di plasma che vengono proiettate nello Spazio. I brillamenti sono più frequenti in periodi di alta attività solare, in presenza di intensi campi magnetici delle macchie. La causa dei flare viene fatta risalire a instabilità magnetiche, che accelerano particelle e liberano energia rapidamente, provocando l’aumento repentino della luminosità, seguito da un raffreddamento più graduale.

Cos’è un’espulsione di massa coronale

Un’espulsione di massa coronale (CME, acronimo dell’inglese coronal mass ejection) è un’espulsione di materiale dalla corona solare. Il materiale espulso, sotto forma di plasma, è costituito principalmente da elettroni e protoni: quando questa nube raggiunge la Terra può disturbare la sua magnetosfera.

Cos’è una tempesta geomagnetica

Quando sul Sole si verificano fenomeni di attività improvvisa e violenta, come i brillamenti, vengono emesse grandi quantità di particelle ad alta energia che viaggiano velocemente nello Spazio, a volte scagliate in direzione della Terra: questa corrente di particelle viene frenata e deviata dal campo magnetico terrestre, che a sua volta ne viene disturbato e distorto.
Quando avviene questo “impatto” la magnetosfera terrestre (la regione attorno alla Terra pervasa dall’azione del suo campo magnetico) subisce un forte contraccolpo che può causare blackout temporanei nelle reti elettriche o nei sistemi satellitari di comunicazioni. Alle tempeste geomagnetiche è anche associato il ben noto fenomeno delle aurore polari.

Il massimo del Ciclo Solare 25

Il Sole si sta avvicinando a un periodo noto come massimo solare, la parte più attiva del suo ciclo di 11 anni. Durante il massimo, il campo magnetico del Sole, che genera le espulsioni di massa coronale e altre condizioni meteorologiche solari, è al suo massimo, provocando tempeste sempre più forti.
Si prevede che l’attività solare aumenterà gradualmente fino a luglio 2025, a quel punto rallenterà e si avvicinerà a un nuovo minimo solare, secondo la NASA.

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