I bambini morti a scuola, le ‘iettature’ e la prevenzione: per l’esperto “è da troppo tempo che in Italia non ci sono terremoti e non è una buona notizia”

Il rischio di un terremoto pende come una spada di Damocle sulle teste degli italiani e l'esperto lancia l'allarme: "E' da troppo tempo che non si verifica un forte sisma"
MeteoWeb

L’Italia, come è noto, è un territorio dove il rischio sismico è alto. Gli esperti, ormai da anni, cercano di sensibilizzare verso la prevenzione, che è l’unica vera arma per evitare i danni dovuti ai terremoti. Perché, sebbene questi ultimi non si possano prevedere con esattezza, è altresì vero che ci sono zone del nostro Paese dove la periodicità dei terremoti è un dato certo.

L’ing. Alessandro Martelli, luminare di fama internazionale ed esperto di sistemi antisismici, già direttore ENEA, nonché tra i più instancabili sostenitori dell’importanza della prevenzione sui terremoti in Italia si è detto preoccupato ai microfoni di MeteoWeb, perché “è da troppo tempo che in Italia non ci sono terremoti, da Norcia in poi nulla più, e non è una buona notizia“.

Ciò che non dobbiamo dimenticare, secondo l’esperto, è che purtroppo l’Italia è soggetta a frequenti e violenti terremoti, e che ben poco si è fatto, sino ad ora, per limitare i danni dei prossimi inevitabili eventi. Non solo. Sono trascorsi ben 5 anni dall’ultimo violento terremoto italiano, quello di Norcia del 30 ottobre 2016, di magnitudo momento pari a 6,5 (l’evento più devastante dopo quello dell’Irpinia del 1980).

A proposito di quanto scrissi il 30 ottobre (in occasione dell’anniversario del terremoto di Norcia del 2016) sulla necessità di non dimenticare che l’Italia è un paese ad elevato rischio sismico – ci dice l’esperto –, ripropongo un’immagine che dovrebbe far riflettere chi continua a non capire: le tombe dei 27 bambini morti (assieme ad una loro maestra) 20 anni fa (31 ottobre 2002) a San Giuliano di Puglia, in Molise, a causa del crollo della loro scuola”.

“Ripensando al tragico crollo della scuola di San Giuliano di Puglia durante il terremoto del 31 ottobre 2002, non posso fare a meno di ricordare i numerosi colloqui che, dopo il sisma, ebbi con l’allora Sindaco Antonio Borrelli – ci racconta ancora Martelli -. Io giunsi alla scuola quando ancora si stava scavando fra le macerie e lì conobbi Antonio, che non se ne andò neppure per un attimo, neppure quando dalle macerie fu estratta morta sua figlia Antonella. Antonio era straziato. Però, non lo era soltanto per la perdita della figlia, ma anche per la morte degli altri 26 bambini e della maestra. Si sentiva del tutto colpevole per aver firmato l’autorizzazione per la sopraelevazione della scuola, fidandosi dei suoi tecnici. Sapeva bene che la responsabilità finale era sua e mi disse più volte che meritava di essere condannato (come poi effettivamente fu). Non voglio certamente giustificare Antonio, che, come tanti altri pensano
(pure ora), non si rendeva conto dell’esistenza del rischio sismico (altrimenti non avrebbe fatto frequentare la scuola ai suoi figli). Ricordo, però, che né Antonio né sua moglie ebbero poi la possibilità di andare al cimitero senza essere insultati. Dovettero anche andarsene da San Giuliano di Puglia”.

Quella raccontata da Martelli è una storia, una vicenda, terribile come tante in Italia. E come, purtroppo, tante ancora ce ne saranno finché le istituzioni, prima ancora che i cittadini, non prenderanno coscienza del fatto che il rischio sismico in Italia pende come una spada di Damocle sulle nostre teste. E dirlo, scriverlo, farlo comprendere, non è una ‘iettatura’, come troppo spesso si tende a pensare – con tanto di scongiuri – in questo nostro superstizioso Paese. Si tratta semplicemente di realismo: crudo, forte, non semplice da accettare ma pur sempre realismo.

In quel paese, del tutto pacifico prima del terremoto – conclude Martelli parlando di San Giuliano -, la popolazione si divise in due fazioni: coloro che avevano avuto figli morti si misero ad odiare quelli i cui figli, invece, erano sopravvissuti”.

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