Il 4 novembre del 1966 si crearono delle condizioni meteo tali da provocare immensi danni in mezza Italia, dalla devastazione delle montagne all’esondazione dell’Arno a Firenze.
Anche Venezia quel giorno venne travolta da un evento meteorologico eccezionale, sommersa dall’acqua del Mare Adriatico in tempesta: si verificò un fenomeno di acqua alta ritenuto senza precedenti, 194 centimetri sul medio mare, una quota sfiorata solo il 12 novembre del 2019 con 187 cm, un’altra giornata impressa nella memoria dei veneziani, quando per soli 7 cm non si replicò il disastro del 1966.
A causa di un vento di scirocco fortissimo e persistente, il centro storico iniziò ad essere invaso dall’acqua già alle 22 del 3 novembre: secondo i parametri astronomici alle 5 del mattino successivo la marea avrebbe dovuto ritirarsi, per ritornare ad alzarsi 6 ore dopo, ma la laguna non riuscì a scaricare l’acqua, che calò solo di pochi cm.
Venezia e le isole rimasero allagate e intorno a mezzogiorno la marea si gonfiò ulteriormente.
Di nuovo 6 ore dopo, alle 18, la città lagunare dovette affrontare un altro imprevisto drammatico: invece che calare, contro ogni regola e tradizione, la marea riprese a salire.
Venezia e le isole vennero devastate: l’isola di Sant’Erasmo scomparì sotto ondate alte fino a 4 metri, così come le isole di Murano, Burano e Torcello, mentre al Lido e Pellestrina i danni furono immensi con la distruzione dei Murazzi, la diga in pietra d’Istria progettata nel 1716 per difendere gli argini della laguna dall’erosione del mare (il crollo contribuì all’allagamento del centro storico).
Dopo 24 ore infernali, intorno alle 21, contro ogni attesa e speranza, le acque iniziarono a ritirarsi, e la marea si lascio dietro devastazione e fango.