Le cellule staminali da cordone ombelicale sono tra le principali utilizzate in caso di leucemie essendo in grado di generare l’insieme di tutte le cellule del sangue con due vantaggi principali: sono più giovani e più efficienti nel produrre cellule del sangue con una maggiore capacità di moltiplicarsi e di attecchire e sono più neutre grazie alla loro immaturità immunologica e in caso di trapianto suscitano una reazione di rigetto attenuata se non assente.
In Italia, secondo le stime più aggiornate in base ai dati AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori), mediamente vengono diagnosticati 17,5 casi di leucemia ogni 100.000 maschi e 10,5 ogni 100.000 femmine, che si traducono in un numero stimato di circa 4.700 nuovi casi ogni anno tra gli uomini e circa 3.200 tra le donne.
L’utilizzo delle cellule staminali da cordone ombelicale rappresenta ad oggi una vera risorsa purtroppo limitata nell’utilizzo a causa dell’assenza di regolamentazione che si potrebbe ottenere creando un registro unico e la stretta collaborazione tra pubblico e privato.
“In Italia oggi solo poco meno dell’1% dei campioni di sangue cordonale viene raccolto, la raccolta per la donazione si è fermata in quasi tutti gli ospedali e la maggior parte delle famiglie non conosce questa opportunità in quanto manca una informativa presso le strutture sanitarie di riferimento – spiega Luana Piroli direttore generale e della raccolta di In Scientia Fides -. Garantire la raccolta autologo-dedicata a supporto di quelle famiglie in cui vi sono delle indicazioni chiare e consentire a tutte le famiglie di poter scegliere se attivare il servizio è un atto dovuto. Questo si può fare attraverso una collaborazione pubblico privato che abbia un obiettivo comune: la salvaguardia del cittadino attraverso la messa in sicurezza di un patrimonio biologico molto importante. La nostra Biobanca è strutturata e accreditata per poter compiere questo atto di alleanza. In questi ultimi due anni abbiamo ben compreso quanto sia importante adottare tutte quelle misure utili a salvaguardare la salute abbiamo però purtroppo appreso quanto il sistema pubblico non sia strutturato per gestire l’emergenza. Vanno rivisti piani e vanno adottate tutte quelle logiche di sicurezza dettate dallo stesso PNRR. Noi siamo pronti al dialogo”.
Le cellule staminali proveniente da sangue cordonale possono essere utilizzate, dallo stesso nascituro (trapianto autologo), ma anche a scopo terapeutico per altri membri della famiglia e non solo (trapianto allogenico), possedendo dunque innumerevoli applicazioni in ambito medico scientifico con ottimi risultati in caso di leucemie.
“Sin dai primi anni ’90 le cellule staminali di sangue cordonale sono state utilizzate per curare bambini e adulti affetti da leucemia. – spiega la Dott.ssa Stefania Fumarola, biologa e responsabile scientifica di In Scientia Fides – Ad oggi, ci sono stati oltre 35.000 trapianti di sangue cordonale in tutto il mondo, e la maggior parte di questi riguarda leucemie e altre malattie del sangue. Uno studio molto importante, pubblicato nel New England Journal of Medicine nel settembre 2016, ha confrontato i trapianti di sangue cordonale con i trapianti di midollo osseo per i pazienti affetti da leucemia. I due gruppi avevano una sopravvivenza post-trapianto comparabile, ma i pazienti con sangue cordonale tendevano a vivere più a lungo e, soprattutto avevano meno probabilità di recidiva. Questo perché il sistema immunitario di un neonato non è ancora completamente sviluppato e in caso di bisogno può svilupparsi in un sistema immunitario sano”.