La Procura di Rimini ha deciso di riaprire il caso Pantani a seguito dell’informativa inviata dalla Bicamerale Antimafia. Sarà così aperto un nuovo fascicolo sulla morte dell’ex corridore, sopraggiunta all’improvviso il 14 febbraio 2004 al Residence Le Rose. Soddisfatto il senatore Nicola Morra, presidente della Commissione Parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere. “L’importante ed oneroso lavoro di audizioni svolto fino ad oggi dalla Commissione, anche attraverso il IV Comitato coordinato dal senatore Giovanni Endrizzi – sottolinea Morra – aveva come obiettivo di approfondire i tanti elementi che ancora dopo vent’anni rimanevano opachi, soprattutto in relazione all’ipotesi di omicidio. Con la riapertura del fascicolo da parte della Procura della Repubblica di Rimini a seguito dell’invio dell’informativa inviata dalla Commissione dopo l’audizione di Fabio Miradossa, auspico che si possa giungere ad una conclusione dirimente, perché lo dobbiamo tanto alla famiglia di Pantani quanto alla memoria di un atleta fra i più celebrati dalla memoria popolare”.
A sollecitare in qualche modo la ripresa degli accertamenti, infatti, è stata la commissione parlamentare antimafia, che ha inviato ai magistrati riminesi una relazione. Al vaglio c’è soprattutto l’audizione, in parte secretata, di Fabio Miradossa, il pusher che patteggiò nel 2005 una pena per spaccio legato alla morte di Pantani.
A 17 anni dalla morte di Marco Pantani, dunque, si indaga ancora. E’ la terza volta che la Procura di Rimini apre un’inchiesta per far luce sulla fine del Pirata di Cesenatico, uno degli sportivi più amati dagli italiani. Il fascicolo è per omicidio, a carico di ignoti. L’ultima archiviazione, che definiva fantasiosa e senza fondamento l’ipotesi di un assassinio del ciclista romagnolo, risaliva al 2016.
“Marco è stato ucciso, l’ho conosciuto 5-6 mesi prima che morisse e di certo non mi è sembrata una persona che si voleva uccidere. Era perennemente alla ricerca della verità sui fatti di Madonna di Campiglio, ha sempre detto che non si era dopato”, disse Miradossa a gennaio 2020. Le nuove indagini si concentrerebbero in particolare sulle ultime ore del campione, tralasciando invece altri elementi scandagliati in passato, come l’ipotesi che la scena del crimine sia stata inquinata o che le indagini successive al decesso siano state incomplete, circostanze evidenziate da precedenti esposti dei familiari. Da pochi mesi la madre di Marco, Tonina Belletti, e il marito, Paolo Pantani, si sono affidati a nuovi difensori, gli avvocati Fiorenzo e Alberto Alessi, padre e figlio, che stanno affiancando il lavoro degli inquirenti con ulteriori indagini. Belletti ha di recente chiesto di essere convocata ed è stata sentita per due ore in Procura dal pm Luca Bertuzzi, accompagnata dai legali.
“Mamma Tonina chiede di capire una volta per tutte se il figlio è morto per un mix di antidepressivi con la cocaina assunta precedentemente, oppure se ci sono altri motivi“, dice l’avvocato Fiorenzo Alessi, riferendosi alle conclusioni delle ultime consulenze medico-legali. Finora le inchieste hanno detto che Pantani morì da solo, in una stanza del residence, chiusa dall’interno. Per un’azione prevalente di psicofarmaci, appunto, così da far pensare più a una condotta suicida, che a un’overdose accidentale. E’ stata fin qui sempre esclusa l’ipotesi di un’assunzione sotto costrizione. In precedenza, dopo le prime indagini, Miradossa patteggiò quattro anni e dieci mesi, tre anni e dieci mesi Ciro Veneruso, per spaccio e morte come conseguenza di altro reato. Il primo avrebbe consegnato al Pirata la dose letale, l’altro l’avrebbe procurata. Poi c’era un altro imputato che aveva rifiutato il patteggiamento e che alla fine è stato assolto dalla Cassazione. Non hanno portato a risultati neppure gli accertamenti, sempre sollecitati dalla famiglia, su un presunto intervento della Camorra al Giro d’Italia del 1999, quando Pantani venne escluso per l’ematocrito alto, il 5 giugno. Per il campione, l’ultimo uomo a realizzare la doppietta Giro-Tour de France nello stesso anno, il 1998, quel giorno di giugno a Madonna di Campiglio fu l’inizio della fine.
“Obiettivo dei genitori è mettere finalmente una parola definitiva, in un senso o in un altro, su questa morte soprattutto dopo che un soggetto, che forse qualcosa sapeva, ha dichiarato, davanti alla Commissione Antimafia, che Marco è stato ucciso”, ha dichiarato l’avvocato Alessi. “E’ difficile che, a distanza di tanti anni, ci possa essere una clamorosa novità, ma è anche vero che la procura sta indagando e ha deciso di ascoltare a lungo la mamma“, ha continuato. “Ora confidiamo che la procura svolga indagini attente e scrupolose”, ha concluso sottolineando che l’obiettivo della mamma di Pantani, Tonina, è “mettersi il cuore in pace”.