Più diagnosi precoci da ottenere attraverso una maggiore collaborazione tra gli specialisti e più consapevolezza da parte dei cittadini. Inoltre è necessaria una migliore organizzazione del sistema di cure in grado di garantire esami e visite in tempi e modalità adeguati. Sono questi i principali punti al centro del Decalogo di Raccomandazioni stilate nell’ambito del progetto “Bersaglio Melanoma”. L’iniziativa è promossa da AIMAME (Associazione Italiana Malati di Melanoma e tumori della pelle), APaIM (Associazione Pazienti Italia Melanoma), Emme Rouge e Melanoma Italia Onlus (MIO). E’ inoltre patrocinata da ADOI (Associazione Dermatologi-Venereologi Ospedalieri Italiani), AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), IMI (Intergruppo Melanoma Italiano) e SIDeMaST (Società Italiana di Dermatologia Medica, Chirurgica, Estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse) e Intergruppo Melanoma Italiano (IMI). “Bersaglio Melanoma” è reso possibile grazie al contributo non condizionato di Pierre Fabre e Eau Thermale Avène. Il Decalogo è discusso e approfondito durante il 27° Congresso Nazionale Annuale dell’Intergruppo Melanoma Italiano (IMI), che si svolge a Torino in questi giorni.
“Il melanoma è una forma di tumore sempre più curabile e guaribile – afferma Ignazio Stanganelli, Presidente IMI, Professore Associato dell’Università di Parma e Direttore del Centro di Dermatologia Oncologica – Skin Cancer Unit dell’Istituto Tumori della Romagna -. Secondo gli ultimi dati disponibili, nove pazienti su dieci sono vivi a cinque anni dalla diagnosi. Il numero di nuovi casi l’anno risulta in aumento e soprattutto preoccupa l’incremento riscontrato tra i giovani. Per tutti questi motivi siamo profondamente convinti che sia necessario favorire la diagnosi precoce anche attraverso le raccomandazioni del progetto ‘Bersaglio Melanoma’”. Il documento, stilato nei mesi scorsi, ha individuato dieci punti su cui intervenire: visite specialistiche entro 30 giorni dal sospetto, utilizzo costante del dermatoscopio, visita di screening approfondita, interventi chirurgici e refertazione istologica tempestivi, comunicazione medico-paziente adeguata, utilizzo del test molecolare BRAF, approccio multidisciplinare alle cure e follow up. “È necessario rispettare tempi prestabiliti nella somministrazione degli esami diagnostici e nella consegna dei risultati – spiega il prof. Stanganelli -. Lo stesso vale per la comunicazione tra medico e paziente che deve essere migliorata dal momento che circa la metà dei malati deve ritirare l’esito dell’esame istologico presso uno sportello. Nelle Raccomandazioni invece si consiglia che la diagnosi sia comunicata direttamente dal medico al suo assistito”. “Attraverso il documento vogliamo intervenire a 360 gradi per ridurre drasticamente le diagnosi avanzate – prosegue il prof. Stanganelli –. Abbiamo voluto raccoglierle e condividerle con le istituzioni competenti. In particolare siamo convinti che sia necessario quanto prima incentivare campagne di prevenzione primaria e secondaria. L’obiettivo deve essere informare i cittadini sulle regole della corretta esposizione al sole, sui rischi legati all’uso delle lampade solari e sull’importanza del controllo regolare dei nei da parte del dermatologo. L’esempio positivo è quello dell’Australia che negli ultimi anni è riuscita a ridurre drasticamente i nuovi casi di melanoma grazie anche a iniziative rivolte all’intera popolazione. Anche in Italia è stato dimostrato il calo di incidenza del melanoma invasivo, dopo decenni di costante aumento, nella popolazione giovane”.
Le associazioni pazienti, nella persona di Chiara Puri Purini, hanno presentato il Decalogo al Congresso IMI. “I risultati del progetto ‘Bersaglio Melanoma’ – conclude Chiara Puri Purini – sono rilevanti per i dermatologi, i cittadini e le istituzioni, perché tutti hanno un ruolo nella prevenzione primaria e secondaria dei tumori. Il Decalogo è già stato divulgato e presentato al grande pubblico e alle Istituzioni (al Ministro della Salute Roberto Speranza e al Sottosegretario Piepaolo Sileri). Come Associazioni dei Pazienti, forti dei risultati e potendo contare su un Board di esperti, intendiamo continuare nel dialogo con le Istituzioni per ottenere un tavolo mirato alla definizione di un programma di screening nazionale (per le persone a rischio) e per realizzare un piano nazionale di educazione dei giovani”.