Vaia e Gismondo contro il vaccino ai bambini: “questa non è scienza, è fanatismo”

Covid-19, Vaia (Spallanzani) e Gismondo (Sacco) contro il vaccino ai bambini: "sappiamo che non hanno complicanze da questo virus, dalla vaccinazione più rischi che benefici. L'immunità di gregge non ci sarà mai, è un virus stagionale e non ha senso rincorrere il 90% di vaccinati"
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Mentre la curva dei contagi continua lentamente a risalire, nel dibattito politico e sociale italiano dilaga l’ormai consueta “caccia all’untore” che inevitabilmente con più dell’86,5% della popolazione italiana vaccinata, vede un particolare accanimento contro quella piccola parte di non vaccinati, nonostante si tratti soltanto di 7 milioni e 300 mila italiani di cui ben 4 milioni sono giovani tra 12 e 39 anni che non corrono alcun rischio dal Covid-19.

Tra gli over 40 il tasso di vaccinazione è del 92%, con appena 3 milioni di non vaccinati su 36 milioni e mezzo, eppure assistiamo ad un costante aumento anche dei ricoverati al punto che si paventa il passaggio in “zona gialla” delle Regioni più colpite dalla quarta ondata. E’ evidente che in questi dati c’è qualcosa che non torna, e l’efficacia dei vaccini non è tale da determinare la fine dell’emergenza.

Proprio sul tema dei vaccini, oggi il direttore dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive, lo Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, ha rilasciato un’intervista molto interessante a Libero. Secondo Vaia, la nuova ondata dipende “in parte dalla perdita d’efficacia del vaccino in chi vi si è sottoposto a gennaio-febbraio, ma poi anche alla stagionalità: questa è una malattia prevalentemente respiratoria, che pertanto esplode in autunno e inverno, quando si vive maggiormente al chiuso e le temperature più rigide predispongono di più” (un particolare da ribadire ogni qualvolta qualche mente geniale blatera ancora di lockdown, strumento opposto al contrasto al virus che invece bisognerebbe combattere incentivando la gente a stare il più possibile all’aperto, ndr).

Sui vaccini, Vaia si dice soddisfatto del lavoro svolto in Italia, ma precisa che “si sbaglia a descrivere il vaccino come una pozione magica, che ti trasforma in Superman o Superwoman. Dobbiamo dare la certezza all’opinione pubblica che chi si vaccina non fa una cortesia a nessuno se non a se stesso, e adesso il governo dovrebbe impegnarsi per fare una fortissima operazione di persuasione verso le case farmaceutiche perché aggiornino i vaccini e li strutturino sulle nuove varianti. Dobbiamo rimodulare i vaccini e dirlo, basta dare la sensazione che vacciniamo per smaltire le scorte. Lo so che non è così ma spesso si avverte questa sgradevole sensazione. Inutile rincorrere un’immunità di gregge che non ci sarà mai, in una ricerca ossessiva della performance numerica. Non conta quanti cittadini sono stati inoculati ma quanti sono davvero protetti. Dire che il 90% delle persone è vaccinato non significa nulla, è come mischiare pere con mele: vaccinato con che cosa, quando, quante volte?. E’ inoltre sbagliato a livello di comunicazione parlare di terza o quarta dose. Come ho più volte detto, non dobbiamo arrivare a cappuccino, cornetto e vaccino. Guai a dare questa sensazione! Meglio dire che ogni anno, soprattutto chi appartiene a categorie fragili o esposte, dovrà fare un richiamo con un vaccino un po’ diverso da quello precedente, esattamente come gli anziani che ogni autunno offrono il braccio a un’iniezione anti-influenzale. Vi sono consolidati studi che dimostrano chiaramente come questa malattia sarà stagionale con richiami annuali fino a quando, come accaduto con altri, non scomparirà del tutto“.

Vaia si dice contrario al vaccino per i bambini, e smonta la clamorosa bufala che circola in queste ore, alimentata da molte dichiarazioni fallaci di altri pseudo esperti, secondo cui sarebbero i bambini vettori del contagio di questa quarta ondata. Un dato che non trova alcun riscontro nei bollettini ufficiali, con l’età media dei contagiati che è risalita a 42 anni dopo aver raggiunto i 26 anni a luglio in piena estate. “I bambini – ha infatti spiegato Vaiahanno una vita sociale meno intensa degli adulti, frequentano poco o affatto i mezzi pubblici, stanno per lo più in ambienti protetti dove tutti sono vaccinati, come le scuole. Si dice che i piccoli si contagiano e contagiano anche gli altri ma analizzando i dati non si può dire che al momento la loro incidenza sul propagarsi del virus sia forte. Sul vaccino il punto è sempre il calcolo tra rischi e benefici. Qualsiasi farmaco può dare effetti collaterali, la strategia corretta è evitare il rischio quando, anche se basso, non è indispensabile. Se un bambino ha già di suo delle altre patologie gravi, conviene vaccinarlo, per proteggerlo da un virus che, associato ad altre malattie, può rivelarsi grave. Se invece è sano, non vedo necessità di vaccinarlo. Almeno data la situazione odierna, poi le cose possono sempre cambiare. Vaccinare i bambini per proteggere gli anziani? La solidarietà sociale da chi ha meno di dodici anni rasenta l’ideologia e il fanatismo. Il vaccino non va fatto ai bambini per impedirgli di contagiare gli adulti, ma solo se sono fragili di loro”.

Anche Maria Rita Gismondo, direttore del laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, è fortemente dubbiosa sulla vaccinazione anti Covid ai bambini. “Non sono a priori perplessa nel vaccinare i bambini da 5 a 11 anni ma per qualsiasi tipo di impiego farmacologico è necessario avere dei numeri significativi di sperimentazione“, ha spiegato in diretta Tv a “Stasera Italia” su Rete 4. “L’FDA americana ha provato il vaccino nella fascia 5-11 anni con una sperimentazione di 4000 soggetti, 3002 circa vaccinati, gli altri di controllo. Ecco, dal punto di vista squisitamente statistico è un lavoro che non ha senso. Aspettiamo che ci siano le decine di migliaia per avere un significato e per capire che il rischio-beneficio sia quello di vaccinare i bambini. Sappiamo che i giovani ma soprattutto i bambini grazie al cielo non hanno forme gravi da questo virus, in quella fascia di età la severità della malattia e la mortalità è praticamente zero. Peraltro, sappiamo che l’immunità di gregge non sarà mai raggiunta, quindi il rapporto rischio-benefici ad oggi non sembra giustificarne la vaccinazione. Credo che il Covid sia ancora un problema sanitario importante, ma certamente non meno di quella pandemia silente che non suscita alcun interesse mediatico, causata dalla mancata assistenza sanitaria generata dall’emergenza Covid. Non conosco il motivo. Certo è che tra tanta comunicazione su Covid, si potrebbe dare spazio anche al resto della sanità, che non è meno importante. Parliamo sempre e troppo di Covid e le altre patologie? E i malati oncologici? E chi soffre di problemi cardio-respiratori e di tanti altri problemi? Sono ancora migliaia di interventi chirurgici restano in lista di attesa. Ora stanno finalmente riprendendo molte chemioterapie, dopo che alcune sono state addirittura sospese. C’è l’assoluta necessità di garantire da parte dello Stato pari attenzione. Bisogna rassicurare la gente e dirle che riavrà la sanità totale, non solo Covid. La sospensione della sanità ordinaria e la paura di recarsi in ospedale per paura del contagio ha provocato un aumento del 20% della mortalità cardiovascolare e di quella in generale. Gli effetti del Covid sugli screening oncologici e sul trattamento dei tumori del seno e del colon-retto suggeriscono all’incirca 10.000 morti nella prossima decade in eccedenza per tumore del seno e del colon-retto, che è pari all’1% di aumento dei decessi per queste tipologie di tumori. Siamo di fronte a un’altra pandemia di cui nessuno parla“.

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