Virus respiratorio sinciziale: reparti pediatrici sotto pressione

Il virus respiratorio sinciziale quest’anno preoccupa i genitori dei bambini sotto i due anni, i più colpiti
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La situazione pandemica ha generato delle criticità negli ospedali che in questo momento sono particolarmente affollati. Il virus respiratorio sinciziale quest’anno preoccupa i genitori dei bambini sotto i due anni, i più colpiti. “Sia nelle strutture del Nord che in quelle del Sud si vive un momento particolarmente complicato – spiega il professor Luigi Orfeo, Presidente nazionale SIN (Società Italiana di Neonatologia) e Direttore terapia intensiva neonatale dell’Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina di Roma –. La situazione viene peggiorata dalla concomitanza con il Covid. Infatti, mentre le persone di età più avanzata sono vaccinate, i bambini sotto i 12 anni non hanno strumenti di protezione e molti di loro vengono contagiati. Siamo in attesa dell’autorizzazione dell’EMA per l’estensione della vaccinazione alla fascia 5-11 anni, che dovrebbe arrivare a breve.”

Il virus si presenta con tosse e raffreddore, che possono poi evolvere in bronchioliti. Nel 2021 è arrivato in anticipo, complici le misure di contenimento da Covid adottate lo scorso anno, che ne avevano bloccato la diffusione. Due bambini di 5 e 11 mesi di Napoli e La Spezia, purtroppo, non hanno superato l’infezione.

Questo virus è molto frequente e rappresenta la prima causa di ricovero ospedaliero sotto l’anno di età – sottolinea il professor Orfeo –. È facile contrarlo se si frequentano luoghi affollati, come la scuola. Esistono alcuni aspetti ai quali i genitori possono fare attenzione, come ad esempio la perdita dell’appetito. Alla comparsa dei primi sintomi è importante una visita pediatrica. Non esiste una terapia specifica ma cogliendo per tempo i segnali e con un pronto intervento pediatrico si può evitare il ricovero in ospedale, che si renderebbe necessario in caso di peggioramento della respirazione.”

Come Società Italiana di Neonatologia prestiamo particolare attenzione a tutti i piccoli pazienti, compresi i prematuri – conclude il prof. Orfeo –. Per i nati prima della 29esima e fino alla 35esima settimana è prevista una profilassi con anticorpo monoclonale, che viene somministrata entro i primi sei mesi. Dalla 29esima alle 35esima è consigliata nei bambini che presentano fattori di rischio. Consiste in 5 iniezioni intramuscolari da effettuare una volta ogni 30 giorni, da novembre a marzo, la stagione epidemica. Considerato l’anticipo della stagione epidemica, in alcuni casi è anche possibile una sesta dose ad aprile. Per i bambini più grandi la sola protezione passa dall’igiene primaria, con le stesse precauzioni che abbiamo imparato con il Covid: lavaggio e disinfezione delle mani, mascherine, attenzione a non frequentare luoghi chiusi e affollati, distanziamento. Lo scorso anno li abbiamo tenuti al sicuro proprio in questo modo.

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