Il risanamento del sito industriale di Bagnoli: un caso unico al mondo? L’interrogativo sciolto nel nuovo libro di Benedetto De Vivo

Benedetto De Vivo e coautori smascherano una "favola": Bagnoli non è un caso unico al mondo ma un ex sito industriale come ve ne sono centinaia di migliaia di altri, in varie parti del mondo
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Che la bonifica dell’ex sito industriale di Bagnoli sia un caso unico al mondo è una «favola». Questo, in estrema sintesi, è la risposta che scrivono, nero su bianco, Benedetto De Vivo e coautori, nel loro recente libro, sciogliendo così l’interrogativo presente nel titolo «Il risanamento di un sito industriale dismesso. Bagnoli: davvero un caso unico al mondo?», La Valle del Tempo, Napoli, 2021.

Il recupero ambientale del sito era apparso da subito, in particolare, a Benedetto De Vivo un’operazione ordinaria per la quale servivano somme modeste, sin da quando aveva iniziato a lavorare sul sito di Bagnoli.

A chiedere il contributo di Benedetto De Vivo, per la sua grande esperienza in materia, già allora riconosciuta ed apprezzata a livello internazionale, fu allora Assessore all’Ambiente della Provincia di Napoli, Giuliano Cannata, che nel 1996 lo indicò come rappresentante della Provincia di Napoli nella Commissione di Esperti, di supporto al Comitato di Alta Sorveglianza, che “controllava” le attività della società partecipata Bagnoli Spa, istituita per legge nel lontanissimo 1996, alla quale era stato, appunto, affidato il compito della riqualificazione dell’area. Le cose però non sono andate nel senso che De Vivo aveva auspicato. Da allora di cose fatte non se ne vedono, ma le cronache sono sempre state piene di notizie in merito per raccontare di fiumi danaro pubblico spesi inutilmente, di processi penali, di decisioni dei giudici contabili nonché di accuse dell’opinione pubblica a una classe dirigente, nazionale e locale, che, per sottrarsi alle conseguenze della propria insipienza, ha inventato proprio la favola che Benedetto De Vivo e coautori smascherano: Bagnoli non è un caso unico al mondo ma un ex sito industriale come ve ne sono centinaia di migliaia di altri, in varie parti del mondo, per il cui recupero si è provveduto con celerità e con pochi soldi. L’area di Bagnoli, invece, è ancora chiusa al quartiere e alla collettività intera, ma si è speso più che in tantissimi altri siti ex industriali in Europa e negli USA, che però sono tornati alla fruizione collettiva. Di risultati tangibili per i cittadini, invece, a Bagnoli, nemmeno l’ombra. Solo una instancabile e frenetica attività amministrativa: piani, accordi di programma, progetti di bonifiche, varianti urbanistiche, analisi, controanalisi, perizie, sentenze del Tar, del Consiglio di Stato, commissariamenti, interminabili riunioni di «cabine di regia», ecc. in base ai quali sono stati impegnati ingentissimi fondi. Ultimo di questi piani è quello redatto durante il periodo di commissariamento, che va dal 2014 ad oggi, secondo il quale occorrerebbe per Bagnoli una bonifica totale, scavando metri e metri di terra (fino a quasi 6 metri di profondità). Questo piano stima la spesa in circa due miliardi di euro: sì, avete letto bene: 1.800 milioni di euro, per essere precisi!

Ma Benedetto De Vivo e co-autori, oggi come allora, chiariscono, con questo prezioso volume, che il sito può essere recuperato con una spesa ragionevole, come accade in tantissime altre parti del mondo, dalla Germania agli Stati Uniti d’America.

La speranza è che finalmente i decisori pubblici prendano una pausa di riflessione. La riflessione appare, infatti, l’unico vero assente in questa storia, che ha visto decisori pubblici febbrilmente impegnati in attività progettuali necessarie per la spesa di ingenti risorse pubbliche, in un trentennio di emergenza permanente. Un’emergenza che ha sempre impedito di fare l’unica cosa davvero utile: fermarsi a riflettere sulle soluzioni concrete che potrebbero riconsegnare ai cittadini un sito fruibile in tempi rapidissimi, se solo si accettasse l’idea che per fare questo è non solo possibile ma necessario spendere molto meno di quanto finora ipotizzato.

Il Sindaco Manfredi ha recentemente dichiarato alla stampa che la questione Bagnoli va studiata attentamente. Parole che lasciano sperare in un cambio di rotta, cioè a una soluzione economica e rapida della vicenda. A condizione, però, che la questione venga studiata sui testi giusti. Il primo di questi è il libro di Benedetto De Vivo e co-autori, che non solo racconta la storia di questa incredibile vicenda, che li ha visti impegnati anche come consulenti della Procura della Repubblica nell’ambito del processo sulla bonifica di Bagnoli, ma che alla fine ci indica la strada maestra: quella della messa in sicurezza permanente. Da leggere attentamente è, infatti, anche la postfazione, scritta da Benedetto De Vivo e dall’ingegnere Eric Roberts, un’autorità statunitense – consulente di U.S. EPA- Environmental Protection Agency (l’ing. Roberts si avvale della collaborazione  internazionale di B. De Vivo, nel campo del recupero dei siti industriali dismessi, definiti brownfield sites). I due esperti spiegano come, per il sito di Bagnoli, «la soluzione potrebbe essere meno complicata, più veloce e relativamente più economica» di tutte quelle finora ipotizzate.

Carlo Iannello

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