La NASA è stata costretta a rinviare di qualche il giorno il lancio dell’attesissimo telescopio spaziale James Webb, frutto di una collaborazione internazionale tra NASA, Agenzia Spaziale Europea (ESA) e Agenzia spaziale canadese CSA. Si tratta del secondo rinvio per il successore del telescopio spaziale Hubble: il lancio non avverrà prima del 24 dicembre. Il motivo dovrebbe essere un problema tecnico “al 99% dovuto ad una connessione, ad una interfaccia, quindi un problema di facile risoluzione“, ha chiarito il Responsabile dei Programmi di Volo dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), Stefano Bianchi, nel corso di una conferenza – cui hanno preso parte anche la Project Scientist del telescopio spaziale James Webb ESA, Antonella Nota, e il responsabile dello sviluppo delle operazioni scientifiche del telescopio spaziale James Webb ESA, Marco Sirianni.
La conferenza stampa era stata organizzata dall’Agenzia Spaziale Europea in vista del lancio di Webb (previsto inizialmente per il 22 dicembre) per fare il punto su questa straordinaria missione che promette di svelare nuovi misteri dell’universo. Bianchi ha riferito però che il lancio ha subito un rallentamento perché “purtroppo è stato scoperto ieri che nella trasmissione dei dati attraverso lanciatore, dati che vengono da alcuni strumenti del satellite, in particolare strumenti di comunicazione, ci sono delle cadute dei dati: dei dati vanno persi”. “Ovviamente – ha spiegato – bisogna capire da dove viene il problema che, al 99%, è legato ad una connessione, ad una interfaccia quindi” è un problema “di facile risoluzione”. Però “bisogna capire se non sia un problema legato invece agli strumenti del satellite perché – ha proseguito il responsabile dei Programmi di Volo dell’ESA – se ci fosse invece un problema sui sistemi di comunicazione, che trasmettono i dati e che ricevono i dati, sarebbe gravissimo e quindi bisogna risolvere il problema prima di partire. Prima i tecnici della NASA devono risolvere il problema dei dati e poi verrà fissata la nuova data di lancio”, ha chiarito Bianchi. Ma gli esperti dell’ESA sono molto confidenti: “nei prossimi giorni sapremo la nuova data”, ha aggiunto Bianchi.
Marco Sirianni ha inoltre assicurato: “ho lavorato su Webb dal 2008, qualche giorno di ritardo lo accettiamo senza alcuna preoccupazione. La cosa importante è avere la certezza che al momento del lancio i problemi siano tutti risolti”. “Questi progetti così ambiziosi – ha osservato Antonella Nota – richiedono tempo ed è normale per un progetto di questa complessità che, dal momento in cui c’è l’idea al giorno del lancio, richiede dai 20 ai 25 anni. Anche per Hubble è stato così e, insomma, un giorno di ritardo è normale”.
E’ alta l’aspettativa degli scienziati sul lavoro che il telescopio potrà realizzare una volta lanciato nello spazio. “Ci aspettiamo immagini spettacolari“ dell’universo ma “ci vorranno 200 giorni per averle. Ci sarà un periodo di qualche mese per aggiungere i dettagli a immagini che saranno spettacolari: quello sarà il messaggio al mondo che Webb è pronto”, ha detto Nota. “Webb farà delle scoperte che magari nemmeno ci aspettiamo” e l’Agenzia Spaziale Europea “ha investito un sacco di lavoro per anticipare al grande pubblico cosa vedrà e quali scoperte sono attese da Webb. Ci sono tante attività e il pubblico verrà preso per mano” in questa nuova avventura della scienza, ha aggiunto.
Hubble – lanciato nel 1990 – “ha aperto la strada ma anche il nuovo telescopio James Webb” continuerà ad arricchire la scienza di tutto il mondo “perché questi osservatori hanno contribuito alla democratizzazione della scienza“, visto che “chiunque – nella comunità astronomica internazionale – può avanzare una proposta di osservazione” utilizzando questo straordinario strumento, ha affermato Nota. “Il primo ciclo di osservazione è già tutto distribuito”, i progetti di ricerca e di osservazione che si potranno realizzare con Webb sono già tutti assegnati ma, “con la giusta motivazione, la richiesta di utilizzo di Webb è veramente aperta a tutti” ed i dati “saranno aperti e pubblicati subito”. “Quello che si scoprirà con James Webb farà sognare intere generazioni di studiosi“, ha scandito Stefano Bianchi.