Valensise (INGV): “il terremoto di oggi a Milano è ‘fratello’ di quello del 2012 in Emilia Romagna, la Pianura Padana è compressa da Alpi e Appennino”

Paura questa mattina al Nord Italia per un terremoto con epicentro a Bonate Sotto (Bergamo). L'esperto INGV a MeteoWeb: "sisma originato dalla compressione attiva tra Alpi e Appennini"
MeteoWeb

Tanta paura questa mattina al Nord Italia, ed in particolare in Lombardia, per un terremoto di magnitudo ML 4.4 con epicentro a 2 km est da Bonate Sotto (Bergamo), avvenuto alle 11:34:47, ad una profondità di 26 km.

La Pianura Padana è un’area stretta da Sud e Nord: l’Appennino la comprime in direzione Nord, Nord/Est, e le Alpi verso Sud: è come se fosse una fisarmonica,” ha spiegato ai microfoni di MeteoWeb il sismologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Gianluca Valensise. “E’ una compressione attiva tra Alpi e Appennini,” quello odierno “è un terremoto ‘fratello’ del sisma del 2012 in Emilia, ovviamente ridotto“.
Storicamente, “i terremoti nella Bergamasca non sono molto forti, lo sono maggiormente nel Bresciano: ad esempio si può citare un evento medievale, nel 1222, di magnitudo 6/6.5,” ha ricordato l’esperto INGV.
La situazione sismica “peggiora andando verso Est, verso Brescia, poi si entra nelle vere e proprie zone sismiche. Bergamo è l’ultimo punto dove si registrano eventi, mentre la zona del Milanese è praticamente asismica,” ha concluso Valensise.

Il sisma di oggi con epicentro nella Bergamasca è un fenomeno compressivo: una placca – quella adriatica, di cui fa parte anche la pianura padana e che è collegata alla placca africana – preme a nord su quella europea. In questa spinta la placca europea viene spostata ogni anno di un millimetro, accorciandosi verso nord“, spiega il direttore dell’Osservatorio Nazionale Terremoti dell’INGV, Salvatore Stramondo.Un terremoto di magnitudo sopra 4 in quest’area non si verificava dal ’79, che in tempi geologici vuol dire l’altro ieri“, ricorda Stramondo, che aggiunge: “nella spinta ricevuta, la placca europea finisce sotto quella adriatica a nord, che la sovrasta. Il fenomeno in quest’area è compressivo, dunque una cosa diversa dal meccanismo caratterizzato invece dalla faglia. Per capire questo movimento sismico basta immaginare due mani che premono l’una contro l’altra generando uno scivolamento laterale. Tecnicamente si definisce regime tettonico compressivo con una componente di movimento laterale, ovvero ‘transpressivo’. Un sisma di questo tipo si è verificato ad esempio in Emilia nel 2012 (anche qui il meccanismo dominante è compressivo), qualcosa di totalmente diverso dai terremoti appenninici avvenuti all’Aquila e ad Amatrice, caratterizzati invece da meccanismi distensivi”.

E’ un terremoto che definiamo leggero, tra 4 e 5 sono relativamente bassi, in Italia i terremoti solitamente fanno danni quando sono oltre 5.5“, ha dichiarato all’ANSA Carlo Doglioni, presidente dell’INGV. “Di faglie ce ne sono decine sparse sul territorio nazionale in grado di dare terremoti importanti, non c’è – spiega Doglioni – una singola faglia, ce ne sono tantissime, in Appennino ce n’è una ogni 5 chilometri”. Nell’area di oggi, in particolare, “ci sono eventi ogni 20 anni”. Ma per arrivare a un terremoto devastante nel Nord Italia bisogna tornare al sisma di Verona del 1117, con una magnitudo di 6.5: “passare da 4.4 a 6.5 vuol diventare aumentare l’energia di 1000 volte, il che può dare enormi danni. Questo ci dice anche che i terremoti sono rari, ma ci possono essere”. E per questo, “visto che non sappiamo se ci sarà un terremoto domani o tra 100 anni, è importante – ricorda Doglioni – costruire in maniera antisismica, approfittare del sisma bonus per rendere le case più sicure“.

Secondo un approfondimento pubblicato su INGVterremoti, “in base al modello di pericolosità per il territorio nazionale, la pericolosità sismica dell’area interessata dal sisma è considerata media“.

Il Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani “evidenzia, nelle aree adiacenti, terremoti con magnitudo inferiore a 5 (quadrati gialli), come gli eventi sismici con epicentro vicino a Bergamo dell’8 marzo 1593 (magnitudo stimata Mw 4.86) e  del 22 agosto 1606 (Mw 4.86) mentre più recentemente è stato registrato il 9 febbraio 1979 un evento sismico di magnitudo Mw 4.78,” spiegano gli esperti INGV.

Dalla consultazione del DBMI15 “si evince che la massima intensità riportata (VI-VII MCS) per la città di Bergamo è legata agli eventi storici elencati appena indicati“.

Per il terremoto odierno, “la mappa di scuotimento calcolata dai dati delle reti sismiche e accelerometriche INGV e DPC mostra dei livelli di scuotimento fino al V-VI grado MCS“.

Il terremoto “è stato risentito in tutta la Lombardia e nelle regioni limitrofe, come evidenziato dai questionari compilati sul sito di “Hai sentito il terremoto?”. Il terremoto è stato risentito con intensità fino al V-VI grado MCS,” concludono gli esperti INGV.

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