A 30 anni dalla sua nascita, la stazione ENEA di Osservazioni Climatiche dell’isola di Lampedusa diventa il primo sito ‘sentinella’ in Europa per il monitoraggio integrato del ciclo del carbonio in atmosfera e in mare, nell’ambito della rete di ricerca europea ICOS[1] alla quale partecipano centinaia di scienziati e ricercatori che operano in oltre 150 stazioni di 13 Paesi. Nelle acque dell’isola siciliana, sono stati infatti installati nuovi strumenti hi-tech che raccolgono informazioni e dati strategici sulla concentrazione della CO2 e sugli scambi tra atmosfera e oceano che vengono resi disponibili a oltre 200 organizzazioni scientifiche[2]. L’istallazione è stata realizzata nell’ambito del progetto PRO-ICOS-MED, coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) in collaborazione con ENEA e CREA e finanziato con oltre 13 milioni di euro dal Ministero dell’Università e della Ricerca.
“Il Mediterraneo è tra le are più soggette al cambiamento climatico in atto e l’isola di Lampedusa, con le sue dimensioni ridotte e la sua orografia, è considerata un luogo ideale per osservare l’atmosfera lontano dall’influenza diretta delle attività umane e da particolari condizioni atmosferiche”, spiega Francesco Monteleone del Laboratorio ENEA di Osservazioni e Misure per l’Ambiente e il Clima e responsabile scientifico del progetto. “I nuovi strumenti si affiancano all’insieme di servizi e infrastrutture della Stazione, dove da anni vengono condotti progetti di ricerca e campagne di misura, nel contesto di collaborazioni a livello nazionale, europeo e internazionale”, aggiunge Monteleone.
“Nell’ambito del Progetto ICOS è inoltre in fase di realizzazione un ‘sito ecosistemico’ che permetterà di quantificare gli scambi di CO2 tra atmosfera e macchia mediterranea: l’obiettivo è di fare di Lampedusa un osservatorio unico della rete ICOS, in grado di fornire informazioni integrate sui comparti marino, terrestre e atmosferico, e un quadro complessivo del ciclo del carbonio in un regione particolarmente critica del Mediterraneo – sottolinea Giandomenico Pace, responsabile del Laboratorio ENEA di Osservazioni e Misure per l’Ambiente e il Clima – Lampedusa è in grado di offrire alla comunità scientifica informazioni integrate sull’evoluzione e sugli scambi di CO2 tra i differenti comparti, fondamentali per comprendere cause ed effetti del cambiamento climatico. Grazie alla lungimiranza nel realizzare delle infrastrutture stabili, all’impegno dei ricercatori, al supporto di ENEA, la Stazione è diventata un vero e proprio ‘faro’ nel Mediterraneo e il potenziamento in corso ne ha rafforzato il ruolo strategico a livello internazionale”, conclude.
Nello specifico sono stati installati sistemi innovativi per misurare la pressione di CO2, sensori per la rilevazione di pH, radiazione, clorofilla e materia organica disciolta, temperatura, pressione, conducibilità e ossigeno, per il controllo in continuo degli scambi con l’atmosfera. Parallelamente, in collaborazione con l’Area Marina Protetta delle Isole Pelagie, il Comune di Lampedusa e l’Università di Firenze, è stato installato su una boa costiera dell’Area Marina Protetta delle Isole Pelagie, un sistema per il monitoraggio in continuo dell’ambiente e degli ecosistemi marini costieri, con un focus anche su indicatori essenziali come la Posidonia oceanica, che svolge un ruolo chiave nella mitigazione al cambiamento climatico. Questa attività è finanziata dal progetto ES PA (Energia e Sostenibilità per la Pubblica Amministrazione Pon Governance 2014-2020), che supporta le PA regionali e locali sui temi dell’energia e della sostenibilità.
La stazione di Osservazioni Climatiche ENEA dell’isola di Lampedusa
La stazione di Osservazioni Climatiche ENEA dell’isola di Lampedusa è una infrastruttura di ricerca nel Mediterraneo dedicata alla misura di parametri di rilevanza per il clima. L’infrastruttura comprende attualmente l’osservatorio atmosferico, situato sull’isola (35.52°N, 12.63°E) e dedicato alla ricerca dei cambiamenti nella struttura e composizione dell’atmosfera e dei loro effetti sulla radiazione superficiale, e l’osservatorio oceanografico, in mare aperto (35.49°N, 12.47°E), composto da una boa strumentata con vari sensori per la ricerca delle interazioni aria-mare e la validazione di osservazioni satellitari.
Le attività di rilievo internazionale comprendono:
- le misure atmosferiche di concentrazione di gas serra che contribuiscono alla Global Atmosphere Watch (GAW) – la rete mondiale per lo studio del cambiamento climatico che coinvolge circa 80 Paesi nell’ambito dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO);
- le misure per la caratterizzazione degli aerosol nella colonna atmosferica nell’ambito della rete AERONET (AErosol RObotic NETwork) della NASA;
- il monitoraggio in continuo di temperatura, ossigeno, salinità e pH del mare in un sito costiero superficiale (17 m) al fine di rilevare eventuali anomalie nella prateria di Posidonia oceanica che svolge servizi chiave per la mitigazione al cambiamento climatico[3]. Quest’attività è coordinata da ENEA in collaborazione con l’Area Marina Protetta delle Isole Pelagie, il Comune di Lampedusa, l’Università di Firenze, ed è finanziata dal progetto ES PA, che supporta le PA regionali e locali sui temi dell’energia e della sostenibilità,
- lo studio dell’interazione, distribuzione e caratteristiche di componenti atmosferici quali nubi, gas e aerosol (questi ultimi di origine naturale e antropica), e loro effetti sul bilancio radiativo terrestre, anche nell’ambito dell’infrastruttura europea ACTRIS (Aerosols, Clouds, and Trace Gases Research InfraStructure);
- gli studi sull’evoluzione dei gas serra e il ruolo di oceano e vegetazione nel ciclo del carbonio nell’ambito della infrastruttura di ricerca europea ICOS (Integrated Carbon Observation System);
- il monitoraggio dei gas ad effetto serra nell’ambito della rete Global Greenhouse Gas Reference Network della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration, USA);
- le attività per approfondire il legame fra inquinamento atmosferico e la diffusione del COVID-19 nell’ambito del progetto PULVIRUS condotto da ENEA, ISS e SNPA;
- le collaborazioni con istituzioni nazionali ed internazionali per la misura della concentrazione di ozono e delle proprietà chimico-fisiche del particolato atmosferico (PM), e per misure ionosferiche e sismiche.
[1] La rete di ICOS Italia comprende 17 stazioni: 10 per l’ecosistema, 4 per l’oceano e 3 per l’atmosfera. ICOS (Integrated Carbon Observation System) è l’infrastruttura di ricerca che fornisce misure di alta qualità sul ciclo del carbonio, sulle emissioni di gas serra e sulla loro concentrazione atmosferica a scala europea e studia le tre componenti atmosfera, oceano ed ecosistema.
[2] Gli strumenti installati su di una boa strumentata – l’Osservatorio Oceanografico – si integrano con le misure sulla evoluzione della concentrazione di gas ad effetto serra raccolte dall’Osservatorio Atmosferico.
[3] La Posidonia oceanica costituisce l’habitat naturale di molti organismi animali e vegetali ed è in grado di assorbire grandi quantitativi di CO2, di liberare nell’ambiente fino a 20 litri di ossigeno al giorno per m2 di prateria, esercitando una notevole azione di protezione della linea di costa dall’erosione.