Nella storia della climatologia internazionale emerge la personalità scientifica di Filippo Eredia (1877-1948), uno dei massimi esperti del mondo nella previsione del tempo atmosferico che dalla sua Catania portò la meteorologia a progredire significativamente. La sua fama di studioso, che ne fece la prima autorità della climatologia italiana, si diffuse all’estero dove fu chiamato a far parte di numerose commissioni internazionali e di varie società scientifiche. Fondò la Rivista di Meteorologia Aeronautica e l’Istituto di Aerologia, si prodigò per la costituzione della rete meteorologica dell’Aeronautica e per l’impianto di Osservatori Scientifici.
Fu un esploratore della materia non solo tra i carteggi scientifici, perché prese parte a numerose spedizioni scientifiche, tra cui quella polare di Amundsen e quella di Umberto Nobile con l’aeromobile “Italia”, nonché a numerose trasvolate transoceaniche e ricognizioni aeree su Mediterraneo e Africa.
Abbiamo intervistato Mirella Eredia, nipote di Filippo, che con l’aiuto della figlia Valeria Petitto che ne cura l’archivio, ci ha raccontato non solo della sua ricerca scientifica, della sua personalità gioviale, della sua ironia e delle sue passioni come quella per la musica; ma anche del modo in cui il territorio e l’Italia tutta ricorda questo caposaldo della climatologia italiana e internazionale.
Quali sono secondo lei i momenti più importanti della ricerca di Filippo Eredia?
“Filippo Eredia fu il primo che intuì la straordinaria teoria del fisico norvegese Vilhelm Bjerknes, la adottò e la implementò con la ricerca applicata all’area del Mediterraneo, zona climatica più difficile per la presenza delle catene montuose (Alpi, Appennini, Pirenei). Studiò la distribuzione e le caratteristiche della temperatura, della pioggia, della nebulosità e dell’umidità portando a termine una notevole mole di lavoro e legando per sempre il suo nome alla climatologia italiana. Quando la navigazione aerea cominciò a svilupparsi e a progredire, con la conseguente crescita delle esigenze e dei problemi della meteorologia aeronautica, Filippo Eredia si specializzò in questo campo, prodigandosi per la costituzione della rete meteorologica dell’Aeronautica e per l’impianto di osservatori scientifici, nonché assistendo personalmente i numerosi raids aerei del tempo (le spedizioni del Norge, la trasvolata atlantica di De Pinedo, diversi raid aerei nel Mediterraneo e trasvolate atlantiche a squadre).
L’impostazione data da Filippo Eredia al servizio meteorologico fu riconosciuta a livello mondiale come una delle migliori del mondo“.
Come nacque il suo interesse per la meteorologia?
“Dopo la maturità, si iscrisse alla Facoltà di Fisica presso l’Università di Catania e ancora studente, nell’agosto 1897, divenne assistente volontario presso l’Osservatorio Astrofisico di Catania, sotto la guida di Annibale Riccò. La sua carriera scientifica iniziò così e con un primo lavoro sulle temperature di Catania calcolate in base a 82 anni di osservazioni, iniziate nel 1817 dal geologo e vulcanologo Carlo Gemellaro. Una volta laureatosi, divenne assistente di ruolo all’Istituto di Fisica dell’Università di Catania e in seguito, dopo aver diretto la Sezione Climatologia dell’Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica di Roma, prese in mano l’Ufficio Presagi del Ministero dell’Aeronautica“.
Quali sono i suoi personali ricordi della figura di Filippo Eredia?
“Sfortunatamente non ho ricordi personali in quanto sono nata 9 mesi dopo la sua morte, avvenuta nel febbraio del 1948. Però dai racconti di mio padre Antonio (suo secondogenito) e delle mie zie, ho saputo che era una persona gioviale, molto socievole e soprattutto un grande appassionato del suo lavoro. Non si limitava a studiare al tavolino, prendeva parte alle sperimentazioni, a confronti con altri studiosi, viaggiava molto e spesso si recava all’estero per incontrarsi e relazionarsi con altri studiosi di meteorologia. Non mancava di partecipare a convegni internazionali e prendeva parte in prima persona alle spedizioni. A casa teneva fitte corrispondenze anche grazie alla sua fluente conoscenza del francese e amava molto la musica, infatti, suonava il flauto traverso (a ribadire lo stretto legame tra musica e scienza, frequentissimo nelle grandi menti scientifiche, n.d.r.)“.
Ci può raccontare qualche aneddoto sulla sua passione per la meteorologia?
“La passione per il suo lavoro lo portò a voler far conoscere la scienza della meteorologia ad un pubblico sempre più ampio e diversificato: fu così che negli ultimi anni si dedicò alla divulgazione attraverso articoli di giornali e libri. Spesso le personalità scientifiche rimangono rigidamente vincolate ai loro ruoli, ma non era così per mio nonno, di cui sappiamo che era alla mano e molto simpatico, tanto che sui giornali comparivano spesso testi ironici e barzellette su di lui“.
Come viene ricordato Filippo Eredia sul territorio?
“L’aeroporto di Catania Fontanarossa, fu intestato fin dalla sua nascita a Filippo Eredia. Purtroppo, nel 2007, gli eredi di Angelo D’Arrigo, deltaplanista italiano, chiesero di far cambiare l’intestazione dell’aeroporto a suo nome. Malgrado numerosi interventi da parte nostra e di una parte della comunità scientifica, venne deciso, per non prendere posizione, di far intitolare l’aeroporto alla memoria di Vincenzo Bellini. Tuttavia, all’interno della vecchia ala dell’aeroporto fu posto, nel 1992, un busto di Filippo Eredia e ancora oggi si trova lì presente. Un altro busto si trova, fin dal 1951 (stesso anno di inaugurazione dell’aeroporto di Catania), a Catania, ai giardini Bellini. Sempre a Catania sono stati intitolati a mio nonno, fin dagli anni Cinquanta, un istituto tecnico agrario (oggi denominato I.I.S. “E. Fermi- F. Eredia”) e una strada; inoltre, una targa ricordo in sua memoria è apposta sullo stabile in cui nacque, in via Garibaldi. Non solo Catania, ricorda Filippo Eredia, poiché diverse strade portano il suo nome in Italia: da Roma, a Lecce, a Motta Sant’Anastasia e Biancavilla; e nel Palazzo dell’Aeronautica di Roma, vi è tutt’oggi esposto un suo ritratto ad olio. Di recente, nel 2007 venne inaugurata, nelle vicinanze del rifugio Sapienza sull’Etna, una stazione meteorologica professionale intitolata a Filippo Eredia – Etna Sud. Si tratta della stazione meteorologica a più alta quota della Sicilia“.
Voi discendenti, invece, come tenete in vita la sua eredità scientifica?
“Ho ereditato dalla mia famiglia numerosi faldoni contenenti documenti e fotografie relativi alla sua attività scientifica, insieme ad articoli e scritti di e su Filippo Eredia. Fin da subito li ho messi a disposizione per la consultazione di chi, ricercatore e studioso, fosse interessato alla vita e alle opere di mio nonno. Per far conoscere maggiormente la sua figura, abbiamo poi creato un sito internet (filippoeredia.it) che ha notevolmente implementato le richieste“.