Lo scioglimento del permafrost minaccia danni enormi nell’Artico: a rischio le infrastrutture e il rilascio di tonnellate di carbonio

Una raccolta di studi esamina i cambiamenti fisici, biogeochimici ed ecosistemici legati al disgelo del permafrost e gli impatti associati
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Circa il 30-50% delle infrastrutture circumpolari fondamentali nell’Artico potrebbe essere ad alto rischio di danni a causa dello scongelamento del permafrost dovuto al riscaldamento antropogenico, suggerisce un articolo pubblicato sulla rivista Nature. I risultati fanno parte di una raccolta, realizzata da vari gruppi di ricerca internazionale, tra cui l’Istituto di Tecnologia della California e le Università di Oulu in Finlandia e Wageningen nei Paesi Bassi, che esamina i cambiamenti fisici, biogeochimici ed ecosistemici legati al disgelo del permafrost e gli impatti associati.

Le regioni del permafrost artico immagazzinano quasi 1.700 miliardi di tonnellate di carbonio congelato e in fase di scongelamento. Il riscaldamento antropogenico minaccia di rilasciare una quantità sconosciuta di questo carbonio nell’atmosfera, influenzando il clima in processi noti collettivamente come feedback del carbonio del permafrost. Il disgelo del permafrost rappresenta anche una notevole minaccia per l’integrità delle infrastrutture polari e di alta quota.

Jan Hjort e colleghi riferiscono che, con il riscaldamento antropogenico, circa il 69% delle infrastrutture residenziali, industriali e dei trasporti nelle regioni del permafrost si trova in aree con un alto potenziale di disgelo del permafrost vicino alla superficie entro la metà di questo secolo. Di conseguenza, i costi delle infrastrutture legati al degrado del permafrost potrebbero salire a decine di miliardi di dollari entro la seconda metà del secolo. Ad esempio, in Russia, si stima che il costo totale del supporto e della manutenzione delle infrastrutture stradali a causa del degrado del permafrost dal 2020 al 2050 raggiunga circa 7 miliardi di dollari per la rete esistente, senza ulteriori sviluppi. Gli autori notano che esistono numerose tecniche per alleviare questi impatti. Tuttavia, concludono, è necessaria una migliore comprensione delle regioni ad alto rischio affinché i metodi di mitigazione siano efficaci.

L’incidente avvenuto nel 2020 a Norilsk, in Siberia, è un esempio dei disastri che lo scioglimento del permafrost può provocare. A Norilsk si è verificata una catastrofe ambientale a causa della rottura di alcuni serbatoi e la conseguente perdita di migliaia di tonnellate di carburante nei fiumi e nel mare Artico.

In una seconda revisione della raccolta, Sharon Smith e colleghi osservano che l’aumento della temperatura del permafrost varia spazialmente a causa delle interazioni tra clima, vegetazione, manto nevoso, spessore dello strato organico e contenuto di ghiaccio al suolo. Nel permafrost più caldo (temperature vicine a 0°C), i tassi di riscaldamento sono in genere meno di 0,3°C per decennio, come si vede nelle regioni subartiche. Tuttavia, nel permafrost più freddo (temperature inferiori a -2°C) come si vede nell’Artico ad alta latitudine, è visibile un riscaldamento fino a circa 1°C per decennio. Smith e coautori concludono che è necessaria una maggiore comprensione delle interazioni a lungo termine tra il permafrost e l’ambiente circostante per ridurre l’incertezza sullo stato termico del permafrost e la sua risposta futura.

Gli articoli di questa raccolta delineano i progressi compiuti nella comprensione del permafrost e del suo ruolo nel Sistema Terra, ma anche le vaste incertezze e le continue incognite. La cooperazione sarà fondamentale per prevedere e mitigare gli impatti del disgelo del permafrost.

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