Il Green Pass è stato presentato come uno strumento che avrebbe aiutato a contrastare la pandemia ma in realtà si è portato dietro delle falle che hanno reso tutto più complicato. Tra i primi ad essere vaccinati in Italia ci sono stati medici ed operatori sanitari, che ormai sono arrivati alla terza dose di vaccino, se non addirittura alla quarta. È il caso di Angelo Guarino, 61 anni, medico di medicina generale a Legnago (Verona), primo medico di base in Italia ad aver ricevuto già nel 2021 quattro dosi di vaccino Pfizer-BioNTech.
Eppure Guarino, che è anche medico vaccinatore e dottore della casa di riposo del suo paese, è costretto a lavorare senza Green Pass. Il motivo? Il sistema informatico sanitario per il rilascio del certificato verde è andato in “tilt” e non sono state registrate tutte le dosi di vaccino che ha ricevuto. Guarino si è autosomministrato la sua terza dose per non sprecare vaccini che avanzava ed essere certo di avere il Green Pass necessario per lavorare secondo le leggi attuali ma è stata proprio la terza dose a non essere registrata e da lì sono iniziati i problemi.
“Con tutto quello che sta succedendo, e con sanitari che si contagiano con tre dosi, sono contento di essere coperto da quattro. Non ho avuto effetti collaterali, se non male al braccio per un paio di giorni. E devo avere un «fondoschiena» non da poco, poiché non mi sono mai infettato, nemmeno quando all’inizio assistevo un’ottantina di anziani in casa di riposo, con mascherine e protezioni che te le raccomando”, ha spiegato il medico.
Tuttavia, a causa dei problemi informatici, il suo certificato verde non è aggiornato e risulta scaduto il 15 dicembre scorso. Questo significa che Guarino lavora da quasi un mese sottoponendosi a tamponi ma ora con la nuova legge del Super Green Pass sul posto di lavoro risulta persino non in regola! “Sono costretto ad agire alla stregua di un no-vax, contro i quali sono anche tollerante, sebbene siano un serio problema. Sono riuscito a convincerne 2-3 a vaccinarsi, ma ho ancora pazienti non immunizzati, di cui uno di 62 anni che è intubato in terapia intensiva”, racconta il medico. La Usl 9 scaligera ha promesso che il programma informatico sbloccherà la sua situazione, ma intanto il Green Pass non è ancora arrivato.
Guarino racconta tutta la storia delle sue quattro dosi sulle pagine del Corriere. “Io, come medico, ho fatto le prime due dosi di Pfizer il 6 e 28 gennaio 2021 in ospedale a Legnago. Poi con l’entrata in vigore del Green Pass, che prima era della durata di 12 mesi e, poi, di 9, mi sarei trovato ad ottobre con il certificato che scadeva. Il 13 agosto mi sono trovato in ambulatorio con 6 dosi di Pfizer che dovevo somministrare a 4 persone e che sarebbero scadute dopo 6 ore. Solo che nessuna di queste quattro persone si è presentata. Avevo in ambulatorio anche una signora no-vax, che ho cercato di convincere a farsi vaccinare, ma non c’è stato niente da fare. Ho persino chiamato mio figlio Andrea, che aveva la prenotazione sei giorni dopo, ma neanche lui è venuto perché aveva un impegno. Quindi mi sono detto: non voglio buttare via vaccini, mi autosomministro la terza dose così sistemo anche il certificato verde”, spiega.
“Il 6 dicembre”, prosegue il medico, “mi è arrivato un sms dal Ministero della Salute che mi informava che dopo 9 giorni, quindi il 15, mi sarebbe scaduto il Green Pass. Questo perché non era stata registrata la mia terza dose del 13 agosto. Il 14 dicembre ero in casa di riposo a vaccinare e anche in quell’occasione mi avanzavano delle dosi, così ho pensato di farmela iniettare dall’infermiera presente per risolvere il problema del certificato verde. Avevo passato giorni a chiamare i numeri verdi, ma o non rispondono, oppure non riescono a risolvere la questione. Solo una dottoressa è riuscita a farsi carico della cosa e forse riesce a venirne a capo facendo registrare la quarta dose del 14 dicembre come terza. Ma fin che non vedo, non credo. Io sto esercitando da un mese fuori dalla grazia di Dio: mi sono autodenunciato all’Ordine dei medici e all’Usl, ma non è possibile una tale situazione. Sappiamo che non tutto funziona a dovere, ma siamo al paradosso: persone ligie al dovere e che lavorano onestamente, faccio dalle 10 alle 12 ore al giorno, rischiano di incappare in sanzioni o se non in peggio, mentre ci sono “furbetti” che girano con Green Pass falsi o da positivi e la portano fuori. Dobbiamo combattere con meccanismi burocratici che si accaniscono con gli onesti e non sono l’unico caso: ci sono molte persone che si vaccinano e non gli viene registrata la dose, costringendoli a deliri amministrativi per ottenere il Green Pass”, conclude Guarino.