Cresce la Space Economy globale che conta ricavi a livello di mercato globale da 371 miliardi di dollari, di cui il 73% riconducibile all’industria satellitare che include servizi satellitari di telecomunicazione, navigazione ed osservazione della Terra, prodotti per l’equipaggiamento a Terra come sensori, antenne o Gps. Sono questi alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio Space Economy della School of Management del Politecnico di Milano, presentata questa mattina al convegno “La Space Economy per la competitività e lo sviluppo sociale del Paese”. La ricerca evidenzia che, complessivamente, le stime 2021 di crescita sono rimaste costanti rispetto all’anno precedente il cui valore era stimato a 366 miliardi di dollari. Gli investimenti in Space Economy sono già significativi in tutto il mondo. Per i programmi spaziali si stima una somma dei budget governativi a livello globale tra 86,9 miliardi e 100,7 miliardi di dollari. Per entità di spesa, nell’anno fiscale 2021, appena dopo gli Stati Uniti (ampiamente al primo posto nel mondo con gli 43,01 miliardi di dollari), viene l’Europa con 11,48 miliardi di dollari, seguita da Cina, Russia, Giappone e India: grazie a Copernicus, Egnos e Galileo, l’Ue possiede sistemi spaziali di livello mondiale, con più di 30 satelliti in orbita (e l’intenzione di raddoppiarli nei prossimi 10-15 anni) e una previsione di spesa di 14,8 miliardi di euro nel periodo 2021-2027, la somma più alta mai stanziata prima.
Ben 88 Paesi nel mondo investono in programmi spaziali, 14 dei quali hanno capacità di lancio. Analizzando gli investimenti dei singoli Paesi in relazione al Pil (0,06% nel 2019), il nostro Paese si colloca al sesto posto al mondo, dopo Russia, Usa, Francia, India e Germania, e al terzo in Europa. Con 589,9 milioni di euro, l’Italia è il terzo contribuente all’European Space Agency nel 2021, dopo Francia (1065,8 milioni) e Germania (968,6). Ma sono significativi anche gli investimenti privati nelle startup della Space Economy. Nel 2021, si stimano complessivamente 12,3 miliardi di euro di finanziamenti a livello globale, una cifra rilevante con un sempre maggiore coinvolgimento del mercato azionario: ben 606 imprese nel 2021 si sono quotate tramite il meccanismo di Spac (Special Purpose Acquisition Company), contro una sola nel 2020.
In orbita 4.838 satelliti: massa totale di 564 tonnellate
La Space Economy globale cresce anche in termini di satelliti in orbita. I ricercatori dell’Osservatorio Space Economy della School of Management del Politecnico di Milano hanno rilevato che nel 2021 se ne contano in totale 4.838, con un aumento in particolare dei piccoli satelliti sotto i 600 chili: solo nel 2020 ne sono stati lanciati il 40% (pari a 1.202 satelliti) di quelli lanciati negli ultimi 10 anni. La massa totale dei satelliti orbitanti è di circa 564 tonnellate, “in un trend di aumento costante che porta con sé certamente grandi opportunità, ma anche il rischio di inquinamento dello spazio e di collisioni involontarie tra carichi operativi e detriti spaziali“, osservano i ricercatori.
Nel PNRR 1,49 miliardi: impatto diretto sugli obiettivi green
L’Italia è tra i 9 Paesi del mondo dotati di un’agenzia spaziale con un budget di oltre 1 miliardo di dollari all’anno. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede il finanziamento diretto allo spazio per 1,49 miliardi di euro. Anche se ingenti, le risorse stanziate copriranno solo una quota degli investimenti per alcune linee di intervento: SatCom, Osservazione della Terra, Space factory, Accesso allo Spazio, In-orbit Economy e Downstream, rileva ancora la ricerca dell’Osservatorio Space Economy. Questo, sottolineano i ricercatori, è “un segnale di per sé positivo per il settore, ma non ancora pienamente maturo nella visione di medio-lungo periodo se si considera il contributo che la Space Economy può dare al raggiungimento degli obiettivi strategici degli stessi PNRR e Green Deal europeo”.
“La ricerca spaziale infatti può contribuire alla transizione digitale e ecologica, alla mobilità sostenibile, all’inclusione e alla salute. Le nuove infrastrutture SatCom saranno centrali per lo sviluppo della telecomunicazione, della crittografia quantistica, della telemedicina. La protezione del pianeta e la transizione ecologica richiedono applicazioni avanzate di osservazione dallo spazio. La mobilità intelligente e la guida autonoma potranno svilupparsi solo con sistemi satellitari di posizionamento e geo-localizzazione. In questo contesto, l’integrazione delle tecnologie digitali in infrastrutture spaziali di nuova generazione costituisce il cuore della New Space Economy, la frontiera decisiva per lo sviluppo di servizi innovativi ad elevato valore aggiunto”, rimarca la ricerca.
Le tecnologie satellitari sono inoltre tra i driver rilevanti per raggiungere i 17 Sustainable Development Goals (SdGs) – lo strumento adottato a livello globale per valutare la sostenibilità delle attività economiche e sociali. Ad esempio, permettono di realizzare mappe di copertura del suolo per sviluppare modelli climatici o immagini multispettrali e radar per costruire modelli predittivi sulla deforestazione. O ancora di creare mappe di suscettibilità sulle zone a rischio frane, di monitorare i livelli di inquinamento o le dune nel deserto.
L’Osservatorio Space Economy ha studiato l’adozione di applicazioni satellitari per la sostenibilità, analizzando in particolare il contributo dell’Osservazione della Terra, della Navigazione e della Comunicazione ai diversi dg. Ne emerge come l’Osservazione della Terra può avere un impatto diretto su 10 Sustainable Development Goals e indiretto su altri 6, la Navigazione un impatto diretto su 6 e indiretto su altri 9, la Comunicazione un impatto diretto su 4 e indiretto su altri 11. Ad esempio, l’Osservazione della Terra e la Navigazione possono avere un ruolo concreto nell’ottimizzare il suolo agricolo avendo un impatto sull’Sdg 2 di ”Zero Hunger”. Mentre i sistemi di monitoraggio remoto degli impianti possono influire positivamente sull’Sdg 7 di ”Affordable and Clean Energy” che si prefigge di garantire l’accesso all’Energia.
“Per l’Italia nel 2021 la Space Economy è stata un settore chiave di sviluppo”
Nel 2021 in Italia, la Space Economy si è accreditata come settore chiave per lo sviluppo del Paese. Angelo Cavallo e Antonio Ghezzi, direttori dell’Osservatorio Space Economy che oggi ha diffuso il report sulla Space Economy, sottolineano che “la Space Economy assumerà un ruolo strategico sempre più rilevante per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità e transizione dell’agenda europea e italiana”. “In questa prospettiva, per l’Italia il 2021 ha rappresentato una tappa fondamentale in cui il settore ha saputo accreditarsi come uno dei fattori chiave per la competitività internazionale e lo sviluppo sociale del Paese. La sfida futura sarà far corrispondere i risultati alle aspettative suscitate“, affermano.
“Il 2021 è stato un anno importante per la crescita dell’attività spaziale, testimoniata dall’aumento del numero di satelliti in orbita, dall’accelerazione nei viaggi spaziali con civili realizzate da aziende come SpaceX, Blue Origin, Virgin Galactic, ma soprattutto dalla consapevolezza diffusa sulla rilevanza strategica della Space Economy”, sottolineano inoltre Paolo Trucco e Franco Bernelli Zazzera, Responsabili scientifici dell’Osservatorio Space Economy. “Oggi la Space Economy è sempre più centrale nelle dinamiche di innovazione cross-settoriale delle attività economiche, nel dibattito pubblico e nelle politiche industriali di molti Paesi. I prossimi anni saranno fondamentali per un pieno sviluppo dei servizi e l’ampliamento delle opportunità, con il PNRR e il New Deal Europeo a trainare innovazione e nuove infrastrutture nel nostro Paese”, affermano ancora.
Sul fronte dell’innovazione della Space Economy, i ricercatori dell’Osservatorio rilevano che l’utilizzo di dati di origine spaziale per fini commerciali sulla Terra è il pilastro fondante della Space Economy Innovation. La riduzione delle barriere di accesso allo spazio, con la miniaturizzazione dei satelliti, la riduzione dei costi di lancio e regolamentazioni meno stringenti, hanno portato negli ultimi anni alla nascita e rapida crescita di diverse startup che nel 2021, a livello mondiale, hanno raccolto 12,3 miliardi di euro di finanziamenti. Inoltre, le aziende Upstream (industria spaziale) si stanno aprendo al dialogo con attori privati in settori non spaziali e con i policy-maker alla ricerca di nuove opportunità di servizi. Le startup innovative stanno portando innovazione anche nelle modalità di fare impresa nello spazio. Anche nel Downstream stanno nascendo startup con opportunità a cogliere nell’integrazione di dati, sistemi e tecnologie. Gli attori End-User sono sempre più interessati a tecnologie e servizi spaziali, in particolare grandi player dell’energy&utility e aziende di rilevo del mondo insurance, ma potenzialmente anche real estate, logistica e agricoltura. L’edizione 2021 dell’Osservatorio Space Economy è stata realizzata con il supporto dei partner Accenture, Acea, Avio, e-geos, Enel, Prysmian Group, PwC, Telespazio, Unipol, Thales Alenia Space Italia e gli sponsor Data Reply, Edison, Ohb.