“Una caratteristica interessante del Sistema Solare è la sua architettura a riflessione speculare che è composta da quattro pianeti terrestri interni (Mercurio, Venere, Terra e Marte) e quattro pianeti giganti gassosi esterni (Giove, Saturno, Urano e Nettuno) divisi dalla cintura degli asteroidi. Nessun altro sistema esoplanetario simile al nostro è stato ancora scoperto”, si legge in uno studio, condotto da Nicola Scafetta (Università di Napoli Federico II) e Michael J. Bank (Danbury Music Centre) e pubblicato sulla rivista Frontiers in Astronomy and Space Sciences.
In questo studio, “ispirandoci alla teoria musicale, riscriviamo le equazioni di Geddes e King-Hele per simmetrie speculari tra le distanze dei pianeti del Sistema Solare in una forma elegante e compatta utilizzando la potenza 2/3 dei rapporti delle lunghezze del semiasse maggiore di due pianeti vicini (otto coppie, compresa la cintura degli asteroidi)”, scrivono Scafetta e Bank.
“Questa metrica suggerisce che il Sistema Solare potrebbe essere caratterizzato da una struttura in scala e simile a uno specchio rispetto alla cintura di asteroidi che mette in relazione i pianeti terrestri e gioviani. Queste relazioni sono basate su un rapporto 9/8 moltiplicato per potenze di 2, che corrispondono musicalmente all’intervallo dell’Epogdoon pitagorico (una Seconda Maggiore) e alla sua aggiunta con una o più ottave. Estensioni dello stesso modello vengono discusse e trovate compatibili anche con gli ancora ipotetici asteroidi vulcanoidi rispetto agli oggetti transnettuniani”, si legge nello studio.
“La relazione trovata suggerisce anche che l’auto-organizzazione planetaria del nostro sistema potrebbe essere generata dalle risonanze 3:1 e 7:3 di Giove, che sono già note per aver modellato la cintura degli asteroidi. Il modello proposto prevede le principali lacune degli asteroidi di Kirkwood e il rapporto tra i parametri orbitali planetari con una precisione del 99%, che è tre volte migliore rispetto a un modello alternativo di risonanza armonica recentemente proposto per il Sistema Solare. Inoltre, i rapporti delle coppie planetarie vicine corrispondono a quattro “consonanze” musicali aventi rapporti di frequenza di 5/4 (terza maggiore), 4/3 (quarta perfetta), 3/2 (quinta perfetta) e 8/5 (sesta minore); la probabilità di ottenere questo risultato in modo casuale ha p < 0,001”, scrivono i ricercatori.
“Le consonanze musicali sono toni “piacevoli” che si relazionano armoniosamente quando suonati insieme, il che suggerisce che le orbite dei pianeti del nostro Sistema Solare potrebbero formare una sorta di struttura gravitazionalmente ottimizzata e coordinata. La modellazione fisica indica che le perturbazioni che non conservano l’energia potrebbero portare un sistema planetario in uno stato periodico auto-organizzato con caratteristiche vagamente simili a quelle che si trovano nel nostro Sistema Solare. Tuttavia, la nostra scoperta specifica suggerisce che l’organizzazione planetaria del nostro Sistema Solare potrebbe essere piuttosto peculiare e basata su strutture dinamiche più complesse e sconosciute”, scrivono gli autori dello studio.
“È interessante notare che i sette pianeti del Sistema Solare Trappist-1 (identificati b, c, d, e, f, g e h) presentano una serie di rapporti di risonanza orbitale approssimativi nei periodi dei pianeti adiacenti (da b ↔c a g ↔ h) che comprende le stesse consonanze. Pertanto, suggeriamo che i sistemi orbitali quasi stabili potrebbero essere caratterizzati da rapporti di numeri interi standard come quelli che caratterizzano le consonanze musicali”, si legge nello studio. “Il nostro risultato indica che i movimenti orbitali dei principali corpi del Sistema Solare sono probabilmente altamente organizzati. Il nostro modello empirico potrebbe portare alla futura scoperta di importanti strutture dinamiche di sistemi orbitali, che oggi sono ancora sconosciute”, concludono Scafetta e Bank.
La figura riassume graficamente la relazione a scala e a specchio scoperta tra i semi-assi maggiori dei vari pianeti e anelli di asteroidi e comete, che sono indicati con la lettera “a”. Ad ogni anello planetario ne corrisponde un altro speculare alla cintura degli asteroidi: ad esempio, Giove-Marte, Saturno-Terra, Urano-Venere, ecc. Ogni copia speculare di anelli planetari è legata a quella adiacente da un fattore 2: in questo modo si genera un rapporto di scala (1, 2, 4, 8, ecc.) tra le coppie planetarie. Il rapporto fondamentale è 9/8 che corrisponde, ad esempio, al rapporto tra le frequenze di un Re e un Do nella scala musicale. L’equazione complessiva è molto facile da ricordare, descrive completamente la distribuzione delle masse del sistema solare e ha una chiara interpretazione musicale dimostrando così che Pitagora e Keplero erano nel giusto nel ritenere che il sistema solare fosse caratterizzato da una “musica delle sfere”.