Gli analisti della NASA hanno realizzato un modello dell’espulsione di massa coronale (CME) che ha lasciato il Sole lo scorso 6 febbraio.
Colpirà prima Venere e poi la Terra:
L’impatto che interesserà Venere il 9 febbraio non causerà una tempesta geomagnetica: non può per il semplice fatto che il pianeta gemello della Terra non ha un campo magnetico globale generato internamente. La collisione eroderà invece una piccola quantità di atmosfera dalle nuvole non protette di Venere.
L’impatto sulla Terra il 10 febbraio si verificherà in modo diverso: il campo magnetico del nostro pianeta intercetterà la CME, impedendogli di raggiungere l’atmosfera sottostante. I riverberi dell’impatto potrebbero innescare una tempesta geomagnetica classe G1 (di livello debole, su una scala che va da 1 a 5, ma comunque in grado di interferire nelle comunicazioni radio) con aurore ad alta latitudine che potrebbero anche spingersi oltre il Circolo Polare Artico.
La CME è stata scagliata nello Spazio il 6 febbraio da un’eruzione solare di lunga durata verificatasi nella macchia solare AR2939. L’esplosione ha raggiunto un picco classificato di categoria C3, considerata debole. Tuttavia, l’intensità è stata compensata dalla lunga durata: quasi 3 ore.
Il brillamento ha conferito più potenza alla CME di quanto potrebbe suggerire la sua debole valutazione C3.
Cos’è un brillamento solare (o flare)
I brillamenti solari sono le più violente esplosioni del Sistema solare, e si possono osservare anche su molte altre stelle: sono improvvisi aumenti di luminosità ben visibili nella bande dei raggi X, ma ci può essere emissione un po’ in tutte le bande, dal radio ai gamma. Nella banda X emette radiazione la corona solare, la parte più esterna dell’atmosfera del Sole, caratterizzata da tenue plasma a milioni di gradi. Durante i brillamenti, il plasma raggiunge temperature ben al di sopra dei 10 milioni di gradi e una luminosità che può superare quella dell’intera corona.
In ordine crescente di potenza, le classi sono A, B, C, M e X. Ogni classe è dieci volte più potente di quella precedente.
I flare hanno un andamento caratteristico della luminosità: un aumento repentino, seguito da una diminuzione molto più graduale. Non durano molto, da qualche minuto a qualche ora al massimo, e sono localizzati in piccole regioni sulla superficie del Sole.
Essendo canali magnetici chiusi che trattengono il plasma solare, queste regioni sono per lo più a forma di arco. A volte la forza del brillamento è tale da generare eruzioni solari, con nubi di plasma che vengono proiettate nello Spazio. I brillamenti sono più frequenti in periodi di alta attività solare, in presenza di intensi campi magnetici delle macchie. La causa dei flare viene fatta risalire a instabilità magnetiche, che accelerano particelle e liberano energia rapidamente, provocando l’aumento repentino della luminosità, seguito da un raffreddamento più graduale.
Cos’è un’espulsione di massa coronale
Un’espulsione di massa coronale (CME, acronimo dell’inglese coronal mass ejection) è un’espulsione di materiale dalla corona solare. Il materiale espulso, sotto forma di plasma, è costituito principalmente da elettroni e protoni: quando questa nube raggiunge la Terra può disturbare la sua magnetosfera.
Cos’è una tempesta geomagnetica
Quando sul Sole si verificano fenomeni di attività improvvisa e violenta, come i brillamenti, vengono emesse grandi quantità di particelle ad alta energia che viaggiano velocemente nello Spazio, a volte scagliate in direzione della Terra: questa corrente di particelle viene frenata e deviata dal campo magnetico terrestre, che a sua volta ne viene disturbato e distorto.
Quando avviene questo “impatto” la magnetosfera terrestre (la regione attorno alla Terra pervasa dall’azione del suo campo magnetico) subisce un forte contraccolpo che può causare blackout temporanei nelle reti elettriche o nei sistemi satellitari di comunicazioni. Alle tempeste geomagnetiche è anche associato il ben noto fenomeno delle aurore polari.
Il massimo solare del Ciclo Solare 25
Il Sole si sta avvicinando a un periodo noto come massimo solare, la parte più attiva del suo ciclo di 11 anni. Durante il massimo, il campo magnetico del Sole, che genera le espulsioni di massa coronale e altre condizioni meteorologiche solari, è al suo massimo, provocando tempeste sempre più forti.
Si prevede che l’attività solare aumenterà gradualmente fino a luglio 2025, a quel punto rallenterà e si avvicinerà a un nuovo minimo solare, secondo la NASA.