L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia-Osservatorio Etneo ha comunicato che, dopo la fine dell’attività parossistica dell’Etna segnalata in precedenza, “persiste una debole e discontinua attività esplosiva intracraterica, che produce una debole emissione di cenere, dispersa in atmosfera nel settore nord occidentale del vulcano“.
Il flusso lavico dal Cratere di Sud-Est “appare non più alimentato ed in raffreddamento. Il fronte ha raggiunto una quota stimata, da osservazioni di terreno, a circa 2850 m sul livello del mare, ad Ovest di Monte Frumento Supino. Dalla breccia presente sul fianco meridionale del SEC, dalla quale ha avuto origine il flusso piroclastico descritto nel comunicato n° 538, si osservano tuttora piccoli crolli di materiale instabile, con conseguenti piccole emissioni di cenere“.
“Sono state segnalate ricadute di materiale piroclastico prodotto dall’attività parossistica, sugli abitati nel quadrante Nord Ovest dell’edificio vulcanico (in particolare a Maletto) e fino alla costa tirrenica della Sicilia, a S. Agata di Militello e Capo d’Orlando“.
L’ampiezza media del tremore vulcanico “attualmente mostra un andamento abbastanza stazionario su valori medi e sorgenti ubicate in corrispondenza dei crateri centrali, ad una elevazione di circa 2800 m sul livello del mare. Il tasso di occorrenza degli eventi infrasonici è medio, con sorgenti prevalentemente localizzate nell’area del cratere Bocca Nuova“.
“Dopo le variazioni osservate nelle serie temporali della rete tilt (in particolare alla stazione di Cratere del Piano), i segnali delle reti di monitoraggio delle deformazioni del suolo (tilt e GNSS) non hanno mostrato ulteriori variazioni significative“.
A partire dalle 11:25 “si è registra un’anomalia termica localizzata alla base sud orientale del cratere di Sud Est, a circa 3.000 metri di altezza, in corrispondenza della quale viene emessa una modesta quantita’ di cenere,” hanno concluso gli esperti INGV.