Il parossismo etneo del 10 febbraio 2022 sera “è stato certamente uno dei più spettacolari che abbiamo visto in questi ultimi 12 mesi, fra tantissimi altri parossismi spettacolari. E’ stato anche molto violento, con fontane di lava che hanno superato di gran lunga i 1000, forse anche 1500 m, sopra la cima, e una colonna eruttiva che si è alzata più di 10 km“: a fare il punto sull’eruzione dell’Etna è il vulcanologo dell’INGV di Catania Boris Behncke. “C’era di tutto e di più – ha proseguito l’esperto – fulmini, il crollo di una parte del cono (dovuto probabilmente all’apertura di una fessura eruttiva in quel fianco) del Cratere di Sud-Est, e flussi piroclastici.
Fenomeno considerato non tanto tipico dell’attività dell’Etna, ma piuttosto dei vulcani “violenti” in Indonesia, Giappone, Sud America o magari anche del Vesuvio (che però dorme profondamente), i flussi piroclastici sono una sorta di valanghe di gas caldo cariche di frammenti di lava, e sono il fenomeno più letale e distruttivo che un vulcano possa produrre. Sappiamo che nella sua storia geologica l’Etna abbia prodotto flussi piroclastici anche importanti, soprattutto 15 mila anni fa, durante le eruzioni cataclismiche alla fine della sua fase “Ellittico”. Ma da alcuni decenni, i flussi piroclastici sono entrati in maniera sempre più insistente nel repertorio della nostra “vulcanessa”, e ormai si vedono durante molti dei frequenti episodi parossistici al Cratere di Sud-Est, dovuto alle sue particolari caratteristiche morfologiche e strutturali (fianchi ripidi ed instabili)“.
Il vulcanologo ha anche segnalato le “scene registrate la sera del 10 febbraio 2022, da casa nostra a Tremestieri Etneo, che fanno vedere come si sono formati due dei diversi flussi piroclastici durante la fase più intensa del parossismo al Cratere di Sud-Est – prima uno verso sinistra (sud-sud-ovest), poi, dopo una strana pausa nell’attività esplosiva, un secondo verso destra (sud-est) e oltre il campo di vista“.