Volgendo lo sguardo più a lungo termine, quindi sulla possibile evoluzione stagionale, visto che il breve periodo non pone grossi elementi di sconvolgimento se non qualche “strisciata” a carattere più freddo, ma con poca incisività, si notano, negli ultimi aggiornamenti, possibili segnali di cambiamento. Naturalmente si parla di lungo termine, quindi solo di possibili ipotesi evolutive sulla base, peraltro, di indicazioni che potrebbero cambiare già nel corso dei prossimi aggiornamenti. Nella sostanza, da qualche run a questa parte si notano, nelle simulazioni modellistiche, ed essenzialmente nella parte medio-alta dell’atmosfera, ossia nella Stratosfera intorno ai 30.000 m, riscaldamenti progressivi e per qualche fase anche significativi.
Ricordiamo che in questa sezione atmosferica vi è stato un forte raffreddamento nel corso del mese di gennaio, raffreddamento che è stato la causa principale di un rinforzo del Vortice Polare a tutte le quote e, quindi, di una negazione dell’inverno alle nostre latitudini europee, per mancanza di ondulazioni meridionali del VP stesso. Dunque, l’aspetto termico in quella sezione atmosferica andrebbe invertendosi, stando alle simulazioni dei modelli matematici, prospettandosi progressivi riscaldamenti in corrispondenza del Circolo Polare euro-russo a iniziare dal 23/24 febbraio e via via più intensi verso fine mese. Stando ai dati ultimi emessi, intorno ai 30.000 m la temperatura, negli ultimi 4/5 giorni di febbraio, potrebbe aumentare di circa 40/50°C, in particolare in corrispondenza della Novaja Zemlja, nel comparto artico russo tra il Mare di Barents e il Mare di Kara. Sarebbe un aumento consistente in grado certamente di destabilizzare il Vortice Polare Stratosferico, anche con condizionamento di quello Troposferico. Molte sono ancora le incognite, però, circa un cambiamento della circolazione in sede mediterranea. Intanto il riscaldamento più importante è posto a circa 10 giorni, per cui la distanza è ancora esagerata e tutto potrebbe sfumare. Poi, semmai il riscaldamento dovesse effettivamente compiersi e, di conseguenza, anche la destabilizzazione del VP, sarebbe da vedere come si porrebbe il suo asse e con quali influenze verso il Mediterraneo centrale e il territorio italiano. In questo senso, una buona forza potenziale del flusso anti-zonale, in questo inverno caratterizzato da un indice QBO negativo, potrebbe favorire, in termini di irruzioni fredde, buona parte dell’Europa e anche del Mediterraneo. Insomma, stando alle ultime indicazioni termiche provenienti dalla parte medio-alta dell’atmosfera, quindi alla Stratosfera, sarebbero da ipotizzare possibili colpi di coda invernali con l’avvento di marzo, da vedere poi via via in quali fasi del mese con maggiore probabilità e con che consistenza. La redazione di MeteoWeb continuerà a monitorare l’evoluzione del tempo sul lungo periodo, apportando periodici aggiornamenti.