Vulcani, focus su acqua e magma: allo studio un nuovo metodo per prevedere le eruzioni

"Il nostro lavoro collega la profondità alla quale il magma viene immagazzinato alla presenza di acqua, il che è significativo perché l'acqua avvia e alimenta le eruzioni"
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Una ricerca, pubblicata su Science, condotta dagli scienziati del Museo Nazionale di Storia Naturale dello Smithsonian, ha indagato su vari indicatori, allo scopo di sviluppare un nuovo metodo per prevedere in modo più accurato la possibilità di eruzione vulcanica.
Attualmente, hanno spiegato gli esperti, tra i 40 e i 50 vulcani si trovano in stato di agitazione, mettendo in pericolo milioni di persone che vivono nelle vicinanze, ma le previsioni delle eruzioni non sono ancora completamente affidabili.
Il gruppo di studiosi ha analizzato i dati raccolti dalle passate eruzioni vulcaniche monitorate dal Global Volcanism Program dello Smithsonian, ma ha anche anche raccolto informazioni sul campo, in 8 siti nelle isole Aleutine dell’Alaska.
Grazie all’analisi della cenere vulcanica, il team ha condotto indagini mirate e specifiche sulla composizione chimica dei frammenti di magma, rilevando la presenza di acqua. I dati ottenuti sono stati quindi confrontati con le stime relative ad altri 56 vulcani della stessa tipologia ubicati in tutto il mondo. In totale sono stati considerati 3.856 singoli campioni da 62 vulcani.
I ricercatori hanno quindi scoperto che il contenuto d’acqua di un serbatoio di magma era fortemente correlato alla sua profondità di stoccaggio, con il magma con maggiori quantitativi di acqua che tendeva ad essere immagazzinato più in profondità nella crosta terrestre.

Il nostro lavoro collega la profondità alla quale il magma viene immagazzinato alla presenza di acqua, il che è significativo perché l’acqua avvia e alimenta le eruzioni. L’acqua è inoltre associata a bolle di gas e potenzialmente a eruzioni più violente. Comprendere i meccanismi alla base delle eruzioni potrebbe aiutarci a sviluppare un nuovo modello in grado di prevedere le eruzioni con maggiore precisione,” ha evidenziato Dan Rasmussen, a capo del team di ricercatori. “Il prossimo step sarà quello di verificare la veridicità delle nostre osservazioni anche per i vulcani in altri contesti geologici. Ad ogni modo, abbiamo sollevato un’importante interrogativo, e in futuro sarà importante capire da cosa dipende la presenza stessa dell’acqua nel magma“.

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