Equinozio di Primavera 2022: perché la bella stagione inizia oggi 20 Marzo e non il 21, curiosità, proverbi, miti e leggende

Le stagioni non iniziano sempre il giorno 21, in realtà le date esatte di equinozi e solstizi dipendono dalla rivoluzione della Terra
MeteoWeb

La bella stagione è ormai arrivata: l’Equinozio di Primavera 2022, l’inizio della primavera astronomica, scatta il 20 Marzo alle 15:33 UTC (16:33 ora italiana).
Comunemente si ritiene che le stagioni comincino sempre il giorno 21 di marzo, giugno, settembre e dicembre, ma in realtà le date esatte di equinozi e solstizi dipendono dalla rivoluzione della Terra: fino al 2102 l’equinozio di primavera non sarà il 21 marzo, ma il 20 o il 19.
Nel momento dell’equinozio, il Sole, nel suo moto apparente nel cielo, da Sud verso Nord lungo lo Zodiaco, viene a trovarsi all’incrocio tra equatore celeste ed eclittica, che è la proiezione nel cielo dell’orbita terrestre.
La data non è sempre uguale ma varia tra il 19 e il 21 marzo a causa del calendario: l’introduzione di un giorno ogni 4 anni nell’anno bisestile può far oscillare questa data anche di molte ore, ecco perché per tutto il secolo l’equinozio di primavera si verificherà il giorno 19 e 20 marzo e perché accada di nuovo il 21 marzo bisognerà attendere il 2102.

equinozio primavera spazio
Credit: NOAA National Environmental Satellite, Data, and Information Service (NESDIS)

La Terra, a causa del moto di precessione, per compiere un’orbita completa intorno al Sole ci mette 365 giorni più 6 ore. Gli anni bisestili cercano di correggere questo sfasamento, facendo in modo che l’equinozio di primavera si verifichi sempre tra il 19 e il 21 marzo.

Analogamente ai solstizi, gli equinozi sono considerati convenzionalmente il momento di avvicendamento delle stagioni astronomiche sulla Terra. Il nostro pianeta ruota sul suo asse polare una volta ogni 24 ore, determinando in questo modo la consueta alternanza tra giorno e notte, ma la Terra ruota anche lungo la sua orbita intorno al Sole una volta ogni 365,25 giorni, determinando così il ciclo annuale delle stagioni. Quando questi due movimenti si intersecano, ecco i due equinozi: quello di primavera a marzo, e quello di autunno a settembre. Due volte l’anno, quindi, la nostra stella attraversa l’equatore celeste, passando dall’emisfero nord a quello sud o viceversa. In entrambi gli equinozi (boreale e australe), il Sole passa a sud del tropico del Cancro e a nord di quello del Capricorno; allo Zenit equatoriale il Sole si trova declinato di 66°33′ su entrambi i tropici e di 23° 27′ su entrambi i circoli polari.

Come noto, la Terra gira su se stessa ed intorno al Sole lungo un’orbita particolare che si sviluppa sul piano dell’eclittica. Se l’asse di rotazione fosse perpendicolare a questo, il giorno e la notte avrebbero sempre la stessa durata in ogni zona del pianeta (ai poli ci sarebbe sempre luce).
L’asse di rotazione della Terra, però, è inclinato rispetto all’orbita di circa 67°, con tutto ciò che ne consegue.

La parola “equinozio” deriva dal latino “equi” e “nox”, da intendersi come “notte uguale al dì”, definizione puramente teorica in quanto gli effetti della rifrazione atmosferica, il semidiametro del Sole e la parallasse solare fanno sì che negli equinozi la lunghezza del giorno ecceda quella della notte. L’equinozio in realtà dura un istante, e non può coincidere con un’intera giornata. Nei momenti degli equinozi, il giorno è sempre un po’ più lungo rispetto alla notte.

Gli equinozi di marzo e settembre sono quindi i due giorni dell’anno nei quali ha inizio la primavera e l’autunno. Si chiama equinozio di primavera o Punto Gamma o nodo ascendente o Punto d’Ariete, il punto d’intersezione tra eclittica ed equatore celeste in cui il Sole passa dall’emisfero australe a quello boreale (cioè il Sole appare salire a nord dell’equatore celeste). Invece, è detto equinozio d’autunno o punto Omega o nodo discendente o primo punto della Libra, il punto di intersezione tra eclittica ed equatore celeste in cui il Sole passa dall’emisfero boreale a quello australe (cioè il Sole appare scendere a sud dell’equatore celeste).

L’inverno si fa da parte

Archiviato l’inverno, il 20 Marzo 2022 è il giorno dell’equinozio di primavera.
Proviamo a seguire il percorso apparente che il Sole compie nel cielo, lo vediamo sorgere a est, poi culminare quindi tramontare a ovest. Questo percorso apparente, che lo vede passare da un segno zodiacale all’altro, si chiama eclittica e incrocia l’equatore celeste in 2 punti: l’equinozio di primavera e l’equinozio d’autunno. Il Sole viaggia da sotto a sopra l’equatore e, nel nostro emisfero, aumentano le ore di luce e quindi il calore mentre nell’emisfero australe avviene il contrario,” ha spiegato l’astrofisica dell’Inaf Daria Guidetti.

Se ci trovassimo all’equatore nel giorno dell’equinozio, vedremmo sorgere il sole precisamente a est, culminare allo zenit e tramontare a ovest.
L’equinozio di primavera però cade in date variabili, tra il 19 e il 21 marzo, e ciò a causa del calendario: il calendario gregoriano comprende 12 mesi per un totale di 365 giorni, 366 negli anni bisestili. “In realtà però la Terra, a causa del moto di precessione, per compiere un’orbita completa intorno al Sole ci mette 365 giorni più 6 ore. Gli anni bisestili cercano di correggere questo sfasamento, facendo in modo che l’equinozio di primavera si verifichi sempre tra il 19 e il 21 marzo“.

Undici curiosità sull’Equinozio di Primavera

 

Scopriamo 11 curiosità che caratterizzano l’Equinozio di Primavera:

  1. È anche l’Equinozio d’Autunno – L’Equinozio di Primavera nell’emisfero settentrionale coincide con l’Equinozio d’Autunno nell’emisfero meridionale.
  2. Primo Equinozio dell’anno – È il primo equinozio dell’anno. Il secondo equinozio, quello d’Autunno, si verifica il 22-23 settembre di ogni anno. È l’Equinozio di Primavera dell’emisfero meridionale e l’Equinozio d’Autunno di quello settentrionale.
  3. Primo giorno di Primavera – Nell’emisfero settentrionale, astronomi e scienziati utilizzano l’Equinozio di Primavera come segno dell’inizio della Primavera, che termina con il Solstizio d’Estate a giugno, quando inizia l’estate astronomica. Per i meteorologi, invece, la Primavera nell’emisfero nord inizia 3 settimane prima dell’Equinozio, quindi l’1 marzo, e termina il 31 maggio.
  4. Un momento specifico nel tempo – Molte culture in tutto il mondo festeggiano l’intera giornata come Equinozio di Primavera. Tuttavia, in realtà, l’equinozio si verifica in un momento specifico nel tempo, cioè quello in cui il sole attraversa da sud a nord l’equatore celeste, la linea immaginaria nel cielo sopra l’equatore terrestre. In quel momento, l’asse della Terra non è inclinato da o verso il sole, ma è perpendicolare ai raggi del sole. Per l’Italia questo momento avverrà alle 16:33 del 20 marzo. Dopo l’Equinozio, l’emisfero nord inizierà ad inclinarsi verso il sole, il che implica l’allungamento delle giornate.
  5. La data dell’Equinozio può variare – Ricordate quando l’Equinozio di Primavera è stato festeggiato il 21 marzo? L’ultima volta è stato nel 2007 e la prossima sarà nel 2102. Contrariamente alle credenze popolari, l’Equinozio di Primavera può verificarsi il 19, 20 o 21 marzo. Nel XXI secolo, si è verificato il 21 marzo solo per 2 volte: nel 2003 e nel 2007. Un Equinozio al 19 marzo sarà più frequente durante gli ultimi decenni del secolo. Queste date si basano sul momento dell’Equinozio con il fuso orario UTC. A causa dei diversi fusi orari, alcune località potrebbero ritrovarsi a festeggiare l’Equinozio di Primavera un giorno dopo o un giorno prima. Ci sono 3 motivi per i quali la data dell’Equinozio può variare. Innanzitutto, il nostro calendario è solo un’approssimazione del tempo impiegato dalla Terra per orbitare intorno al sole, quindi non è una cifra esatta dei giorni. In secondo luogo, l’orbita ellittica della Terra cambia il suo orientamento rispetto al sole e questo influenza il tempo necessario alla Terra per raggiungere una posizione di 90° nella sua orbita intorno al sole. Infine, anche l’attrazione gravitazionale degli altri pianeti può influenzare l’orbita della Terra.
  6. Notte e giorno di ugual durata? – È opinione comune quella secondo cui il giorno dell’Equinozio tutti gli abitanti della Terra vivano un giorno e una notte di ugual durata, 12 ore di giorno e 12 di notte. Infatti, il termine “equinozio” deriva dalle parole latine “aequus” (uguale) e “nox” (notte). In realtà, la maggior parte dei posti sulla Terra vive più giorno che notte nelle date degli equinozi. Questo avviene per qualcosa che ha a che fare con l’alba, il tramonto e la rifrazione atmosferica della luce solare: questi fattori implicano qualche minuto in più o in meno di luce o oscurità. La maggior parte delle località sulla Terra, ad eccezione di quelle sull’Equatore, ha giorno e notte quasi uguali due volte all’anno. Le date per questo evento, conosciuto anche come equilux, dipendono dalla latitudine della località e possono cadere pochi giorni prima o dopo gli equinozi.
  7. Un uovo in equilibrio – Ogni anno per l’Equinozio di Primavera si sente parlare del giorno perfetto dell’anno per far restare in equilibrio un uovo sulla sua estremità. Molti tentano e a coloro che non riescono nell’impresa spesso viene detto che non era l’esatto momento dell’equinozio. La verità, in realtà, è che non esiste niente di magico sull’Equinozio o sul momento in cui si verifica. Si può riuscire a far stare dritto un uovo sulla sua estremità in qualsiasi giorno dell’anno.
  8. La data di Pasqua – L’Equinozio di Primavera è importante per il mondo cristiano. Nel 325, il Consiglio di Nicea stabilì che la Pasqua sarebbe caduta la prima domenica dopo la prima luna piena che si sarebbe verificata in concomitanza con o dopo l’Equinozio di Primavera. Questa formula è la stessa per i cristiani occidentali e per quelli ortodossi, ma le chiese occidentali utilizzano il calendario gregoriano (quello maggiormente utilizzato nel mondo), mentre gli ortodossi utilizzano ancora il vecchio calendario giuliano.
  9. Diversi monumenti storici onorano l’Equinozio di Primavera – Gli antichi Egizi erano chiaramente colpiti dal potere dell’Equinozio. Infatti costruirono la Grande Sfinge di Giza in modo che indicasse direttamente verso il sole nascente il giorno dell’Equinozio di Primavera. Anche a Stonehenge, in Inghilterra, è davvero un momento magico quando il sole sorge esattamente tra due enormi massi, posizionati circa 4.000 anni fa. Muovendosi verso ovest, il sole del tardo pomeriggio nel giorno dell’Equinozio di Primavera a Chichén Itzá, in Messico, crea l’ombra di un serpente gigante sulla scalinata settentrionale della piramide El Castillo.
  10. Il suo simbolo è un trifoglio – Il trifoglio è la pianta simbolica dell’Equinozio di Primavera. Questo fiore, associato anche al Giorno di San Patrizio, ha molte connessioni con il paganesimo. Può rappresentare le 3 parti dell’esistenza umana (mente, corpo e anima), le 3 incarnazioni della Triplice Dea (fanciulla, madre e vecchia) o i 3 regni di terra, mare e cielo.
  11. È conosciuto anche come Ostara – Non sorprende che i festeggiamenti per la Primavera avvenissero migliaia di anni prima dell’evoluzione del cristianesimo. Uno di questi festival era quello di Ostara, che celebrava la rinascita e la fertilità con la piantagione di nuovi semi. Questi riti derivano dai Celti e dai Sassoni dell’Europa occidentale ed esistevano da molto prima che fossero conquistati dai Romani circa 2.000 anni fa. Ostara è una dea anglosassone che rappresenta l’alba. Dando continuità a queste tradizioni, i moderni pagani celebrano ancora Ostara, combinando banchetti e divertimenti con rituali per promuovere l’equilibrio, per benedire le piantagioni di nuove sementi e per prepararsi ad una stagione di rinascita.

Significato simbolico, miti e leggende

Sia solstizi che equinozi hanno un importante significato simbolico in molte culture del passato, ancora oggi molti appassionati si incontrano agli equinozi attorno alle rovine di Stonehenge, e continuano ad avere un ruolo fondamentale nel calendario. Le piccole discrepanze tra la durata dell’anno scandita dai calendari e l’effettiva durata dell’anno astronomico hanno fatto sì che il giorno degli equinozi non sia sempre stata la stessa. Prima dell’introduzione del calendario gregoriano, nel 1582, si era verificato un graduale slittamento e l’equinozio d’autunno cadeva circa 10 giorni dopo la data formale. Per recuperare la discrepanza accumulatasi nel tempo vennero eliminati i giorni in eccesso si stabilì di eliminare 10 giorni dal calendario, ossia che il giorno successivo al 4 ottobre 1582 fosse il 15 ottobre.

Alcuni miti connessi all’evento sono duri da sfatare: ad esempio si ripete spesso che la regione artica, nel corso dell’anno, vive sei mesi di luce e sei mesi di buio. Cosa che che libri, articoli e guide turistiche continuano a riportare, attribuendo al termine “notte”, il significato di “presenza del Sole sotto l’orizzonte”: in realtà quando il Sole scende sotto la linea dell’orizzonte, quel che osserviamo è il crepuscolo. Ogni volta che il bordo più alto del Sole è inferiore a 18 gradi sotto l’orizzonte, si verifica il limite del crepuscolo astronomico, oltre al quale ne esistono altri due tipi: quello civile, che si verifica quando il Sole è sotto di 6°, e quello nautico, ossia quando la nostra stella scende a 12 gradi sotto l’orizzonte. Il momento in cui sono necessari i fari artificiali, coincide con la fine del crepuscolo. Questa fase interessa il Polo Nord sino ad ottobre, per cui siamo ben lontani dal definire questo periodo come “buio totale”.

Sono il paganesimo e l’esoterismo a trovare, ancor oggi, nel giorno dell’equinozio, un punto di riferimento. Dal punto di vista astrologico, questi sono gli ultimi giorni in cui le forze si bilanciano, mentre a seguire l’oscurità vincerà per i successivi sei mesi sulla luce. Nella tradizione iniziatica, questo momento rappresenta un passaggio, un tempo per meditare, durante il quale la separazione tra ciò che è visibile e ciò che invisibile tende a diventare sempre più sottile. Diversi anche i miti, soprattutto celtici, che si legano a questa giornata: l’equinozio autunnale veniva festeggiato con il nome di Mabon, il dio della vegetazione e dei raccolti. Indicato col nome di Maponus nelle iscrizioni romano-britanne, è figlio di Modron lsa, dea madre: rapito tre notti dopo la sua nascita, venne imprigionato per lunghi anni fino al giorno in cui venne liberato da Culhwch, cugino di Re Artù. A causa del soggiorno ad Annwn, Mabon rimase giovane per sempre. Il suo rapimento è quindi l’equivalente celtico del rapimento greco di Persefone. Nell’antica Grecia invece si celebravano i grandi misteri elusini, riti misterici che rievocavano suddetto rapimento di Persefone, figlia della dea Demetra, che regolava i cicli vitali della terra, condotta agli inferi dal dio Ade che ne fece la sua sposa: la leggenda racconta che Demetra, come segno di lutto e fin quando non riebbe sua figlia, impedì il germogliare delle sementi e delle piante e rese sterile la terra.

Il mito si interseca quindi con la realtà e con i ritmi vitali dell’uomo, che nonostante la tecnologia, continuano ad essere intimamente legati con l’ancora, per certi versi, misterioso movimento degli astri.

Equinozio di primavera: i proverbi più famosi e curiosi

Tanti sono i proverbi legati a questo evento, al mese e alla stagione.
Un detto molto noto, riferito proprio all’equinozio di primavera, recita: “Marzo marzotto/il giorno è lungo come la notte”; un altro dice: “Quando cantano le botte/ il giorno è lungo come la notte” , dove le “botte” in forma dialettale, sono i rospi che, uscendo all’aperto per l’accoppiamento, più che cantare gracchiano. Sempre il rospo è il protagonista di un altro proverbio: “Quando canta il botto/ l’inverno è morto”, ossia l’inverno è finito, anche se marzo, dal punto di vita meteorologico, è davvero imprevedibile. 

Un detto popolare molto conosciuto, riguardante San Benedetto dice: “San Benedetto la coperta giù dal letto” oppure “San Benedetto, la rondine sotto il tetto” e se qualcuno obietta di non aver visto ancora una rondine volare, la saggezza dei proverbi popolari, pensando davvero a tutto, controbatte con: “Una rondine non fa primavera”.

Il giorno dell’equinozio di primavera il contadino poteva cambiare padrone, com’era nell’uso contrattuale: “Quando canta il ghirligò (tordo), chi ha cattivo padrone mutar lo può” , in contrapposizione al detto: “Quando canta il fringuello/ buono o cattivo si tenga quello”. Il fringuello canta in autunno, periodo durante il quale non si poteva cambiare padrone.

La letteratura popolare è piena di proverbi, provenienti da tutte le regioni d’Italia, riguardanti il mese di marzo. Eccone alcuni più famosi: “Marzo pazzerello guarda il sole e prendi l’ombrello”,Al primo tuon di marzo escon fuori tutte le serpi”.
Quando marzo va secco, il gran fa cesto e il lin capecchio”; “Di marzo ogni villan va scalzo” o “Di marzo, chi non ha scarpe vada scalzo e chi le ha, le porti un altro po’ più in là”.
Ricordiamo anche: “Se marzo non marzeggia, giugno non festeggia” (oppure aprile mal pensa), “Se febbraio non febbreggia, marzo campeggia” ; “Marzu, acqua e suli, carricari fa li muli”. “Chi nel marzo non pota la sua vigna, perde la vendemmia”; “La nebbia di marzo non fa male ma quella di aprile toglie il pane e il vino” e “La luna marzolina fa nascere l’insalatina”.
Altri proverbi sul terzo mese dell’anno: “Marzo ventoso, frutteto maestoso”, “Marzo molle, gran per le zolle”;Le api sagge in marzo dormono ancora”; “Marzo o buono o rio, il bue all’erba e il cane all’ombra”; “Vento di marzo non termina presto”, “Marzo non ha un dì come l’altro” per cui “Chi ha un buon ciocchetto lo serbi a marzetto”. Vi è poi un divertente proverbio che racchiude tutti i mesi dell’anno: “Gennaio zappatore, febbraio potatore, marzo amoroso, aprile carciofaio, maggio ciliegiaio, giugno fruttaio, luglio agrestaio, agosto pescaio, settembre ficaio, ottobre mostaio, novembre vinaio, dicembre favaio”.

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