Geotermia: il piano radicale per creare il buco più profondo della Terra potrebbe liberare energia illimitata

La società energetica Quaise mira a sviluppare una tecnologia che ci consentirà di perforare la crosta terrestre a profondità record: potrebbe avere un sistema funzionante che produce energia entro il 2026
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Dal suo lancio nel 2020, una società energetica pionieristica chiamata Quaise ha attirato una seria attenzione per il suo audace obiettivo di immergersi nella crosta terrestre più di quanto chiunque altro abbia mai scavato prima. Dopo la chiusura del primo round di finanziamenti di venture capital, è stato raccolto un totale di 63 milioni di dollari: un inizio rispettabile che potrebbe potenzialmente rendere l’energia geotermica accessibile a più popolazioni in tutto il mondo.

La visione dell’azienda per avvicinarsi al centro della Terra è quella di combinare i metodi di perforazione convenzionali con una “torcia” da megawatt ispirata al tipo di tecnologia che potrebbe un giorno rendere possibile l’energia da fusione nucleare.

L’energia geotermica è diventata la “rinnovabile dimenticata”. Con il solare e l’eolico che dominano sempre più il mercato dell’energia verde, gli sforzi per sfruttare il vasto serbatoio di calore che si trova in profondità sotto i nostri piedi rimangono indietro. Nonostante sia un’ottima scelta di energia pulita, continua e illimitata, infatti, ci sono pochissimi posti in cui rocce calde adatte all’estrazione di energia geotermica si trovano opportunamente vicino alla superficie.

Quaise mira a cambiare questa situazione, sviluppando una tecnologia che ci consentirà di praticare buchi nella crosta a profondità record. Ad oggi, i migliori sforzi hanno toccato circa 12,3 chilometri, per quelle che sono comunque incredibili prodezze ingegneristiche. Per spingerci oltre, avremmo bisogno di trovare il modo di frantumare il materiale schiacciato da decine di chilometri di roccia sovrastante e poi riportarlo in superficie. Gli strumenti di scavo dovrebbero essere ancora in grado di frantumare la roccia a temperature superiori a 180°C.

Una potenziale alternativa a questi ostacoli è perforare di meno e bruciare di più. Nata dalla ricerca sulla fusione nucleare presso il Plasma Science and Fusion Center del Massachusetts Institute of Technology, la soluzione di Quaise consiste nell’utilizzare onde millimetriche di radiazione elettromagnetica che costringono gli atomi a fondersi insieme. Dispositivi chiamati girotroni possono sfornare in modo efficiente fasci continui di radiazioni elettromagnetiche scuotendo elettroni ad alta velocità all’interno di potenti campi magnetici.

Collegando un girotrone da megawatt agli ultimi strumenti da taglio, Quaise prevede di essere in grado di farsi strada attraverso la roccia più dura e calda, fino a una profondità di circa 20 chilometri nel giro di pochi mesi. A queste profondità, il calore della roccia circostante può raggiungere temperature di circa 500°C, sufficienti a trasformare l’acqua liquida pompata laggiù in uno stato supercritico simile al vapore, perfetto per generare elettricità.

Utilizzando i suoi finanziamenti iniziali e di investimento, Quaise prevede di disporre di dispositivi implementabili sul campo che forniranno una dimostrazione del concetto entro i prossimi due anni. Se tutto andrà bene, potrebbe avere un sistema funzionante che produce energia entro il 2026. Entro il 2028, l’azienda spera di essere in grado di rilevare le vecchie centrali elettriche a carbone, trasformandole in impianti alimentati a vapore.

Anche senza questa tecnologia, circa l’8,3% dell’energia mondiale potrebbe provenire da una fonte geotermica, rifornendo circa il 17% della popolazione mondiale. Quasi 40 nazioni potrebbero fare affidamento completamente sull’energia geotermica in questo momento. Eppure attualmente, meno della metà dell’elettricità mondiale è fornita dal calore sotto i nostri piedi.

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