È stata celebrata al Palazzo del Quirinale la Giornata Internazionale della Donna, quest’anno dedicata al tema “Giovani donne che progettano il futuro”.
La cerimonia, trasmessa in diretta su Rai 1, è stata condotta da Matilda De Angelis che ha letto alcuni brani di Maria Montessori, Filippo Maria Battaglia ed Elena Loewenthal.
Nel corso della celebrazione hanno portato la loro testimonianza Oksana Lyniv, Direttrice d’orchestra ucraina del Teatro Comunale di Bologna, e alcune giovani donne impegnate in diversi campi dell’economia e del sociale: Tania Di Giovanni, Fabrizia Grassi, Giada Dalle Vedove, Evelyn Pereira e Federica Vasapollo.
E’ poi intervenuto il Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti e a conclusione il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha pronunciato un discorso.
Durante l’evento è stato proiettato un filmato realizzato da Rai Cultura dal titolo “Giovani donne per il futuro” e il trio composto dalla cantante e interprete Lucia Minetti, Andrea Zani, al pianoforte e Martino Maina, al violoncello, ha eseguito i brani “La canzone di Marinella”, “De cara a la pared” e “La vie en rose”.
Erano presenti alla cerimonia il Presidente del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati, il Vice Presidente della Camera dei Deputati, Maria Edera Spadoni e rappresentanti del governo, delle istituzioni, della politica, della cultura e della società civile.
In precedenza, nella Sala degli Specchi del Quirinale, il Presidente Mattarella e il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, avevano premiato le scuole vincitrici del Concorso nazionale “Giovani donne che progettano il futuro” promosso dal Ministero dell’Istruzione, e visitato, nel Salone delle Feste, le opere vincitrici, illustrate dagli studenti degli istituti premiati.
Al femminile, come di consueto, la Guardia d’Onore del Palazzo del Quirinale.
“Sono certo di interpretare il sentimento di tutte le italiane e di tutti gli italiani rivolgendo il primo pensiero di questo 8 marzo alle donne ucraine. Madri, lavoratrici, giovani, colpite da una violenza inattesa, crudele, assurda. Donne che partecipano coraggiosamente alla difesa della loro comunità, donne costrette a ripararsi nei rifugi d’emergenza, che lasciano le loro case e il loro Paese, che hanno paura per i loro figli, che prestano cura ai più deboli, che piangono morti innocenti,” ha affermato il Capo dello Stato nell’intervento in occasione dell’8 marzo.
“Tante, troppe, sono le donne già cadute in questo ingiustificabile conflitto. Nelle guerre le donne pagano sempre prezzi altissimi. Come donne, come madri, come compagne di vita. Vittime dell’insensatezza della guerra, vittime spesso di violenze brutali. Eppure la loro forza nel dolore, la loro dignità, si sono sempre rivelate energie insostituibili di resistenza, di coesione, di pacificazione, di ricostruzione“.
“Alle donne ucraine deve giungere il nostro sostegno. Nel nostro Paese è presente da tempo – da molti anni – una integrata e apprezzata comunità ucraina. Il loro impegno professionale in tanti settori ci è di grande aiuto, fanno spesso parte delle nostre famiglie. Noi desideriamo esprimere loro riconoscenza e vicinanza in questi giorni così drammatici.
La nostra responsabilità di cittadini, di europei, ci chiama oggi a un impegno più forte per la pace, perché si ritirino le forze di occupazione e si fermino le armi, perché sia ripristinato il diritto internazionale e siano rispettate le sovranità nazionali.
L’indifferenza di fronte all’arbitrio, alla sopraffazione è uno dei mali peggiori. In gioco non c’è soltanto la già grande questione della libertà di un popolo, ma la pace, la democrazia, il diritto, la civiltà dell’Europa e dell’intero genere umano.
Nelle immagini della disperazione dei giovani genitori del piccolo Kirill si esprime l’insensatezza della guerra, la crudeltà e il cinismo di questa aggressione del Governo della Federazione russa contro l’Ucraina.
Non è tollerabile – e non dovrebbe essere neppure concepibile – che, in questo nuovo millennio, qualcuno voglia comportarsi secondo i criteri di potenza dei secoli passati; pretendendo che gli Stati più grandi e forti abbiano il diritto di imporre le proprie scelte ai paesi più vicini, e, in caso contrario, di aggredirli con la violenza delle armi. Provocando angoscia, sofferenze, morti, disumane devastazioni.
Va fermato – subito, con decisione – questo ritorno all’indietro della storia e della civiltà. Opporsi – oggi – a questa deriva di scontri e di conflitti comporta dei prezzi; potrebbe provocare dei costi alle economie dei Paesi che vi si oppongono, ma questi sarebbero di gran lunga inferiori a quelli che si pagherebbero se quella deriva non venisse fermata adesso“.
“Pensando al futuro – come è stato ricordato – il tema scelto quest’anno per l’8 marzo è riferito alle giovani donne, alla loro condizione, ai loro desideri e alle difficoltà che incontrano. Una condizione che, per molti versi, è comune a tutte le donne, ma che presenta anche peculiarità specifiche,” ha proseguito il Presidente della Repubblica.
“In Italia le giovani donne investono di più dei loro coetanei maschi in formazione. Il tasso di conseguimento della laurea evidenzia un risultato nettamente migliore delle studentesse: 42,7% tra le donne, 29,2% tra gli uomini. Le donne, le nostre giovani donne, sono una risorsa preziosa.
Ma se allarghiamo lo sguardo oltre i nostri confini, scopriamo con rammarico che le donne laureate in Italia sono di dodici punti sotto la media dei Paesi dell’Unione Europea. Sappiamo anche che l’Italia presenta un basso tasso di occupazione tra le giovani donne sotto i trent’anni. La percentuale di occupate tra di loro è trenta punti sotto la media dei Paesi dell’Unione.
Troppo elevata nel nostro Paese anche la quota tra le giovani fino a 34 anni che non studiano e non lavorano: oltre il 29% delle italiane a fronte di una media europea del 18%. Si tratta, in molti casi, della difficoltà concreta di conciliare il lavoro con gli impegni familiari.
Scoprire che una mamma italiana su cinque, a due anni dalla nascita del figlio, decide di lasciare il lavoro è una sconfitta per tutta la società italiana, alle prese peraltro con un grave declino demografico.
Lo Stato, le istituzioni centrali e quelle delle autonomie devono impegnarsi su questo versante.
In particolare, sviluppando una rete di Welfare efficiente e capillare, capace di rimuovere il più possibile dalle spalle delle donne il peso per l’assistenza familiare ai figli e agli anziani. E lavorando per rimuovere quegli ostacoli concreti che scoraggiano e tengono lontane le giovani donne dai percorsi di formazione. Perché formazione professionale, studio, specializzazione, aumento della cultura, rappresentano una leva fondamentale per trovare occupazione e per uscire da una condizione di marginalità e di subalternità.
Le giovani donne rappresentano un grande potenziale di crescita economica, sociale, civile.
È un diritto costituzionale delle nostre concittadine poter partecipare allo sviluppo del nostro Paese in modo pieno ed efficace.
La Repubblica non può sopportare che questo diritto venga meno per una parte così importante della propria società.
Se alla politica spetta il compito di abbattere gli ostacoli per una completa realizzazione dei loro progetti di vita, alle giovani donne va chiesto di superare scoraggiamenti e di intraprendere, con determinazione, la via dello studio, delle università, della specializzazione, della formazione professionale.
Non è compatibile con la nostra civiltà che, a parità di mansioni e di impiego, esista una differenza di retribuzione a sfavore delle donne.
Non dobbiamo più consentire che nei colloqui di lavoro si chieda alla donna e soltanto a essa: “Sei sposata? Hai figli? Hai intenzione di averne?”, collegando – come sappiamo – alla risposta positiva un handicap per l’occupazione”.
“Non possiamo più accettare che le donne vivano nel timore di violenze. Siano esse sotto la forma della brutale aggressione fisica – per strada, nei luoghi di lavoro e di svago, in famiglia – o siano sotto quelle, sovente larvate, ma sempre gravi, di pressioni psicologiche, di veri e propri ricatti.
Sono temi, questi, che chiamano alla comune responsabilità dell’intera società italiana: tutti, donne e uomini.
Le giovani donne immaginano la loro vita in modo assai diverso, e certamente più libero, rispetto alle donne di cinquant’anni addietro.
Hanno tanti esempi positivi cui ispirarsi. Donne straordinarie che si fanno avanti nella ricerca, che si affermano nelle professioni. Imprese, tutte al femminile, che emergono in settori innovativi e che sono all’avanguardia per sostenibilità e qualità del lavoro. Donne protagoniste nei vari ambiti dell’arte e della cultura, grazie al talento e alla creatività.
Hanno molteplici risorse, le giovani donne. Dispongono di saperi e linguaggi nuovi, di strumenti di comunicazione e di espressione di straordinaria potenza. Vogliono investire la loro originalità e, con piena ragione, chiedono spazio. Uno spazio che non sempre, come abbiamo visto e sentito, viene loro riconosciuto.
Anche questo è un impegno che la società nel suo insieme deve assumere.
La crescita della presenza protagonista femminile in tutti gli ambiti della vita politica, istituzionale, economica, sociale, è una condizione per lo sviluppo – migliore e stabile – del nostro Paese.
Questa Giornata, l’8 marzo, rappresenta uno sprone. Per tutte le donne, certamente. Lo è anche per l’intera Italia che vuol diventare migliore.
Buon 8 marzo a tutte. E alla nostra Italia! E all’Europa!“