“Con la filiera agroalimentare che assorbe da sola il 10% dei consumi energetici, il caro energia mette a rischio le forniture di cibo e alimenta le speculazioni, con costi insostenibili per gli agricoltori e inflazione nel carrello della spesa con prezzi troppo alti per cinque milioni di italiani che sono già nell’area della povertà alimentare“: è quanto afferma la Coldiretti in riferimento al record dei prezzi registrato dalla benzina “che nella modalità self ha superato i due euro al litro ma rincari record si registrano anche per il gasolio.
Nel sistema agricolo i consumi diretti di energia includono i combustibili per trattori, serre e trasporti mentre i consumi indiretti sono quelli che derivano da fitosanitari, fertilizzanti e impiego di materiali come la plastica (4,7 Mtep). Il comparto alimentare richiede invece – precisa la Coldiretti – ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed energia elettrica, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro (8,6 Mtep).
Senza dimenticare che in un Paese come l’Italia dove l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada l’aumento di benzina e gasolio ha un effetto valanga sulla spesa di consumatori e sui costi delle imprese. A subire i rincari dei carburanti – sottolinea la Coldiretti – è in realtà l’intera filiera agroalimentare, dai campi all’industria di trasformazione fino alla conservazione e alla distribuzione. Il prezzo medio del gasolio per la pesca è praticamente raddoppiato (+90%) rispetto allo scorso anno costringendo i pescherecci italiani a navigare in perdita o a tagliare le uscite e favorendo le importazioni di pesce straniero“, secondo Coldiretti Impresapesca. “Fino ad oltre la metà dei costi che le aziende ittiche devono sostenere è rappresentata, infatti, proprio dal carburante. Per non parlare dell’emergenza siccità che costringe quest’anno al nord ad aumentare il ricorso all’irrigazione con i costi energetici alle stelle. Preoccupa anche – riferisce la Coldiretti – l’aumento insostenibile dei costi per le serre necessari per riscaldare fiori e ortaggi con il brusco abbassamento delle temperature“.
“Su questo scenario – conclude la Coldiretti – pesa il deficit logistico italiano per la carenza di infrastrutture per il trasporto merci, che costa al nostro Paese oltre 13 miliardi di euro, con un gap di competitività che penalizza il sistema economico nazionale rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea. In Italia il costo medio chilometrico per le merci del trasporto pesante è pari a 1,12 euro/ chilometro, più alto di nazioni come la Francia (1,08 euro/chilometro) e la Germania (1,04 euro/chilometro, ma addirittura doppio se si considerano le realtà dell’Europa dell’Est come la Lettonia, la Romania o la Polonia secondo l’analisi di Coldiretti su dati del Centro Studi Divulga (www.divulgastudi.it)“.
“Lo shock provocato dall’emergenza Covid e dalla guerra aggrava un deficit logistico che è necessario recuperare investendo e sbloccando le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.