“Se gli idrocarburi russi venissero sottoposti a sanzioni, i mercati globali del petrolio e del gas crollerebbero“, ha dichiarato mercoledì il vice primo ministro russo Alexander Novak, come riportato da Reuters. “Il complesso russo di combustibili ed energia funziona come al solito nonostante le sanzioni occidentali“, ha inoltre osservato Novak e ha aggiunto che il divieto del gasdotto Nord Stream 2 è stato un “assurdo e completo malinteso” dei bilanci energetici.
Ma le reazioni del mercato a queste dichiarazioni quali sono? I commenti di Novak non sembrano, per ora, avere avuto un impatto notevole sui prezzi del greggio. Fino a ieri il barile del West Texas Intermediate veniva scambiato intorno ai 110 dollari, in aumento dell’1,2% su base giornaliera.
Già nei giorni scorsi Alexander Novak aveva paventato una catastrofe per il mercato di petrolio e gas, profetizzando che “se i Paesi occidentali rinunciano al petrolio dalla Russia, i prezzi mondiali del carburante potrebbero salire fino a 300 al barile. I prezzi del petrolio saranno convenzionalmente di 300 dollari e alcuni dicono 500 dollari“. Novak aveva anche posto l’accento sul fatto che “Mosca sta studiando la diversificazione delle forniture di petrolio. Il petrolio non viene, in genere, trasportato attraverso oleodotti, ma con petroliere che possono essere inviate in altre regioni. Le imprese stanno già creando schemi e catene logistiche, mentre le autorità stanno calcolando anche gli scenari più difficili”.
“Se il petrolio viene venduto a prezzo scontato (come sta già facendo) – ha aggiunto il vice primo ministro russo – sarà comprato con piacere. Guadagneremo meno, ma saremo in grado di vendere il petrolio. Attualmente è molto più importante mantenere il volume di produzione di idrocarburi”. Da queste dichiarazioni risulta lampante come l’intenzione della Russia sia quella di vendere ingenti quantitativi di petrolio a paesi come Cina e India, motivo per il quale diverse nazioni del Golfo, storiche alleate degli Usa, non hanno acconsentito alla richieste di Washington di boicottare la Russia.
Il presidente Usa Joe Biden ha annunciato il divieto di importazione di petrolio, come anche di alcuni prodotti petroliferi, gas naturale liquefatto e carbone dalla Russia. Dal canto suo, invece, il governo britannico ha deciso di non acquistare più petrolio e prodotti petroliferi russi fino alla fine del 2022. In merito a questo Novak ha voluto chiarire che “questo avrebbe scarso effetto sulla Russia, poiché i volumi delle forniture a questi Paesi erano piccoli. Una delle risposte al divieto di Washington di acquistare petrolio russo potrebbe essere il congelamento delle esportazioni di uranio nel paese nordamericano“, ha concluso il vice primo ministro.