di Benedetto De Vivo* – Al ripetersi del bradisismo e terremoti di bassa magnitudo nei Campi Flegrei, riprendono con vigore le diverse interpretazioni scientifico-mediatiche intorno a questo fenomeno. Già ho trattato su MeteoWeb con un contributo (21/4/2021) dell’argomento e rimando quindi ad articolo di Lima e De Vivo (https://www.meteoweb.eu/2021/04/il-bradisismo-flegreo-e-il-rischio-eruzione-nei-campi-flegrei/1660015/).
Sono stato spinto a fornire di nuovo mio punto di vista da dichiarazioni, per me alquanto fantasiose, di Ricercatori prive di qualsiasi valore scientifico, svincolate dalla realtà fattuale e scientifica. In particolare mi preme precisare, che per spiegare un fenomeno “naturale” e sua evoluzione si dovrebbero prendere in considerazione gli eventi del passato geologico e anche “storico” (per intenderci alla scala della vita umana). Tutto questo richiamando il principio dell’attualismo di Charles Lyell (1797-1875) (uno dei padri fondatori della geologia: Principles of Geology, 1830), che nella sostanza stabilisce, molto semplicemente, che “ciò che si è verificato nel passato, si può verificare nel presente o futuro; e ciò che si verifica nel presente si è verificato nel passato”. Sarebbe auspicabile che i Ricercatori di estrazione geologica ricordassero sempre questo, semplice, basilare principio della geologia. Ma ovviamente per capire il presente e evoluzione futura bisogna ben ricordare/capire cosa sia successo, geologicamente, nel passato. Poi, quali che siano le interpretazioni e gli “insegnamenti” che ogni Ricercatore vuole, legittimamente, trarre dai dati scientifici a disposizione, essi dovrebbero essere sempre finalizzati alla salvaguardia delle vite umane, tenendo sempre ben presente, che i Ricercatori non dispongono di tutte le variabili che entrano in gioco nel fenomeno naturale. Quindi nessuno può dire con certezza deterministica quale possa essere l’evoluzione futura del processo che periodicamente si ripete da secoli. Processo che una sola volta, nel 1538, ha dato luogo alla piccola eruzione di Monte Nuovo. Eruzione, da far notare che non fu magmatica, ma essenzialmente freatica. Così come va fatto notare che un bradisismo, di regola non è prodomo di eruzione. L’eruzione si verifica come evento eccezionale. Ciò nondimeno, in considerazione di elevata densità abitativa nell’area dei Campi Flegrei e conseguentemente del rischio elevato al quale la popolazione è esposta, bisogna stare nella massima allerta per prepararsi all’evento di una potenziale eruzione. Il tutto rifuggendo da ogni forma di sensazionalismo mediatico e di ricerca di audience!
Ogni Ricercatore, dovrebbe interpretare in modo coerente i dati disponibili, per il passato e il presente, pubblicando suoi legittimi punti di vista su riviste scientifiche accreditate, sia che voglia privilegiare presupposto di una presunta risalita (senza prove!) di un “pistone” magmatico che spingerebbe verso l’alto il suolo sia l’interpretazione che privilegia il ruolo svolto dai fluidi nel processo in atto nei Campi Flegrei almeno negli ultimi circa 4.000 anni, o comunque a partire da epoca Greca fino ai nostri giorni.
Sulle “fantasiose” interpretazioni, mi soffermo in particolare su quelle assolutamente scientificamente non condivisibili circa il fatto che “i fluidi idrotermali non sarebbero capaci di produrre accumulo di sforzo fino a superare la resistenza delle rocce e, quindi, terremoti”. Alias, secondo tale interpretazione i fluidi non sarebbero capaci di fratturare le rocce, perché si disperderebbero verso la superficie e non agirebbero se non nella parte finale del percorso. I fluidi rendono il mezzo duttile, incapace di produrre fratture”.
Peccato per chi ha scritto quanto sopra che il ruolo dei fluidi sia ben documentato nella letteratura scientifica mondiale recente e passata, relativamente sia all’attività sismica determinata da fluidi profondi che passano da condizioni di pressioni litostatiche a idrostatiche, sia alla enorme energia da essi prodotta. Tutto questo è documentato da una montagna di letteratura scientifica nello studio sia della sismicità indotta dai fluidi sia dei giacimenti minerari noti come porphyry copper/molybdenum. Forse sarebbe consigliabile suggerire a questi Ricercatori di fare delle visite di uno dei tanti sistemi “porphyry” delle Ande; potrebbero osservare in sezioni naturali negli enormi giacimenti a cielo aperto, cosa è un magma in profondità e come appunto, tali fluidi siano non solo capaci di “fratturare le rocce”, ma anche rendersi conto dell’energia enorme che hanno di “sollevare” le montagne! Forse invece di discettare su cosa possano o non possano fare i fluidi idrotermali, sarebbe il caso di studiare quanto scritto ad esempio, dal Prof. Wayne Burnham (Pennsylvania State University) sull’argomento. O molto più semplicemente ciò che riportiamo in nostre pubblicazioni scientifiche (De Vivo e Lima, 2006, Developments in Volcanology 9, Elsevier, 289-317; Bodnar et al., 2007, Geology, 35(9), 791-794; Lima et al., 2009, Earth Sc. Review, 97, 44-58; Lima et al., 2021, Geofluids; Doi: 10.1155/2021/2000255) e a livello divulgativo (De Vivo et al., 2009, Le Scienze, Dic., 496, 96-103; Geo&Geo-RAI 3) dove, con il contributo dei Prof. R. J. Bodnar (Virginia Tech) e F. Spera (Univ of California Santa Barbara), dimostriamo che l’energia messa in gioco dai fluidi idrotermali nei Campi Flegrei è tale da giustificare il sollevamento di intero apparato vulcanico di ben 40 metri (e questo è successo, nel passato dei Campi Flegrei: principio di Lyell), se il sistema fosse rigidamente chiuso e sigillato.
Personalmente nutro dei dubbi sul fatto che tutti i Ricercatori intervengano sul tema del rischio vulcanico, con la finalità di dare un contributo finalizzato alla salvaguardia di vite umane. Spesso, purtroppo, si interviene per voglia di protagonismo o anche per lisciare il “pelo” ai politici di turno. Ritengo che questo sia il caso che si è ripetuto sistematicamente per il rischio Vesuvio e Campi Flegrei, dove si sono prese in anni recenti posizioni para-scientifiche, che cozzavano e cozzano contro il dovere primario del Ricercatore di operare per salvaguardare vite umane. Porto in questa direzione esempi “illuminanti” e contraddittori che si sono verificati sia per i Campi Flegrei che per il Vesuvio. Ad esempio per l’area flegrea, si dovrebbe spiegare ai cittadini perché mai, alla fine degli anni 80, da un lato si decideva correttamente l’evacuazione del Rione Terra (nel momento del panico di allora, giustificata), ma dall’altro, gli stessi scienziati che supportavano questa decisione, “autorizzavano” la costruzione della new town di Monteruscello all’interno della stessa caldera flegrea dove era prevista l’eruzione. Se si fosse verificata l’eruzione paventata, Monteruscello sarebbe stata spazzata via, né più né meno come Pozzuoli e il Rione Terra. Nel caso del rischio Vesuvio, gli scienziati, da un lato delimitavano la Zona Rossa intorno al Vesuvio seguendo i confini amministrativi (senza informare però il Vesuvio su tale bizzarra decisione) dei Comuni, dall’altro ignoravano scientemente il comportamento passato del vulcano (dove il 95% dei flussi piroclastici è distribuito nel raggio di 12 km dal cratere). Ebbene, in spregio al comportamento passato e recente dei flussi piroclastici, ancora più assurdamente, a fronte della decisione della politica di costruire l’Ospedale del Mare (la più grande struttura ospedaliera dell’Italia meridionale), là dove è stato costruito, vale a dire a 7,5 km dal cono del Vesuvio, siffatti scienziati hanno “coperto” il tutto con il loro silenzio/assenso. L’Ospedale del Mare poi è stato collaudato da un Prof. di Ingegneria Sismica di Università di Napoli Federico II, ora Assessore del Comune di Napoli, dimenticando il non irrilevante dettaglio, che il rischio al Vesuvio è vulcanico (flussi piroclastici), non sismico. Si spera adesso che per i Campi Flegrei, all’interno della Zona Rossa, nell’area ex industriale di Bagnoli con nuovo risanamento (con immane sperpero di risorse pubbliche (De Vivo B., 2021: https://www.meteoweb.eu/2021/04/bagnoli-napoli-la-bonifica-infinita/1661459/; Iannello C., 2021: https://www.meteoweb.eu/2021/12/il-risanamento-del-sito-industriale-di-bagnoli/1749050/) affidato al nuovo Sindaco di Napoli, non si proceda a nuova colata di cemento ad uso residenziale. Dovrebbe essere ben chiaro a tutti, penso soprattutto ai Ricercatori delle Scienze della Terra, che nelle zone rosse vulcaniche la densità abitativa andrebbe decrementata non incentivata.
Alla luce del fatto che, quale che siano le legittime interpretazioni su origine e evoluzione del bradisismo, bisogna sempre essere in posizione di massima allerta per la salvaguardia della popolazione che vive a rischio (più che vulcanico, del combinato disposto, scienza-politica). Tanti Ricercatori/Scienziati, dovrebbero sottoscrivere un appello alla politica, facendosi promotori della stessa operazione lanciata per Napoli con successo da Matilde Serao alla fine dell’1800. Questa “illuminata” intellettuale fece una instancabile campagna politico-mediatica all’epoca, sulle pagine del giornale diretto dal marito, Edoardo Scarfoglio, per promuovere lo sventramento di Napoli (per ragioni igieniche). Lo sventramento fu poi realizzato, all’inizio del 1900 con l’intervento noto come il “Risanamento” di Napoli (pur con la contrarietà della stessa Serao, per come fu realizzato). Allo stesso modo continuo a sostenere, del tutto inascoltato, da anni che l’unica soluzione, sia per la popolazione flegrea che vesuviana, sia una operazione di sventramento dei territori con la costruzione di ampie vie di fuga. Si deve cioè fornire ai cittadini la possibilità di potere mettersi in sicurezza nel giro massimo di 24 ore. A tutti sono ben noti, viceversa, sia il devastante fenomeno dell’abusivismo edilizio, sia i conseguenti condoni edilizi che la politica “regala” con regolarità ai propri elettori. Nessun politico farà mai quello che propongo da anni, nel silenzio/assenso degli scienziati…
*Benedetto De Vivo: Prof. Straordinario presso Univ. Telematica Pegaso, Napoli; e Adjunct Prof: presso Virginia Tech, Blacksburg, VA, USA; Nanjing Univ, Nanchino, Cina; Hubei Polytechnic Univ, Huangshi, Cina; 2019 Gold Medal Award dell’Association of Applied Geochemistry