“Ho visto intere case inghiottite mentre la terra si apriva per mangiarle; potevo sentire il suono delle assi di legno che si spezzavano e dei vetri che si rompevano mentre le case scivolavano nelle fenditure del terreno…Ho visto poi un’onda marina gigante, un muro d’acqua alto quasi cento piedi”. E’ quanto racconta Steve Eleshansky nell’intervista edita per il libro: The Day That Cries Forever, che visse il terremoto all’età di cinque anni.
Il terremoto di magnitudo 9,2 che alle ore 17:36 locali del 27 marzo 1964 ha colpito l’Alaska, è stato classificato come il secondo terremoto di maggiore intensità, a livello mondiale, dopo il terremoto registrato in Cile nel 1960 (M 9,5). L’epicentro è stato localizzato nel College Fjord, nel distretto di Prince William. Gli effetti del terremoto sono stati osservati diffusamente in gran parte dell’Alaska e, soprattutto, le conseguenti onde di tsunami raggiunsero gran parte dell’Oceano Pacifico causando danni diffusi e vittime lungo le coste della Columbia Britannica, delle Hawaii e lungo le coste occidentali degli Stati Uniti.
Effetti di risonanza ed anomalie dei bacini idrici sono state osservate nel Golfo del Messico e in molti laghi degli Stati Uniti. Onde di quasi due metri sono state osservate in alcuni bacini intereni del Texas e della Louisiana.
L’evento ha causato 139 decessi di cui 124 associati allo tsunami: 106 vittime in Alaska, 13 in California e 5 in Oregon.