La pagina Facebook “Pillole di ottimismo” abbandona la comunicazione sul Covid: “l’emergenza è finita”

Addio alla pagina Facebook 'Pillole di ottimismo', l'unica che abbia affrontato "l'emergenza pandemica con calma, intelligenza e pragmatismo, guidati dalla conoscenza che viene dalla scienza"
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Inizia con un emblematico “ARRIVEDERCI E GRAZIE!“, il post pubblicato oggi dalla pagina Facebook ‘Pillole di ottimismo‘, che in questi due anni di pandemia è stata tra le poche sui social a tentare di mantenere la calma, senza urla, senza proclami, senza facili allarmismi. Quel “Andrà tutto bene“, che tanti hanno sbandierato ai quattro venti salvo poi gridare alla catastrofe ad ogni nuovo positivo al Covid, è stato reso concreto da una delle proprie pagine che di positivo ha avuto solo il pensiero, le parole, le proposte, le chiavi di lettura.

E allora, riportiamo il post integrale, perché la ‘resistenza’ contro il Covid in pochi l’hanno raccontata, e affrontata, come la pagina ‘Pillole di ottimismo’:

Carissimi Amici Lettori,
Oggi, 20 marzo 2022, a due anni esatti dalla pubblicazione del post “L’ottimismo della conoscenza” – quello dei 20,000 likes, che penso molti di voi ricorderanno, scritto per incitare alla “resistenza” contro il COVID nel mezzo della fase più difficile della pandemia – chiudiamo a tempo indeterminato tutte le comunicazioni sul tema COVID sia su questa pagina, che da oggi diventa un normale sito Facebook per amici only, sia sulla pagina ufficiale di “Pillole di Ottimismo”.
La decisione deriva dal fatto che riteniamo ormai finita la fase del COVID come emergenza sanitaria, come peraltro formalizzato anche dalla decisione del presidente Draghi in Italia (e di tanti altri leaders politici in tutto il mondo), e come suggerito dalla presenza di altre preoccupazioni, a partire dal tragico ritorno della guerra in Europa, che sono arrivate a turbare i nostri sonni. Nel chiudere questa pagina e nel salutare i lettori facciamo alcune riflessioni e ringraziamenti che riteniamo doverosi.

Innanzitutto, ripetiamo per l’ennesima volta le ragioni di questa nostra presenza mediatica al tempo del COVID. In questi due anni, come avrete certamente notato, abbiamo ripetuto alcuni semplici concetti in modo ostinato, in quanto li ritenevamo importanti per affrontare l’emergenza pandemica con calma, intelligenza e pragmatismo, guidati dalla conoscenza che viene dalla scienza, e senza né farsi paralizzare dal panico e dalla paura, né cedere alla tentazione di rifugiarsi in un assurdo negazionismo del virus. Abbiamo lanciato il mantra dell’ottimismo che viene della conoscenza, per ricordare a tutti che l’anno 2020 non era il Trecento della Morte Nera o il ‘600 della peste manzoniana o il 1918 della Spagnola. Abbiamo spinto perché si affrontasse la pandemia basandosi sui rimedi sicuri ed efficaci della scienza, vaccini in primis, limitando al massimo il ricorso ai rimedi da Medioevo (lockdown in primis), la cui efficacia rimane tuttora incerta, ma i cui danni collaterali si sono, come previsto, rivelati enormi, soprattutto per i poveri ed i giovani.

“Siamo orgogliosi di vedere, due anni dopo, che avevamo visto giusto, e che ciò che abbiamo sostenuto fin dalla lontana primavera 2020 sia ormai diventato ovunque l’approccio mainstream alla pandemia, non solo negli USA ed in Europa, ma anche nei paesi un tempo sostenitori del COVID-zero (come Korea, Vietnam, Australia e Nuova Zelanda), con l’ormai sola e sempre più traballante eccezione della Cina continentale, alle cui porte Omicron sta bussando con pressante insistenza.

“Abbiamo scelto di comunicare la scienza con oggettività e competenza, senza paura di spiegare concetti anche difficili e complessi. Abbiamo cercato di trasmettere la serenità d’animo che deriva dalla consapevolezza della nostra competenza di medici e ricercatori. Abbiamo lavorato senza alcun conflitto di interesse — ed infatti nessuno di PdO ha mai preso una lira per questo lavoro di divulgazione (e nessuno di noi aveva bisogno del COVID per sbarcare il lunario). Ci siamo sempre proposti di esprimere empatia verso i lettori, che abbiamo sempre informato ma mai terrorizzato o tantomeno rassicurato a vanvera.

“Per questo siamo divenuti subito indigesti alla banda che da due anni propina sui social media italiani quel mix di ipocrisie paternaliste, pseudo-scienza, ricerca di visibilità personale, e squadrismo social noto come “catastrofismo chiusurista”. Riteniamo un onore essere stati attaccati da questi leoni da tastiera, ormai ridotti a patetiche macchiette, e siamo orgogliosi di aver contribuito a neutralizzare la loro nefasta influenza. So lung suckers, direbbe un nostro amico che se intende.
Ci sIamo anche posti, e non poteva essere altrimenti, in completa ed assoluta contrapposizione alle opinioni errate e grossolanamente pseudo-scientifiche sui vaccini contro il COVID diffuse a gran voce dalla galassia no-vaxx (o se preferite boh-vaxx), anch’essa purtroppo sostenuta e rappresentata in non pochi casi da soggetti con laurea in medicina o altri titoli scientifici o accademici, come anche da persone con ruoli politici talvolta non secondari.

“Confesso che il fenomeno dell’antivaccinismo, che coinvolge una fetta importante della popolazione, negli USA come in Europa ed in Italia, mi inquieta non poco, sia per le immediate conseguenze pratiche nel limitare la nostra capacità di controllare il COVID, che per i suoi risvolti intellettuali e culturali. Si tratta di un fenomeno complesso, che non si può trattare in poche righe, ma che crediamo vada affrontato in primis attraverso l’educazione della popolazione alla scienza, a partire dalle scuole, ed attraverso la ricostruzione di un rapporto di fiducia tra cittadini ed istituzioni. Per questo invitiamo tutti i lettori interessati a questo tema ad iscriversi al Patto Trasversale per la Scienza.
Chi scrive queste righe si è sempre espresso a favore del Green Pass come strumento politico, e non scientifico, sgradevole e sicuramente imperfetto in alcuni dettagli, ma a nostro avviso necessario per spingere i cittadini a vaccinarsi. Mentre la fase del GP si avvia verso la fine, mi rendo conto che le discussioni su questo strumento andranno avanti per molto tempo e da vari angoli, ma per quanto mi riguarda ribadisco di non rinnegare affatto questa nostra scelta di campo, che pure mi è costata non poche critiche ed anche alcune amicizie.

“Concludo con un doveroso ringraziamenti ai collaboratori di PdO, a partire dal sempre immenso Paolo Spada e dalla coordinatrice nascosta, Chiara Barbieri, passando per il “core team” che cito in rigoroso ordine alfabetico: Fabio Alghisi, Marilena Apuzzo, Paolo Bonilauri, Silvia Brizzi, Luciano Butti, Andrea Caldarone, Mimmo Cavallo, Julia Filingeri, Federica Galli, Aldo Manzin, Alessandra Petrelli, Nicolo Premoli, Mario Puoti, Cynthia Raffaelli, Laura Rehak, Guido Sampaolo, Piero Sestili, Alessandro Tapparini, Giacomo Testa, Claudia Zangarini ed il nostro “padre spirituale” Don Umberto Ciullo.
Il ringraziamento più grande va però ai nostri lettori, per esserci stati vicini in questi due anni tanto quanto noi lo siamo stati a loro. Con molti di loro si è creato un legame di affetto e stima che non credo finirà mai. Tra i tanti dolori e difficoltà portati dalla pandemia, una cosa che terrò con me per il resto della vita sono le migliaia di testimonianze di riconoscimento per questo duro lavoro, a partire da innumerevoli email, lettere, messaggi, etc, fino alla gente che, quando sono in Italia, mi ferma per strada o al bar o in aeroporto per esprimermi la sua riconoscenza.
Un grande, anzi, grandissimo abbraccio a tutti voi!”.

E grazie a ‘Pillole di ottimismo’ per esserci stata, in un momento storico in cui la paura da una parte e il negazionismo dall’altra hanno creato un ‘mostro’, ovvero una società sempre meno empatica e sempre più pericolosamente individualista.

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