Il contributo delle studiose alle scienze del clima e del meteo è stato da sempre fondamentale, in occasione dell’8 marzo in cui si celebra la Giornata internazionale della donna, abbiamo voluto stilare una lista esemplificativa di alcune delle scienziate che hanno cambiato la meteorologia.
Tra di esse figurano Joanne Simpson che fu la prima a ottenere il dottorato di ricerca nella materia e Kathy Sullivan, la prima donna americana nello spazio e la prima donna a scendere nella Fossa delle Marianne; ma anche la portoricana Ada Monzon che si è distinta per i suoi studi sugli uragani; la ricercatrice Chelle Gentemann che studia il cambiamento climatico attraverso i dati satellitari e Friederike Otto che è stata inserita da Nature tra i 10 scienziati che fanno progredire il pianeta.
Joanne Simpson: prima dottoressa in meteorologia in USA
Joanne Simpson nacque a Boston nel 1923 e un’infanzia difficile la spinse a cercare presto l’indipendenza: “Ho deciso, penso che quando avevo dieci anni, non c’era assolutamente modo di mettermi in quel tipo di situazione. Qualunque cosa fosse successo, sarei stato in grado di guadagnarmi da vivere e di provvedere a tutti i bambini che avrei potuto avere senza dipendere da nessun altro“.
Rimase affascinata dalle nuvole mentre salpava con la sua piccola barca a largo di Cape Cod ma si dedicò seriamente alla scienza solo quando entrò all’Università di Chicago, dove seguì un corso di astrofisica; mentre più tardi si dedicò alla meteorologia con Carl-Gustaf Rossby, che molti considerano il più grande meteorologo di sempre, il quale la inserì nel programma di meteorologia della Seconda Guerra Mondiale.
Insegnò la materia ai cadetti dell’aviazione e quando al termine della guerra le donne sarebbero dovute tornare a casa, Simpson decise di completare il suo master e prendere un dottorato di ricerca in Meteorologia nonostante il consiglio di facoltà l’avesse scoraggiata, sostenendo che nessuna donna aveva mai preso il dottorato nella materia e che non avrebbe mai ottenuto un lavoro.
Dopo aver completato un corso con Herbert Riehl sulla meteorologia tropicale, decise di concentrarsi sui cumuli tropicali presso l’Università di Chicago. Specializzò i suoi studi sulle nuvole che fino a quel momento non erano considerate un elemento importante ma solo il risultato del tempo atmosferico. Nonostante le ostilità e la mancanza di considerazione da parte dei colleghi uomini conseguì il titolo tanto agognato nel 1949.
Più avanti lavorò per la Nasa e divenne una leggenda per gli addetti ai lavori poiché divenne responsabile di un progetto riguardante un satellite che sarebbe stato impiegato per misurare i tifoni tropicali (TRMM). Ancora oggi nelle facoltà i suoi studi sui tifoni sono una piattaforma scientifica largamente adoperata.
Kathy Sullivan: dallo spazio alle profondità degli oceani
Laureata all’Università della California, Santa Cruz e alla Dalhousie University in Nuova Scozia, Canada, dove ha conseguito un dottorato in geologia nel 1978, Kathryn Sullivan fu selezionata come una delle sei donne tra i 35 candidati astronauti del NASA Astronaut Group 8, il primo gruppo a includere le donne.
Divenne la prima donna a ricevere la certificazione per indossare una tuta pressurizzata dell’aeronautica degli Stati Uniti e il 1 luglio del 1979 stabilì il record femminile di altitudine dell’aviazione americana.
Fu la prima astronauta americana a mettere piede nello spazio e membro dell’equipaggio in tre missioni dello Space Shuttle; eseguì la prima attività extraveicolare da parte di una donna americana e aiutò a dispiegare il telescopio spaziale Hubble. Nella sua terza missione servì come Payload Commander nella prima missione Spacelab dedicata alla missione Nasa sul Pianeta Terra.
Nell’ottobre del 1990 assunse il comando di una piccola unità specializzata di oceanografi e meteorologi che forniva supporto al centro di comando di meteorologia e oceanografia navale di Guam.
Più tardi divenne sottosegretaria al Commercio per gli Oceani e l’Atmosfera e amministratrice della National Oceanic ad Atmospheric Administration. Dopo il completamento del suo servizio presso il NOAA ha rivestito altri ruoli significativi presso lo Smithsonian Institute e il Potomac Institute.
Il 7 giugno del 2020 è diventata la prima donna a immergersi nella Fossa delle Marianne, la parte più profonda degli oceani della Terra e nel settembre 2021, il presidente Joe Biden l’ha nominata membro del President’s Council of Advisors on Science and Technology.
Ada Monzon: pioniera dell’interazione tra uragani e attività umana
Ada Monzon è stata la prima meteorologa donna a Puerto Rico, fondatrice e presidente del consiglio di amministrazione dell’EcoExploratorio: Museo de Ciencias e meteorologa di WAPA-TV.
Monzon è inoltre membro del Committee of Experts and Advisors on Climate Change in PR, dello STEM Advisory Group della National Science Foundation, del Board of Directors di CariCOOS, di un Fellow Committee dell’AMS, affiliato del NASA Space Grant Consortium, e membro di comitati scientifici internazionali come Forum Meteo et Climat e Climate Without Borders, entrambi approvati dall’Organizzazione meteorologica mondiale.
Ada Monzon ha iniziato la sua carriera con una laurea in Matematica e una specializzazione in Fisica presso l’Università di Porto Rico, ha poi conseguito un master in Meteorologia presso la Florida State University. La sua carriera professionale, invece, è iniziata come meteorologa di allerta e preparazione presso il Servizio Nazionale Meteorologico del Porto Rico. È stata docente universitaria, ha guidato progetti educativi e si è distinta come divulgatrice nei settori della scienza, dello spazio, dei rischi naturali e dei cambiamenti climatici.
Sebbene a lungo le sue teorie non siano state prese in considerazione, grazie ai suoi instancabili sforzi nell’informare ed educare sull’uragano Maria, la sequenza dei terremoti e il crollo dell’Osservatorio di Arecibo, oggi è considerata un’esperta di uragani e una delle pioniere in grado di correlare direttamente l’incidenza degli uragani e l’attività umana.
Chelle Gentemann: dai satelliti al clima
La dottoressa Chelle Gentemann è una ricercatrice del Farallon Institute, un’organizzazione scientifica no-profit, in particolare è un’esperta nell’analisi dei dati satellitari in grado di determinare l’impatto delle temperature oceaniche sugli eventi climatici in California.
In qualità di oceanografa fisica focalizzata sul telerilevamento, ha lavorato per oltre 25 anni sul recupero della temperatura dell’oceano dallo spazio e utilizzato quei dati per comprendere come l’oceano influisca sulle nostre vite. La sua ricerca più recente si concentra sulla scienza interdisciplinare che utilizza il cloud computing, lo sviluppo di algoritmi software open source, i flussi aria-mare, le interazioni biofisiche e i processi fisici degli oceani.
Sostiene da sempre la libera consultazione dei dati perché come ha spiegato recentemente “Per qualunque raccolta di dati che volessi consultare dovevo scrivere migliaia di righe di codice; non è una competenza alla portata di chiunque. Queste barriere all’ingresso perpetuano un ciclo di esclusione a cui assistiamo spesso in ambito scientifico, dovuto alla disuguaglianza nell’accesso alle risorse”.
Proprio in questa direzione è nata l’iniziativa congiunta con la Nasa, Transform to Open Science, un programma pilota progettato per aiutare gli esperti di comunità storicamente escluse dall’ambito scientifico ad ottenere dati gratuiti attraverso l’Amazon Sustainability Data Initiative (ASDI), un progetto finalizzato a risolvere il problema dei dati sulla sostenibilità, e formare fino a 20.000 scienziati sulla base dei principi dell’open science.
Friederike Otto: tra i 10 scienziati che fanno progredire il pianeta
Nata a Kiel in Germania nel 1982, Friederike Otto si è laureata all’Università di Postdam in Fisica e ha ottenuto un dottorato in Filosofia della scienza presso la Free University di Berlino. È stata direttrice dell’Environmental Change Institute di Londra prima di divenire docente in Scienze del clima presso il Grantham Institute for Climate Change and the Environment dell’Imperial College di Londra, uno dei sei centri più importanti per la ricerca, l’innovazione e l’influenza sulle sfide globali.
I suoi interessi principali concernono gli studi degli eventi meteorologici estremi come la siccità, le ondate di calore, le tempeste e le alluvioni in connessione al cambiamento climatico. Dal 2018 fa parte del gruppo di scienziati che hanno redatto l’Intergovernmental Panel on Climate Change che pubblicherà il suo prossimo report nel settembre del 2022. Ma sul piano internazionale è anche co-responsabile del World Weather Attribution che costituisce uno sforzo internazionale per analizzare e comunicare le possibili influenze dei cambiamenti climatici su eventi meteorologici estremi e contribuisce alla discussione globale per generare strategie di adattamento e aprire nuovi piani sulla sostenibilità.
Proprio per la sua intesa attività la rivista Nature l’ha inserita nella lista dei 10 scienziati che fanno progredire il pianeta definendola “investigatrice del tempo”; ad esempio proprio i suoi studi hanno stimato la probabilità di un ondata di calore come quella che ha colpito il Canada e la costa nordoccidentale degli Stati Uniti nello scorso luglio e sulla quale ha spiegato:” Senza il cambiamento climatico indotto dagli esseri umani sarebbe stato impossibile il verificarsi di un’ondata di calore di questa portata”.