Tra le vittime della guerra in Ucraina rischia di entrare nel bilancio anche il patrimonio Unesco del Paese, perché sono numerosi i monumenti che rischiamo di perdere nella seconda nazione più grande d’Europa. I direttori dei musei ucraini stanno lottando contro il tempo e la contingenza delle circostanze per proteggere i tesori dai bombardamenti e i curatori chiedono di tenere alta l’attenzione sul patrimonio culturale che non può essere protetto o spostato.
A rischio vi sono i monumenti del centro storico di Leopoli; le celebri Tserkvas, le chiese in legno dell’Ucraina; la residenza dei metropoliti bucovini e dalmati della città di Černivci; ma anche lo straordinario centro storico di Odessa, “la perla del Mar Nero” e persino il simbolo culturale dell’intero Paese, la cattedrale di Santa Sofia di Kiev.
Complesso del centro storico di Leopoli
Fu fondata nel 1256 dal principe Daniele di Galizia che le diede il nome di suo figlio Lev e fu costruita su 7 colli proprio come la nostra Roma, sul più alto dei quali torreggia l’Alto Castello che si trova a più di 400 metri sul livello del mare; mentre il cuore di Leopoli è Piazza Rynox, quella che un tempo era l’antica Piazza del mercato e centro della vita culturale, commerciale, politica e pubblica della città.
La città si pone come un mix di tradizioni artistiche e architettoniche diverse tra loro con influenze derivate dall’Europa Orientale ma anche dalla nostra Italia, dato che molti architetti italiani contribuirono al suo sviluppo soprattutto in epoca rinascimentale.
Tra gli edifici più caratteristici vi sono quelli che dominano il centro storico di Leopoli in stile Belle Époque da cui emerge sicuramente il Teatro dell’Opera, uno dei più bei teatri d’Europa in stile neo-rinascimentale e dove ogni anno si svolge un ricco cartellone di opere e balletti.
Leopoli, oltre ad essere essa stessa un museo a cielo aperto, è poi conosciuta per essere la città dei musei, infatti, ve ne sono più di 60, tra cui figurano il Museo Nazionale “Andriy Sheptytskyi”, che conserva una collezione straordinaria di icone monumentali e iconostasi; ma anche il museo etnografico che tutela una delle collezioni più antiche d’Europa.
La Cattedrale di Santa Sofia
La sua costruzione risale all’XI secolo e fu commissionata da Yaroslav il Saggio, a quel tempo governatore del Principato di Kiev, l’edificio della cattedrale appartiene all’insieme del santuario nazionale di Sofia di cui ne rappresenta la principale costruzione. La chiesa trae l’origine del suo nome dalla più celebre Basilica di Santa Sofia di Istanbul, ma secondo quanto narra la leggenda, la cattedrale venne edificata tenendo come punto di riferimento l’immensa e scenografica Cattedrale di Santa Sofia di Novograd.
Le 13 cupole di un verde inteso sovrastano una pianta a 5 navate e 3 absidi, mentre l’interno è impreziosito da affreschi e mosaici di straordinaria fattura, come quello imponente della Vergine orante, tutti databili all’XI secolo. Non tutte le opere al suo interno ottemperano alla natura religiosa dell’edificio, infatti, si trovano anche ritratti di principi e famiglie reali nonché diversi affreschi che raffigurano le feste nell’antica Costantinopoli.
Nel corso dei secoli la costruzione originaria ha subito molti cambiamenti e ha resistito a numerosi danneggiamenti, soprattutto a seguito della conquista dei Tartari della città nel XIII secolo. Durante il periodo di oscurantismo religioso dell’Unione Sovietica, negli anni ’30 fu persino elaborato un piano di demolizione della cattedrale ma grazie alla strenua opera di difesa del patrimonio culturale portata avanti da storici e intellettuali, i russi abbandonarono il progetto.
Ancora oggi gli abitanti di Kiev ritengono che la città continuerà a esistere sino a che la sua cattedrale sarà in piedi.
Tserkvas: le chiese in legno dell’Ucraina
Si presentano come santuari costruiti dai cristiani ortodossi e dalle Chiese Cattoliche di rito orientale (che riconoscono il Papa come capo della chiesa ma seguono una liturgia più vicina a quella ortodossa) e furono realizzati tra il XIV e il XVIII secolo, rimanendo da allora i luoghi di culto degli abitanti dei luoghi che le ospitano.
Anche dal punto di vista costruttivo le tserkvas rappresentano una sintesi della tradizione costruttiva ucraina in cui si mescolano elementi della tradizione ecclesiastica ortodossa con quelli della tradizione locale, commistione che è possibile osservare anche nei numerosi riferimenti simbolici alle credenze sulla creazione dell’universo che è peculiare di questa parte d’Europa.
Le chiese sono costruite su un piano tripartito e sormontate da cupole quadrate o ottagonali su cui si collocano anche i campanili; all’interno dominano i tappeti colorati e le elaborate decorazioni che illustrano i riferimenti simbolici e sacri.
Residenza dei metropoliti bucovini e dalmati a Černivci
Questa rappresenta il simbolo architettonico della città ed è costituita da un imponente e articolato complesso di costruzioni che mescolano elegantemente motivi che provengono dal mondo bizantino, dall’arte giudaica, dal neogotico e persino dall’arte romana.
Oggi la residenza è sede universitaria e al suo interno è possibile ammirare il vestibolo e la Sala di Marmo, che consta di pareti finemente decorate in marmo e rivestite da pitture e legni intagliati. Tra le sale più suggestive vi sono la Sala Azzurra e la Sala Rossa, ma del complesso fanno parte anche la Chiesa dei Tre Santi che al suo interno ospita una maestosa iconostasi e il parco che si estende scenograficamente intorno alla Casa del Metropolita.
Centro storico della città portuale di Odessa
Pare che si tratti del centro storico con i palazzi più belli dell’Ucraina, i suoi edifici risalgono al Settecento e all’Ottocento, sono caratterizzati dai colori pastello e impreziositi da stucchi elaborati, statue, timpani classicheggianti, lesene e tralci di vite o semplici conchiglie. La più importante via del centro cittadino è la Derybasvka, ma il simbolo maggiormente noto della città è la scalinata, una delle location più iconiche del film “La corazzata Potëmkin”, costituita da 192 scalini che rappresentano la porta d’ingresso di Odessa per chi arriva dal mare e porta il tocco del suo architetto, l’italiano Francesco Boffo.
E ancora a dipingere di suggestione la città vi è il lungo viale alberato che si affaccia sul mare, e il Palazzo Voronstov, il Giardino Cittadino che è un’ampia piazza alberata con caratteristici bar, caffè, piccoli negozi, sculture, bancarelle e artisti di strada che la popolano; infine, Odessa consta del più grande sistema di catacombe del mondo costituito da ben 2.500 chilometri di cunicoli che creano labirintici percorsi non ancora mappati.