Sappiamo bene che il Covid-19 non rappresenta un problema per i più giovani: anche in caso di contagio, bambini e ragazzi raramente sviluppano sintomi e quando succede si tratta di pochi decimi di febbre, un po’ di tosse e comuni effetti influenzali che si risolvono in poche ore. In più occasioni nei mesi scorsi è stato paragonato il rischio di morire di Covid-19, per i più giovani, al rischio di essere colpiti da un fulmine: un paragone che ha suscitato anche polemiche soprattutto nel momento in cui, ad inizio 2022, s’è scatenata la propaganda catastrofista che ha voluto raccontare un fantomatico “boom di bambini ricoverati” che in realtà non c’è mai stato.
Oggi, infatti, l’Istituto Superiore di Sanità, nel bollettino della sorveglianza epidemiologica settimanale, ha pubblicato i dati ufficiali sui più giovani. “Dall’inizio dell’epidemia alle ore 12 del 9 marzo 2022 sono stati diagnosticati e riportati al sistema di sorveglianza integrata Covid-19 2.966.901 casi nella popolazione 0-19 anni“, che in Italia è composta da 10.745.563 bambini e ragazzi. Questo dato, quindi, dimostra innanzitutto che dopo due anni di pandemia, tra i più piccoli si è contagiato il 27% dell’intera popolazione giovanile nazionale (quindi meno di 3 ragazzi su 10), un dato assolutamente in linea con i contagi delle altre fasce di età. Non è vero, quindi, che i giovani e i bambini si contagiano di più degli adulti e degli anziani.
Ma soprattutto, su questi 3 milioni di bambini e ragazzi positivi, pochissimi hanno avuto complicazioni: appena 15.200 sono stati ricoverati nei reparti ordinari degli ospedali, pari allo 0,51% di tutti i positivi della stessa fascia di età e precisamente uno ogni 195. In gran parte, però, si trattava di bambini e giovani che venivano ricoverati per altre cause (una qualsiasi patologia neonatale, un braccio o una gamba rotta, un intervento di appendicite o qualsiasi altra necessità, con il risultato positivo di un tampone ma completamente asintomatici al Covid).
A finire nei reparti di terapia intensiva, in due anni, gli Under 19 positivi al Covid-19 sono stati soltanto 350 in tutt’Italia: certamente meno dei titoli di giornale che enfatizzavano il “dramma dei bambini intubati” in modo assolutamente falso. Nello specifico, 350 ricoverati in terapia intensiva su poco meno di 3 milioni di contagiati in quella fascia di età significa che tra tutti i contagiati con meno di 19 anni è finito in rianimazione (che non significa “intubato“, solo una parte dei ricoverati in rianimazione viene intubata) lo 0,011%, un dato assolutamente analogo a quello della comune influenza. In terapia intensiva è finito infatti un under-19 ogni 8.477 contagiati: un dato eccezionalmente basso. Si è inoltre trattato nella quasi totalità dei casi di giovani e bambini già affetti da gravi patologie pregresse.
Infine, il dato più importante riguarda il tasso di letalità: in Italia dall’inizio della pandemia sono morti soltanto 50 ragazzi e bambini positivi al Covid-19 con meno di 19 anni. Si tratta dello 0,001% di tutti i positivi della stessa fascia di età, uno ogni 59.338. In questo caso, si è trattato esclusivamente di bambini e giovani affetti da gravissime patologie pregresse al contagio: tra i morti non c’è stato neanche un Under-19 sano.
Secondo le stime disponibili, in Italia ogni anno vengono colpite da un fulmine circa 60 persone (di cui muore circa il 30%). Non è quindi un’eresia dire che per i giovani e i bambini è più probabile essere colpiti da un fulmine che morire di Covid-19.
Di seguito la tabella fornita dall’Istituto Superiore di Sanità con il numero di casi, ricoveri e decessi degli Under 19 in Italia dall’inizio della pandemia suddivisi per fascia d’età: