Solar Orbiter supera l’orbita di Mercurio e punta al Sole: passaggio ravvicinato il 26 marzo

Il passaggio al perielio del 26 marzo è uno dei maggiori eventi della missione di Solar Orbiter: tutti e dieci gli strumenti funzioneranno simultaneamente per raccogliere quanti più dati possibile
MeteoWeb

La sonda europea Solar Orbiter ha superato l’orbita di Mercurio e continua la sua corsa verso il Sole: lo raggiungerà il prossimo 26 marzo, con un passaggio ravvicinato che la porterà a circa 50 milioni di chilometri di distanza dalla nostra stella. Lo rende noto l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), che conduce la missione in collaborazione con la NASA.

Il 26 marzo, Solar Orbiter sarà a meno di un terzo della distanza dal Sole alla Terra ed è progettata per sopravvivere così vicino per periodi di tempo relativamente estesi. Trascorrerà dal 14 marzo al 6 aprile all’interno dell’orbita di Mercurio. Intorno al perielio, ossia il punto più vicino al Sole, Solar Orbiter porterà i telescopi ad alta risoluzione più vicini che mai al Sole. Altri veicoli spaziali sono riusciti ad arrivare ancora più vicini al Sole, ma Solar Orbiter sarà la prima sonda a fare osservazioni e prendere misure, protetta da uno scudo in grado di resistere a temperature fino a 500°C.

Lanciata da Cape Canaveral nel febbraio 2020, Solar Orbiter intende studiare da vicino il Sole per scoprire i meccanismi responsabili delle tempeste che lo sconvolgono e che, sulla Terra, possono creare problemi a satelliti, GPS, telecomunicazioni e reti elettriche. Per catturare immagini mai viste e raccogliere dati sullo sciame di particelle che costituisce il vento solare, sulle eruzioni e sul campo magnetico solare, Solar Orbiter userà dieci strumenti scientifici. Il passaggio al perielio del 26 marzo è uno dei maggiori eventi della missione: tutti e dieci gli strumenti funzioneranno simultaneamente per raccogliere quanti più dati possibile.

Tra questi strumenti, c’è anche l’occhio italiano Metis, il coronografo finanziato e gestito dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), ideato e realizzato da Istituto nazionale di astrofisica (INAF), Università di Firenze e Padova e dal Cnr-IFN, in collaborazione con un consorzio industriale italiano con OHB Italia e Thales Alenia Space.

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