Abbassamento del livello del lago di Castel Gandolfo: “serve un nuovo modello di sviluppo”

Le acque del lago di Castel Gandolfo rimpinguano la sottostante falda "fiaccata dai cambiamenti climatici e dagli eccessivi prelievi"
MeteoWeb

Il progressivo abbassamento del lago di Castel Gandolfo, le cui acque rimpinguano la sottostante falda fiaccata dai cambiamenti climatici e dagli eccessivi prelievi, è la dimostrazione della necessità di un nuovo modello di sviluppo, che valorizzi acque e territorio, bloccando l’eccessivo ed ingiustificato consumo di suolo, nonché la presenza di milioni di pozzi, spesso abusivi, figli di una cultura ormai insostenibile”: a ricordare il caso, non unico in Italia, è Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI, intervenuto ad un convegno promosso dalla Fondazione Univerde.
Le drammatiche contingenze pandemica e bellica, nonché gli obbiettivi della transizione ecologica, dimostrano che è tempo di una grande coalizione sociale per scelte di futuro, che abbiano al centro la disponibilità delle risorse idriche, indispensabili anche per l’autosufficienza alimentare ed energetica. Il cosiddetto Piano Laghetti ANBI-Coldiretti, cioè 10.000 invasi medio-piccoli entro il 2030, va in questa direzione, rendendo disponibili maggiori risorse idriche per usi potabili ed agricoli, nonché per la produzione di energia rinnovabile – aggiunge Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI – I Consorzi di bonifica sono centrali in questa sfida per ottimizzare l’utilizzo delle risorse idriche ed aumentare la produzione agricola. Attraverso l’innovazione ed il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ci vogliamo assumere nuove responsabilità verso le giovani generazioni”.
Stiamo vivendo una fase di cambiamento epocale e c’è bisogno di un grande piano infrastrutturale per governarlo: grazie ad 1 miliardo e 480 milioni del P.N.R.R, il nostro impegno è realizzare 129 progetti entro il 2026” conclude il DG di ANBI.

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