Gli effetti del vaccino Pfizer/BioNTech sul cervello: lo studio

Un recente studio ha decodificato l'immunometabolismo del vaccino mRNA COVID-19 nel sistema nervoso centrale, analizzando cellule gliali e glioma normali del cervello umano
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Qual è l’effetto del vaccino COVID-19 mRNA (Pfizer/BioNT) sulle cellule gliali in vitro del cervello? E’ quanto si è chiesto un’equipe di ricercatori guidati da H. Abramczyk, che ha pubblicato un articolo con i risultati dell’indagine. Gli effetti in questione sono stati studiati mediante spettroscopia Raman e imaging. I risultati ottenuti per cellule gliali normali e tumorali del cervello umano di astrociti, astrocitoma, il glioblastoma incubato con il vaccino mRNA Covid-19 Pfizer/BioNT mostra alterazioni nelle vie di riduzione-ossidazione associate al citocromo c.

Abbiamo scoperto che il vaccino Pfizer/BioNT regola la concentrazione di citocromo c nei mitocondri dopo l’incubazione con cellule gliali normali e tumorali – spiegano i ricercatori -. È stato dimostrato che la concentrazione della forma ossidata del citocromo c nelle cellule cerebrali diminuisce dopo l’incubazione del vaccino mRNA. Una minore concentrazione di citocromo c ossidato si traduce in una minore efficacia della fosforilazione ossidativa (respirazione), ridotta apoptosi e ridotta produzione di ATP. Alterazione della concentrazione di ammide I, che può riflettere la diminuzione del traslocatore del nucleotide dell’adenina dell’mRNA. Inoltre, il vaccino mRNA porta ad alterazioni nella composizione biochimica dei lipidi che suggeriscono il ruolo crescente della segnalazione. Il vaccino mRNA produce cambiamenti statisticamente significativi nel nucleo cellulare a causa delle alterazioni degli istoni. I risultati ottenuti per mitocondri, goccioline lipidiche, il citoplasma può suggerire che il vaccino COVID-19 mRNA (Pfizer/BioNT) riprogramma le risposte immunitarie. Le alterazioni osservate nei profili biochimici durante l’incubazione con l’mRNA di COVID-19 negli organelli specifici delle cellule gliali sono simili a quelle che osserviamo per il cancro al cervello rispetto al grado di aggressività”, concludono gli esperti.

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