Istat: +4% di produzione industriale, difficile stimare l’impatto della guerra sulle economie europee

La guerra in Ucraina sta influendo sull'economia europea? Nel Regno Unito sale l'inflazione. In Germania si prevede una recessione nel 2023 in caso di stop al gas russo
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In Italia la produzione industriale è tornata a crescere, mentre il Regno Unito ha registrato l’aumento dell’inflazione più alto degli ultimi 30 anni. In Germania c’è il rischio di “un’acuta recessione” nel 2023 in caso di uno stop al gas russo e si rivedono le stime della crescita per il 2022. Secondo l’Istat “l’impatto della guerra sull’economia italiana rimane di difficile misurazione” e si innesta in una fase del ciclo caratterizzata dalla crescita di alcuni settori economici, degli investimenti e del mercato del lavoro.

ITALIA – A febbraio la produzione industriale è tornata a crescere, recuperando buona parte del calo registrato nei due mesi precedenti: per l’indice destagionalizzato l’Istat stima un rialzo del 4% su gennaio.

L’indice destagionalizzato mensile mostra aumenti congiunturali in tutti i raggruppamenti principali di industrie: variazioni positive caratterizzano, infatti, i beni di consumo (+5,2%), i beni intermedi (+3,5%), i beni strumentali (+2,7%) e, in misura inferiore, l’energia (+0,9%).

Corretto per gli effetti di calendario, a febbraio 2022 l’indice complessivo è aumentato poi in termini tendenziali del 3,3% ed è positivo anche il confronto con il valore di febbraio 2020, mese antecedente l’inizio dell’emergenza sanitaria: il livello destagionalizzato dell’indice di febbraio 2022 è maggiore del 2,5%. Nella media degli ultimi tre mesi invece la dinamica congiunturale è rimasta negativa (-0,9%).

I settori di attività economica che registrano gli incrementi tendenziali maggiori sono la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+16,8%), le industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+11,7%) e la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+8,3%). Flessioni tendenziali si registrano nelle attività estrattive (-15,0%), nella produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-3,8%) e nella fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (-2,9%).

Nonostante l’accelerazione dell’inflazione, l’attuale tasso di investimento, tornato ai livelli del 2008, e l’ancora elevata propensione al risparmio potrebbero rappresentare punti di forza per lo sviluppo dell’economia nei prossimi mesi“. L’Istat precisa inoltre che il forte rialzo del carovita “costituisce ancora il principale rischio al ribasso”.

GRAN BRETAGNA – Il dato di sintesi sull’inflazione nel Regno Unito indica invece un rialzo del 7% nel mese di marzo: è il più elevato degli ultimi 30 anni. Sono state superate le stime del 6,7% e il balzo del 6,2% registrato nel mese precedente. Superate le stime anche su base mensile, con un rialzo dell’1,1% a fronte del +0,7% previsto e del progresso precedente dello 0,8%. L’indice dei prezzi al consumo ha segnato un progresso del 5,7%, a fronte di un +5,4% atteso e di un precedente rialzo del 5,2%. Su base annua il dato segna un incremento del 9,1% contro il rialzo dell’8,3% registrato nel mese di febbraio. L’indice mensile dei prezzi al dettaglio è salito invece dell’1% a fronte del precedente 0,8%, mentre i prezzi alla produzione sono cresciuti del 12% su base annua, contro il rialzo del 9,9% segnato in febbraio, e del 2% su base mensile, contro il +0,7% segnato in febbraio.

GERMANIA – Nelle loro stime di primavera gli istituti economici tedeschi hanno comunicato che la Germania scivolerà in una “acuta recessione” nel 2023, nel caso di un’interruzione delle consegne di gas russo. I principali istituti tedeschi hanno rivisto le stime di crescita per la Germania: nel 2022 sarà del 2,7%. In autunno le attese erano del 4,8%. Nel caso di uno stop del gas russo, il Pil potrebbe crescere ancora solo dell’1,9%. Per il 2023 la stima è del 3,1%, ma con il rischio recessione se si arrivasse alla fine delle consegne del gas dalla Russia.

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