Disordini in Libia, fermate le attività in diversi pozzi petroliferi

Le attività in diversi pozzi petroliferi della Libia sono state fermate e i porti bloccati: disordini nel paese
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Secondo le stime in Libia mancherebbero già non meno di 500.000 barili al giorno di produzione di petrolio. Le attività di molti pozzi petroliferi sono state fermate e i porti chiusi. Le pressioni tribali sul governo libico di un’unità nazionale hanno costretto alla chiusura il porto di Brega, il terzo ad essere fermato da sabato, e all’interruzione della produzione di altri pozzi, dopo lo stop di ieri di Al Sharara, il più grande del paese. “Il greggio libico sta subendo un’ondata di arresti illegali, che si tradurrà in gravi danni ai pozzi, alle riserve e alle attrezzature per il settore petrolifero, così come nella perdita di opportunità per le finanze statali a prezzi che potrebbero non ripetersi per decenni a venire“, ha riferito la National Oil Company.

Le fazioni tribali hanno chiesto che Abdelhamid Dbeibah, capo del Gun (Governo libico di unità nazionale), ceda il potere a Fathi Bashaga, nominato primo ministro in parallelo dal parlamento di Tobruk (est); hanno quindi bloccato l’accesso ai lavoratori in vari terminali, costringendo la produzione e le esportazioni a fermarsi. La Noc ha annunciato la sospensione dei porti di Mellita a ovest del paese, Zueitina e Brega a est, e della produzione nei campi di El Feel, Sharara, Abuatufol, Al Intisar, Anakhla e Nafura, tra gli altri.

Secondo un funzionario del settore citato da Bloomberg, la produzione petrolifera libica è scesa da circa 1,3 milioni di barili al giorno di venerdì scorso a circa 800.000, il dato più basso da mesi. “In un momento in cui i prezzi del petrolio stanno recuperando in modo significativo a causa dell’aumento della domanda globale, i produttori vengono sfruttati da tutti i paesi per aumentare i loro ricavi petroliferi , il greggio libico è vittima di un’ondata di chiusure illegali, che causeranno gravi danni a pozzi, giacimenti e attrezzature di superficie per il settore petrolifero, nonché la perdita di opportunità per le dello Stato a prezzi che potrebbero non casse ripetere nei decenni a venire“, si rimarca nella nota diffusa dalla Noc.

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